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EFF difende Tornado Cash e gli sviluppatori | Ecco il perchè

In tempi in cui non essere completamente trasparenti verso le autorità è visto con un certo sospetto, c’è ancora qualcuno in grado di alzarsi in piedi e farsi carico di istanze che, a modesto avviso di chi vi scrive, dovrebbero forse interessare tutti.

Il tema è ancora quello di Tornado Cash, recentemente messo fuori legge da OFAC, l’agency del governo USA che si occupa di “gestire”, se così vogliamo dire, gli asset stranieri e i canali che potrebbero attaccare la sicurezza, sempre per via finanziaria, degli Stati Uniti d’America. Ad alzarsi in piedi è una vecchia conoscenza del mondo underground ma non troppo legato alla cultura di internet e della crittografia, ovvero la Electronic Frontier Foundation.

Un lungo post sul sito ufficiale si è occupato in dettaglio di quanto avvenuto a Tornado Cash e del perché potrebbe essere un pericolo per la privacy, anche in termini finanziari, di cui tutti abbiamo bisogno. Seguendo anche quello che è stato il filone sul tema su Criptovaluta.it e che poi è stato ripreso con dovizia di particolari anche da Privacy Chronicles in un emblematico “La Privacy [non] è per i criminali”, altro pezzetto a nostro avviso da aggiungere alle nostre letture per la comprensione di quanto sta avvenendo su più livelli.

La Electronic Frontier Foundation a difesa di Tornado Cash (e di qualcosa di molto più grande)

La Fondazione, sebbene con alti e bassi per qualcuno, non avrebbe bisogno di presentazioni. Da sempre si batte per un approccio più libero e libertario al mondo delle tecnologie moderne, della privacy e della crittografia e i suoi interventi sui temi sono, se non sempre condivisibili, comunque un’utile aggiunta per capire cosa sta accadendo nel mondo in cui tutti viviamo. Gli spunti di riflessione sono in realtà diversi.

Electronic Frontier Foundation TORNADO CASH
Questo il punto principale della difesa di EFF
  • In rappresentanza del diritto a pubblicare codice

L’angolo dal quale EFF affronta preliminarmente la questione è molto interessante e parte dal diritto di pubblicare codice, affine se non identico alla libertà di parola. E lo fa prendendo le parti del Prof Matthew Green, che insegna all’Information Security Institute alla JH. Non esattamente materiale da circoletto anarchico, aggiunge chi vi scrive. Prova che il tema può coinvolgere e anzi coinvolge anche quei membri della società che anche il più ligio alla regola in quanto tale non esiterebbe a definire rispettabile.

Il primo emendamento negli USA proteggerebbe, secondo EFF, il diritto di libertà di parola tanto quanto il diritto di pubblicare codice. E sulla questione di Tornado Cash va ad essere utile e interessante per due motivi: da un lato GitHub sarebbe protetta da tale emendamento e quindi non avrebbe alcun obbligo di rimuovere la repository e bandire gli account che vi hanno interagito (come invece è puntualmente avvenuto), dall’altro proteggerebbe i diritti degli sviluppatori di tale codice, e il diritto anche di persone come il Professor Green di ripubblicare, studiare e utilizzare quel codice, tanto a fini didattici quanto a fini di miglioramento dello stesso.

  • Il codice è parola

E questo è uno dei cavalli di battaglia di EFF da diverso tempo. In realtà un cavallo di battaglia che è stato più volte corroborato anche dalle decisioni delle Corti USA lungo diversi decenni, con una presenza attiva della Fondazione nello sviluppo di tali precedenti giuridici.

Il punto di EFF riguardo Tornado Cash è questo: si è creato nei decenni un solido impianto di difesa per chi scrive codice e lo pubblica, assimilandolo a quanto concerne la libertà di stampa e di parola. In altre parole tutele che permettono a chi dovesse pubblicare, facciamo l’esempio, un testo di Unabomber aka Theodore Kaczynski di pubblicarlo senza temere ripercussioni legali per il suo contenuto.

È un punto valido, interessante e sul quale invitiamo a riflettere anche chi, in particolare sotto il nostro account Twitter ufficiale, ci ha ricordato che Tornado Cash è stato utilizzato da pericolosi terroristi (è davvero così?) per far perdere le tracce dei propri spostamenti di denaro.

Una battaglia campale: decidere in che tipo di società vogliamo vivere

La battaglia, che prescinde anche in senso stretto il mondo delle criptovalute, di Ethereum o anche di Bitcoin è la seguente: possiamo scegliere di vivere in una società come ha contribuito a costruirla EFF, dove chi scrive e pubblica codice è da ritenersi alla stregua di chi pubblica un libro o esercita il suo diritto di parola.

Oppure possiamo decidere di vivere in una società dove chiunque scriva uno smart contract potrebbe diventare sospetto. Vuoi perché quello Smart Contract è utilizzato da criminali (in parte o in toto), vuoi perché l’ultima delle indicazioni di questo o quel governo sono contrarie all’utilizzo che tutti facciamo della tecnologia. Sarà un lungo cammino, ma chi si è avvicinato già alle cripto e a Bitcoin dovrebbe cogliere, sempre ad avviso di chi vi scrive, questo tipo di occasioni per cercare di saperne di più su temi che influenzano la vita di tutti e che sono stati, questo è pacifico, fonte di ispirazione per l’intero ecosistema di Bitcoin.

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