Anche Klarna avrà la sua stablecoin. Si chiamerà KlarnaUSD e come è desumibile dal nome, sarà ancorata al dollaro USA. Altro fatto rilevante: sarà lanciata su Tempo, nuova blockchain creata da un altro gigante del settore dei pagamenti “digitali ma tradizionali”, ovvero Stripe. Una situazione che, al netto di quanto successo potrà avere il token di Klarna, ci ricorda che uno dei temi di questo ciclo è il tentativo da parte delle società già presenti nel mondo dei pagamenti digitali tentare la sortita in quello dei pagamenti su blockchain.
Sarà una guerra per conquistare sia gli importanti ritorni che le riserve garantiscono, sia però per il controllo di un mondo dei pagamenti che potrebbe organizzarsi anche al di fuori dei vecchi circuiti.
Anche Klarna con la sua stablecoin
Forse è uno dei nomi più interessanti e imprevisti: Klarna, che si occupa principalmente di pagamenti dilazionati – ha annunciato il lancio di una stablecoin legata al dollaro USA.
La questione è interessante anche per un altro aspetto: Klarna è tecnicamente dotata di licenza bancaria piena e dunque sarà tecnicamente un’altra banca privata europea che lancia una stablecoin.
Un settore in grande fermento che ha visto recentemente anche l’impegno di banche come ING, UniCredit, Santander, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Barclays, Bank of America e US Bancorp.
Altro aspetto interessante: invece di una delle blockchain pubbliche storiche, è stata scelta Tempo, di Stripe, chain annunciata da poco e che punta a diventare uno dei layer di riferimento per il mondo dei pagamenti.
Anche sul piano dell’emissione ci si appoggerà a Bridge, servizio sempre offerto da Stripe in joint venture con Paradigm.
Abbiamo bisogno di una nuova stablecoin?
Non è questo il punto. La presenza di regole ormai relativamente chiare negli USA e in Europa permette ai soggetti privati di fare il proprio ingresso in un mercato potenzialmente remunerativo.
Da un lato infatti le riserve producono interessi, dall’altro avendo in gestione diretta un’attività di questo tipo si finisce per consegnarlo nelle mani della concorrenza, lasciando loro tra le altre cose anche un business potenzialmente remunerativo.
Sarà ora il mercato, in assoluta libertà, a decidere quali saranno progetti e protocolli che finiranno per emergere e quali invece saranno meno utilizzati. I costi di gestione e di infrastruttura sono comunque minimi – e potrebbero sostenere una crescita “numerica” degli emittenti anche nel caso in cui dovessero avere in gestione… pochi milioni di dollari.
Curiosa la scelta di optare per il dollaro anche da parte di una società europea.
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