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FTX BANCA CENTRALE CRIPTO

FTX e Alameda banca centrale cripto | Quasi 1 miliardo già offerto alle “sofferenze”

Quanto vissuto dal mondo delle criptovalute nel corso degli ultimi giorni è stato paragonato da molti alla crisi del 2008 con il conseguente crollo di Lehman Brothers. Non è ancora chiaro se possiamo considerare l’effetto contagio alle spalle, ma quel che è chiaro è che stanno emergendo degli attori che ne stanno approfittando per comportarsi come banche centrali e, talvolta, come veri e propri governi.

Di chi parliamo? Del blocco Alameda Research e FTX, che già aveva fatto il bello e il cattivo tempo durante la bull run e che ora sta operando come prestatore di ultima istanza per tirare fuori dai guai gruppi che si erano esposti eccessivamente verso fondi ormai falliti o quasi.

Potrebbe trattarsi di una sorta di normalizzazione del settore, per molti un segnale bullish di lungo periodo sul quale possiamo investire con la piattaforma sicura Capital.comvai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con CAPITALE DI PROVA SENZA LIMITI – intermediario che ci permette di investire su 140+ cripto con i migliori strumenti per il trading online.

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Alameda e FTX la nuova banca centrale del mondo cripto?

La situazione pregressa dovrebbe essere ormai nota ai nostri lettori. Dal crack di Terra Luna si è passati alle difficoltà di Celsius e poi ai problemi apparentemente insormontabili di 3AC, uno dei fondi più importanti del mondo cripto e presso il quale molti progetti detenevano i loro fondi.

Alameda e FTX contro il contagio
Piaccia o meno, è quanto sta avvenendo

Con l’insolvenza di 3AC si è innescato un potenziale effetto contagio, di portata ancora difficile da valutare, che ha colpito anche Voyager oltre che diversi operatori di simile portata. Voyager sulla quale è appunto intervenuta come prestatrice di ultima istanza Alameda Research, poche ore dopo un altro importante intervento di FTX a tutela del mercato.

Un caso? No, un piano preciso, che è stato già enunciato pubblicamente da Sam Bankman-Fried – ovvero la possibilità per FTX e per gli altri satelliti del gruppo che hanno liquidità di intervenire per fermare il contagio e per evitare ulteriori problemi all’intero comparto, a partire da Bitcoin per finire poi su protocolli meno liquidi.

Una svolta epocale che a nostro avviso in pochi hanno compreso e che avrà delle conseguenze importanti sull’interno mercato. Perché forse tutto ci saremmo aspettati tranne che un gruppo di privati operare allo stesso modo in cui fecero nell’ordine Fed e poi il governo americano durante la crisi del 2008.

Prestare per ripartire e superare la crisi

Il meccanismo sarebbe questo: fornire liquidità a chi se ne trova sprovvisto a causa dei fallimenti a catena che stanno coinvolgendo ad esempio Three Arrows Capital, cosa che abbiamo visto con Voyager ma anche con con il prestito verso BlockFi. Prestiti che, nel caso in cui il recupero andasse a buon fine, rinforzeranno la posizione di FTX sul mercato, tanto economicamente quanto politicamente.

È questo il pezzo che forse manca all’analisi di molti: FTX tramite il suo factotum ha già finanziato lobby politiche in modo importante e, mentre annunciava il piano per contenere il contagio nel mondo cripto, ha anche fatto richiami importanti alla necessità di regolamentare il settore, quantomeno a livello di fondi.

Che sia questa un’operazione per accreditarsi come una sorta di autorità statale all’interno del mondo cripto, e dunque guadagnare in possibilità di essere considerato interlocutore con il ramo legislativo dei paesi più importanti? Sicuramente una possibilità, alla quale si potrebbe dare seguito anche in vista della sempre maggiore rilevanza del settore cripto per la politica.

A molti non piacerà, ma Bitcoin è fatto per resistere anche a questo tipo di “intromissioni”

A molti quanto sta avvenendo a nostro avviso tra le righe non piacerà: se mal si sopportano le autorità pubbliche che possono fare il bello e il cattivo tempo sui mercati, mal si sopporteranno anche autorità private che cercheranno di fare lo stesso.

Almeno Bitcoin però ha tutti gli strumenti per sopportare anche questo tipo di ingerenze. E quindi le eventuali preoccupazioni, benché da tenere in considerazione, sono da considerarsi a nostro avviso come superabili.

Ma quanto capitale c’è in gioco?

Tanto, perché parliamo di 250 milioni versati a Block.fi e di 200 milioni più 15.000 Bitcoin forniti in appoggio a Voyager. E potrebbe non essere finita qui. Impegni seri e concreti che con ogni probabilità hanno evitato dei brutti quarti d’ora al mercato delle cripto in generale.

Chissà se saranno necessari altri interventi da parte di quella che oggi è a tutti gli effetti una sorta di banca centrale privata per il mondo cripto. Una banca centrale che potrebbe avere la solidità sufficiente per dare la mano anche da altre vittime eccellenti del recente crollo del mondo cripto.

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Giorgio
Giorgio
1 anno fa

250 milioni sono meno del fatturato annuo di alcune aziende di media piccola entità del nostro paese, finanziariamente parlando è un ruttino di un neonato, si può dire ruttino?
Poi perché dovrei investire in progetti che depositano i loro fondi in fondi praticamente falliti e che dovrebbero dare interessi ma che devono pagare interessi a loro volta per restare in piedi?
Queste manovre già viste fare da aziende dell’economia reale io le chiamo risucchio.
Bravissima FTX che da buon squaletto segue l’odore del sangue.