Ci risiamo: l’Unione Europea – secondo diversi post che stanno circolando su X – avrebbe imposto la raccolta dei documenti per ogni parte coinvolta in una transazione Bitcoin! Scandalo, ultimo chiodo sulla libertà dei cittadini europei e dei residenti, ultimo attacco delle autorità alla libertà di Bitcoin.
Peccato però che le cose non stiano esattamente così e che in realtà la notizia sia vecchiotta. È almeno dal 2024 infatti che l’Europa ha imposto sì una maggiore attenzione all’identificazione delle parti, ma soltanto quando si interagisce con un CASP – quello che tecnicamente è un crypto asset service provider. Perché allora tanta attenzione nelle ultime ore a questo argomento?
Iniziare a difendersi nell’era dei repost + AI
Probabilmente l’apertura di X alla retribuzione diretta di chi supera una certa soglia di visualizzazioni è stata la singola azione più dannosa per l’affidabilità delle crypto notizie. Questo perché gli incentivi ora sono ancora più distorti di quanto lo fossero prima: più View, più soldi incassati, più incentivi a fare post terribili come quello che sta circolando da qualche ora su X, che hanno visualizzato già in 600.000 persone e che è stato rilanciato anche da importanti personalità del mondo crypto.
No, non lo riproporremo qui per evitare di alimentare un meccanismo già sufficientemente perverso di suo.
Potremo però riassumervene il contenuto:
DAVVERO PREOCCUPANTE: L’UE ha appena proibito i pagamenti in cash sopra i 10.000€ e richiederà un documento per ogni transazione Bitcoin a partire dal 2027.
La tecnica è in verità sopraffina: una vecchia notizia parzialmente vera viene limata aggiungendo imminenza – APPENA – e soprattutto dimenticando qualche dettaglio che rende una vecchia decisione in seno all’UE potenzialmente molto più distruttiva.
Cos’è successo davvero?
In realtà l’UE è intervenuta sui massimi dei pagamenti in cash già il 24 aprile 2024. Quindi il tweet che sta facendo il giro del mondo – e che viene ciclicamente spinto dagli stessi soggetti – non riguarda alcuna nuova notizia.
In aggiunta, non vi è alcun tipo di richiesta di documenti per le transazioni P2P in Bitcoin o in altra criptovaluta. Si tratta di una norma che riguarda i CASP/exchange e che appunto conoscevamo già da tempo.
L’unica regola: prendere per falso tutto quello che si legge
Dato che certe fake a orologeria possono avere un impatto sulle tue decisioni di investimento, il consiglio che possiamo darvi è quello di partire da un assunto semplice: tutto quello che leggi è falso e deve essere dimostrato come vero – e non il contrario.
Purtroppo gli incentivi a diffondere le fake news sono tanti, così come sono tanti i maestri delle mezze verità che capitalizzano sulla nostra pigrizia e sulle nostre reazioni pavloviane.
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