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FMI contro le crypto | Spinge per restrizioni in Argentina

Che tra il Fondo Monetario Internazionale e il mondo delle criptovalute non corresse buon sangue non dovrebbe essere mistero per i lettori di Criptovaluta.it. L’ente sovranazionale si era già speso contro El Salvador ed ora torna a farlo anche nei confronti dell’Argentina.

Una situazione paradossale, dato che all’interno dell’accordo per la ristrutturazione del debito di Buenos Aires sarebbe stata inclusa anche una clausola contro le criptovalute, ormai sempre più diffuse nel paese.

Argentina 45 miliardi contro le criptovalute
FMI approfitta del debito argentino per combattere le cripto

Segno che le criptovalute continuano a fare paura ai giganti della crony finance internazionale. Ottimo segno, per i motivi che andremo poi a spiegare nel corso di questo nostro approfondimento. Un ottimo segno sul quale potremo investire anche con Coinbasevai qui per aprire il conto gratis – intermediario che ci permette di investire su tutte le principali criptovalute, anche sul lunghissimo periodo.

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IMF contro cripto: capitolo due

IMF non è mai stato morbido nei confronti del mondo cripto. Già con El Salvador gridò alla catastrofe, con il paese centro americano che, come vedremo più avanti oggi, ha deciso di reagire emettendo appunto dei bond basati su Bitcoin anche con l’obiettivo di sganciarsi dal fondo.

Ora è il turno dell’Argentina, le cui casse pubbliche – ormai ciclicamente – sono al collasso e che dovrà affidarsi ancora una volta al FMI per ottenere un prestito ponte. Prestito di dimensioni importanti, perché parliamo comunque di 45 miliardi di dollari che rappresentano una fetta maggioritaria del debito che il paese ha verso l’estero.

Bene. All’interno del deal, ovvero dell’accordo tra Argentina e Fondo Monetario è stata introdotta una clausola che ha fatto, a nostro avviso correttamente, saltare sulla sedia tutti gli appassionati di criptovalute.

Il governo nazionale, al fine di favorire la stabilità finanziaria, scoraggerà l’utilizzo di criptovalute per tagliare riciclaggio di denaro e economia informale. Allo stesso modo la digitalizzazione dei pagamenti godrà di incentivi e sarà offerta ulteriore protezione al consumatore finanziario.

Un quadro che abbiamo già visto per El Salvador e che cavalca i temi più ovvi della centralizzazione finanziaria. Le cripto, a partire da Bitcoin sarebbero fonte di instabilità finanziaria, per motivi non dichiarati. Il problema è che tali sistemi di pagamento sono al di fuori del controllo tanto degli stati quanto invece del FMI e per questo motivo di terrore.

Cosa farà l’Argentina?

L’Argentina ha un triste record per quanto riguarda i fallimenti relativi al debito sovrano. E quando ci si trova in queste situazioni è difficile far valere la propria voce, in particolare nei confronti di chi sta offrendo un prestito ponte che eviterà l’ennesimo default.

Circostanze che abbiamo visto ripetersi anche altrove, in particolare verso i paesi che più dipendono dagli interventi del Fondo. Certo, si potrebbe pensare di seguire la via di El Salvador, anche se il prestito in ballo è di 45 volte superiore.

La situazione argentina non permette passi falsi e deve accogliere probabilmente ogni tipo di richiesta che arriva da chi è pronto a coprire i buchi. Questo però a scapito dei cittadini, che saranno oggetto di repressione finanziaria nel caso in cui dovessero decidere di operare con le cripto.

Vedremo se l’Argentina farà orecchie da mercante sull’implementazione della clausola oppure se, per dimostrare la propria volontà di seguire i diktat, ne farà un esempio. Sta di fatto che chi ha le chiavi del proprio wallet potrà continuare ad operare senza temere alcunché. Sì, Bitcoin sistema anche questo tipo di problematiche, per quanto le ripercussioni di una stretta potrebbero farsi comunque sentire.

Perché riteniamo che non sia una notizia bearish

Semplice, perché l’isterismo di FMI non fa altro che dimostrare che le criptovalute e ancora una volta in particolare Bitcoin sono forze concrete, con le quali deve cimentarsi anche una delle più potenti istituzioni sovranazionali.

Il club del dollaro ha ora dei concorrenti effettivi, cosa che non avremmo potuto neanche immaginare per Bitcoin soltanto qualche mese fa. Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci. Siamo alla terza fase – ed è per questo che continuiamo ad essere fondamentalmente bullish su tutto il comparto.

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