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Compound contro bailout

Compound, parla il leader: “Non abbiamo bisogno di bail out”

Ci sono progetti DeFi che occupano spesso le prime pagine, con leader eccentrici e chiacchieroni e poi ci sono progetti che, nonostante siano la spina dorsale dell’intero comparto, parlano poco, ma che quando lo fanno possono cambiare le opinioni di molti.

È il caso di Compound, con Robert Leshner che si è espresso riguardo le attuali condizioni di mercato non solo in termini di possibile contagio, ma anche per fare il punto su cosa sia la DeFi, quali siano i suoi obiettivi e sulla necessità o meno di avere dei cuscinetti, magari pubblici, da utilizzare in momenti di crisi. Opinioni che scopriremo come molto forti, ma che al tempo stesso a nostro avviso riescono a dare un quadro preciso di dove siamo e di dove dovremmo andare.

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IL leader di Compound scende in campo: no ai salvataggi pubblici per il mondo cripto

Robert Leshner, nonostante sia a capo di uno dei protocolli quintessenziali per il mondo della finanza decentralizzata non ci sta. E rispedisce al mittente tutto il chiacchiericcio, a nostro avviso inutile, su eventuali salvataggi pubblici del mondo cripto per il futuro. Un’idea che sta cominciando a guadagnare trazione, ma che per motivi che andremo a vedere con maggiore dettaglio più avanti, è assolutamente da evitare.

Compound contro il bailout
Sarebbe qualcosa che segnerebbe la morte della DeFi

I protocolli DeFi non hanno bisogno di salvataggi pubblici. Sono stati disegnati per evitare str__ate!

Un’opinione molto forte, che però arriva dal leader di uno dei protocolli più importanti di tutto il settore DeFI, uno di quelli però che non ha avuto alcun tipo di problema a gestire crolli importanti e che ne hanno più che dimezzato la liquidità disponibile. Leshner si è anche espresso su questioni che riguardano fondi e crypto lenders, ovvero le società come Celsius e Voyager Digital, entrambe in grosse difficoltà, insieme a tanti altri operatori del settore.

Sono opachi e dipendono dai capricci di persone che non sono manager di qualità, che non sfruttano alcuna delle novità tecnologiche del mondo cripto per far funzionare il loro business. Gestiscono il loro business nello stesso identico modo in cui Wall Street funzionava nel 2007. È incredibile che le persone ripetano gli stessi identici errori quando gli strumenti per evitarli sono disponibili. Spero che l’industria possa maturare grazie a queste esperienze e capire perché abbiamo i protocolli DeFi e non business su Excel.

Una posizione molto dura ma che al tempo stesso ci sentiamo di condividere, potendo anche vantare il fatto di non aver mai consigliato ai nostri lettori di guardare in questa direzione anche quando questi protocolli sembravano assolutamente imbattibili e quando offrivano ritorni di molto superiori a quelli del semplice staking.

No ai salvataggi pubblici, sarebbe un patto con il diavolo

C’è poco da dire sulla necessità assoluta di dover rifiutare qualunque tipo di compromesso su questo specifico aspetto.. No, il settore DeFi non ha bisogno dell’intervento pubblico come hanno fatto le banche classiche da più o meno un secolo.

Da un lato si tratterebbe di un fallimento ideologico, ovvero di tutto quanto è rappresentato appunto dal mondo della finanza decentralizzata. Dall’altro sarebbe il grimaldello attraverso il quale gli enti pubblici e i regolatori potrebbero arbitrariamente chiedere garanzie, accessi e finanche controllo dei nodi. Qualcosa che sconfiggerebbe alle basi il proposito della finanza centralizzata.

Per quanto possano essere dolorosi i bear market, per quanto le perdite abbiano significato per molti perdita ingente di risparmi, non è questa la soluzione. E se vogliamo la libertà, dovremo essere disposti a pagarne anche il prezzo.

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Giorgio
Giorgio
1 anno fa

Come dice un famoso detto popolare:” SE IL DIAVOLO TI ACCAREZZA È PERCHÉ VUOLE L’ANIMA!”

Luigi Pesci
Luigi Pesci
1 anno fa
Reply to  Giorgio

Vogliamo farla un pelo più morbida? Se il gatto ti si liscia è perchè vuole qualcosa…