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Men walk past signs of Japan's financial service agency and Securities and Exchange Surveillance Commission (SESC) near their headquarters in Tokyo June 11, 2012. REUTERS/Kim Kyung-Hoon

Disaccordo sul post-incidente Coincheck

Le autorità giapponesi e gli esperti del settore si trovano parzialmente spiazzati, e sicuramente non in accordo su cosa fare dopo l’incidente di Coincheck.

Dalle autorità giapponesi traspare un leggero sentore di panico. Il governo si sta infatti dividendo sull’opportunità o meno di insistere e migliorare la regolamentazione del paese, relativamente alle criptovalute.

Fronti Opposti

L’ex ministro giapponese Mineyuki Fukuda sembra voler propendere ad un’autoregolamentazione dell’industria della digital economy.

Mineyuki Fukuda, ex vice-ministro per le tecnologie informatiche del Giappone, è fermamente convinto che sia necessario lasciare che l’industria delle nata attorno alle monete virtuali debba regolamentarsi da sola, nonostante l’incidente di Coincheck; Fukuda ha voluto sottolineare che:

“È eccessivo affermare che la Financial Services Agency o gli organi istituzionali si siano dimostrati inefficienti, a causa di un’intrusione “.

Allo stesso tempo, però, la stessa Financial Service Agency (FSA), sembra essere alla ricerca di consulenza tecnica da parte dell’ente denominato Japan Authority of Digital Assets (JADA).

Uno dei suoi membri fondatori, So Saito, ha inoltre dichiarato che JADA abbia già fornito alla FSA informazioni tecniche e allo stesso tempo proposte che possano portare a futuribili soluzioni che impediscano la riproposizione di incidenti come quello di Coincheck o di quello avvenuto con Mt. Gox.

La risposta iniziale all’incidente è stata la decisione delle autorità giapponesi di fare irruzione nelle sedi di Coincheck per indagare sui dettagli della violazione e comprendere il più in fretta possibile come impedire un altro attacco di tale portata.

La Financial Service  Agency, con sede a Tokyo, si ritrova a dovere convivere con un concorso di colpa per ciò che è accaduto durante l’hacking subito da Coincheck.

FSA ha subito il contraccolpo causato dall’hacking; l’agenzia è infatti stata sottoposta a vari esami a causa della mancanza di un’accurata supervisione riguardante la registrazione di Coincheck. Ai tempi l’agenzia optò per concedere all’exchange una licenza provvisoria, per permettere alla piattaforma di funzionare legalmente senza dover per forza ottenere una difficoltosa approvazione ai sensi delle normative giapponesi.

I rappresentanti della FSA hanno anche dichiarato che inizialmente la piena approvazione approvazione non fu concessa a causa delle debolezze strutturali riscontrate nel sistema di Coincheck. Questa scelta non ha fatto altro che portare la piattaforma a continuare a funzionare senza che venissero approntati i giusti miglioramenti strutturali.

L’hacking che ha obbligato gli utenti di Coincheck a confrontarsi con perdite collettive di oltre mezzo miliardo di dollari sembra quindi avere responsabilità condivise, e questo “passarsi la patata bollente” crea ulteriori dubbi all’interno dell’intera opinione pubblica giapponese; tanto che le iniziali affermazioni di Mineyuki Fukuda potrebbero tranquillamente passare in secondo piano, con una forte corsa ad una più stringente regolamentazione.

Questi dubbi partono dal comportamento che sarà necessario tenere relativamente a qualsiasi futura decisione sulle licenze concesse agli exchange; ora come ora infatti l’idea di offrire licenze provvisorie ad altre piattaforme verrà messa in forte discussione; è molto difficile che questa rimanga la prassi.

Non è neanche detto che Coincheck stessa la “passi liscia”, la concessione della sua licenza sembra molto fragile al momento, ed è difficile che in futuro non sia necessario discuterne nuovamente.

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