Le due principali emittenti di stablecoin sono giganti con riserve e ricavi da far spavento anche a banche di discrete dimensioni. Trattandosi di attività economiche in piena regola – e che dunque devono inseguire profitti anche futuri – è corretto che inizino a riposizionarsi per un mercato che in futuro non sarà lo stesso.
In breve: non si può rimanere fermi. Ci sono almeno due minacce al modello di business attuale delle stablecoin principali. Meno in breve: entrambe le emittenti lo sanno e si stanno muovendo verso altri settori. Alcuni contigui al mondo delle criptovalute, altri invece meno.
ZIRP e banche: i due pensieri che tolgono il sonno alle stablecoin
Il modello di business delle principali emittenti di stablecoin è molto semplice, al contrario di come li dipinge la stampa italiana. Dubbi, sospetti, dicerie, il venticello della calunnia è qualcosa che possiamo sicuramente aspettarci quando si entra in modo ostile in un certo club sportivo. Qui però siamo su Criptovaluta.it® e oltre a interessarci di calcio solo nel privato, abbiamo il dovere verso i nostri lettori di raccontare la verità alla quale siamo capaci di arrivare.
- ZIRP: zero interest rate policy
Ora è vero che Fed tentenna su ulteriori tagli ai tassi, ma è altrettanto vero che i rendimenti reali del debito USA a breve scadenza (ciò che compone in larghissima parte le riserve delle stablecoin e che è dunque la loro fonte di ricavi principale) non sono granché alti. E anche i termini nominali, è giusto aspettarsi che si abbassino.
Tornando al semplice modello di business delle emittenti di stablecoin: queste ricevono depositi, emettono token che valgono 1$ e per garantire quell’ancoraggio mettono i depositi a riserva.
Dato che tali riserve potrebbero fruttare qualcosa, li investono (in larga parte), in asset a breve scadenza e sicuri, come il debito pubblico americano a 1-3 mesi.
Più in breve: i ricavi delle emittenti di stablecoin sono una funzione del rendimento del debito USA. Potrà rimanere così in eterno? Può essere. Ma bisogna prepararsi anche al possibile calo di tali rendimenti.
- Arrivano le banche
Ok, le banche non sono esattamente in vantaggio in questo settore, ma stanno arrivando e cercheranno di occupare eventuali spazi di crescita per le emittenti di stablecoin crypto-native.
Nessuno sa come finirà la partita, ovvero se le banche tradizionali riusciranno a conquistare una fetta di mercato o no. È corretto però preoccuparsene.
No, le emittenti di stablecoin non stanno a guardare
Le emittenti di stablecoin, anche se in proporzioni diverse, hanno accumulato discrete fortune. Tether continua inoltre ad annunciare profitti record anno per anno – e rispetto al concorrente diretto ha una liquidità che permette di fare ragionamenti molto articolati:
- Investimenti in oro e energia
Tether ha scelto, se vogliamo, i due settori più contigui al mondo di Bitcoin. Da un lato l’energia, in alcuni casi impiegata direttamente nel mining. Dall’altra parte l’oro, con investimenti in società che hanno royalty sull’estrazione. L’impegno – secondo le nostre previsioni – continuerà ad aumentare, anche in via indiretta.
Northern Data è finita infatti da Rumble, società che si occupa ora anche di AI e dunque finisce per interessarsi anche di energia. Entrambe le società avevano (e la seconda ha) importanti partecipazioni da Tether.
Non sappiamo se chiamarlo piano B, ma è evidente che ci siano interessi anche altrove, a nostro avviso corretti.
- Blockchain
La fretta con la quale Circle ha lanciato la sua blockchain e trovato accordi con più di 100 partner istituzionali la dice lunga sulla necessità avvertita anche da questo gruppo di trovare rami di attività alternativi.
Il fatto che – come annunciato nelle ultime trimestrali – voglia guardare anche all’emissione di un token per suddetta chain, conferma la nostra… teoria.
Vedremo questi due emittenti probabilmente – e secondo le disponibilità di ciascuno – investire sempre di più in altri settori. Contigui e forse anche meno contigui (vedi impegno di Tether in sport e media).
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