Non ricordiamo, a memoria di Criptovaluta.it®, un periodo di disallineamento di questa ampiezza tra il sentiment della finanza tradizionale (riguardo le crypto) e quello degli investitori crypto nativi. I primi stanno cercando di entrare nel settore in tutti i modi possibili. I secondi sono stanchi, lamentosi e con un impellente desiderio di liberarsi di tutti i pensieri. Le domande a questo punto sono due: la prima è perché. La seconda riguarda invece chi, alla fine di questa fiera, avrà ragione.
BlackRock è già entrata. Vanguard ha dovuto arrendersi, JPMorgan invece si sta lanciando nel settore ora. Non c’è un singolo grande nome del settore finanziario tradizionale che non stia cercando di fare il suo ingresso nel settore. Il riflesso sui prezzi è ancora scarso, ma al tempo stesso la distanza dal sentiment puramente crypto assolutamente incolmabile.
Paura, ma anche disinteresse: sono i vecchi ad aver mollato?
Siamo nel mercato dell’informazione da tempo sufficiente per raccontarvi come funziona. Ad ogni ciclo negativo, ad ogni contrazione prolungata – come quella che c’è sicuramente stata nel 2025 per le altcoin – c’è qualche vecchio amico che va via, e del quale non sentiamo più parlare.
Ogni tanto il pensiero torna lì, perché magari si trattava di un membro molto attivo del gruppo Telegram oppure comunque qualcuno che commentava i nostri articoli, che si faceva vedere e sentire.
I periodi prolungati di trend bearish, di ribassi, talvolta di violente correzioni come è avvenuto il 10 ottobre, per qualcuno vogliono dire fine dei soldi destinati agli investimenti e dunque necessità di allontanarsi.
Dopo essersi scottati in questo modo, è difficile che tornino a bazzicare dalle parti del mondo crypto e – almeno a vedere come stanno andando davvero le cose sui mercati, sembra ragionevole pensare che in tanti abbiano mollato – o che stiano pensando di farlo. D’altronde i retail, che sono storicamente i più esposti soprattutto verso la parte bassa della classifica della capitalizzazione di mercato – sono probabilmente quelli che hanno incassato le perdite più importanti nel corso di questa ultima parte di 2025. E ne hanno probabilmente ben donde di essere di atteggiamento diverso, anzi opposto rispetto ai cosiddetti istituzionali.
Gli istituzionali vanno all-in
Chi è con noi da tempo sufficiente, sa che una delle vecchie battute sulle tecnologie blockchain era quella che le definiva come soluzioni in cerca di un problema da risolvere. Il 2025 è stato senza dubbio alcuno l’anno in cui si sono individuati almeno due problemi che queste tecnologie… possono davvero risolvere.
- Trasferimento di denaro
Sì, le blockchain funzionano benissimo. Sono rapide, costano poco e sono sicure. La prova è la grande attenzione che ora anche il mondo bancario classico dedica alle stablecoin. Non siete d’accordo? E allora non possiamo che chiederti se vi sareste mai immaginati ING e UniCredit insieme per creare una loro stablecoin. Oppure JPM, o ancora Santander. Di più, anche Deutsche Bank. È evidente che il mercato tradizionale ha scoperto quanto di buono possono offrire le tecnologie blockchain e… ha deciso di sfruttarlo.
- Scambio di titoli
Un token crypto può rappresentare un’azione, un bond, un contratto future su qualunque tipo di sottostante. Oggi i mercati sono complicatissimi e almeno per quelli OTC sembrerebbe naturale spostarsi verso queste nuove tecnologie. Di più, si stanno muovendo anche Nasdaq, DTCC e altre per trasferire almeno una parte delle negoziazioni onchain. Altro problema risolto.
In un contesto del genere è ovvio che il sentiment, se così vogliamo chiamarlo, dei big della finanza e degli investitori classici, sia profondamente diverso da quello dei retail di cui sopra.

Paradigma cambiato
C’è un’idea che svilupperemo anche nei prossimi giorni, e che in realtà stiamo sviluppando da tempo.
Leggi qui: Perché il Mio Portafoglio Crypto è 84% BTC+ETH (e Solo 11 Altcoin) del nostro direttore Alessio Ippolito.
C’è stato uno spostamento verso la qualità anche nel mondo crypto. Difficile vedere le istituzioni bazzicare i bassifondi, difficile che il loro sostegno ai prezzi (l’unico che c’è stato nel corso del 2025) arrivi su token di belle speranze ma senza grande capitalizzazione.
Sarà questo uno dei grandi temi che ci accompagneranno anche per il 2026: quanto spazio c’è per migliaia di token che nessuno, figurarsi quelli che frequentano NYSE e Nasdaq, hanno mai sentito nominare? Forse poco, forse ci stiamo sbagliando e il ritorno dei retail (che avverrà, e su questo siamo pronti a scommettere) vorrà dire anche il ritorno di una grande attenzione verso i token crypto di seconda, terza, quarta e quinta lega.
Per ora però le carte le danno quelli di Wall Street, che liberamente scelgono di attribuire un valore a Bitcoin, uno inferiore a Ethereum, uno ancora inferiore alle altre top e di ignorare il resto del mercato.
Forse tutta la differenza di sentiment è da qui che nasce.
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