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EXCHANGE INCUBO

Incubo per i crypto exchange | C’è chi prepara l’assalto

Gli exchange dovranno vedersela anche con gli intermediari della finanza tradizionale? Lo dice il Financial Times.

Continuano i problemi per gli exchange tradizionali, per i borsini crypto-nativi che , dopo il crollo di FTX e due anni quasi pieni di bear market, si troveranno a fare i conti anche con un’arcigna competizione. Secondo quanto riportato da Financial Times, i tempi sono ormai maturi per una rivoluzione nel settore, con diversi gruppi del settore finanziario tradizionale che stanno già costruendo le proprie piattaforme.

La lotta sarà con ogni probabilità per il segmento istituzionale, che dopo il crack di FTX e i problemi legali di diversi grandi exchange, sarebbe disperatamente alla ricerca di nuove piattaforme dove operare nel settore delle crypto e di Bitcoin.

L’indagine di Financial Times è in larga parte di tipo compilativo, senza che ci siano grandi notizie, per quanto qualche parere riportato sia, a nostro avviso, degno di nota. È davvero l’inizio della fine per gli exchange?


Ai problemi degli exchange – di cui in pochi vi hanno parlato – abbiamo dedicato uno speciale sul nostro Magazine. Leggilo e poi iscriviti per capire se, come e quando gli exchange sono davvero in pericolo.


I grandi gruppi finanziari all’assalto del mondo crypto

In realtà non si tratta di una lettura così originale da parte del Financial Times, per quanto ci siano dei nuovi pareri da parte degli specialisti della finanza classica a corroborare tale ipotesi.

Quale ipotesi? L’ipotesi che i gruppi finanziari tradizionali starebbero organizzandosi per fare le proverbiali scarpe al mondo degli exchange come Binance e Coinbase.

Charles Swab, ma anche Standard Chartered e Nomura sono già impegnate nel settore e hanno già finanziato degli intermediari che sono legati al mondo tradizionale e classico, in particolare nel settore degli scambi e della custodia.

Una situazione complessa
  • Una questione di sicurezza

Il primo dei problemi segnalati da Financial Times è la valanga di sfiducia che è stata innescata dal caso FTX. Una valanga di sfiducia che non poteva che colpire anche gli exchange non direttamente coinvolti nella questione. Si è iniziato a dubitare della solidità di certe attività, così come si sono iniziati ad avanzare dubbi sull’affidarsi alla stessa entità sia per gli scambi che per la custodia.

  • I manager dei fondi vogliono ancora crypto

Nonostante i dati del 2023 parlino di una forte fuoriuscita dei fondi dal mondo crypto, secondo FT ci sarebbe ancora una domanda consistente per gli asset di questo comparto. Ed è su questa domanda che si basano i sogni di dominio degli operatori della finanza tradizionale.

Gli investitori tradizionali, istituzionali, con pedegree, preferiscono avere a che fare con controparti che conoscono da anni e che sono regolamentati nel senso tradizionale.

Questo il parere riportato da FT, di Gautam Chhugani di Bernstein, parere che però troviamo – dobbiamo ammetterlo – soltanto una spiegazione parziale di quanto stia accadendo.


Binance – per citarne uno – sta avendo problemi importanti con il regolatore USA – di cui abbiamo parlato nel nostro Magazine. Tali attacchi del regolatore sembrano essere un tentativo di tagliare i ponti tra Binance e gli operatori tradizionali della finanza. Quindi no, non si tratta soltanto di una preferenza di certi gestori dei fondi.

L’importanza della custodia

La custodia è uno dei temi maggiormente discussi tra gli operatori istituzionali, tema che è tornato con prepotenza ad occupare il palcoscenico dopo lo spettacolare crollo di FTX.

Non voglio che la mia custodia sia presso la stessa società che fa da exchange. Non è attrattivo ed è anche ansiogeno.

Questo è quanto avrebbe detto Michael Safai di Dexterity Capital, un’altra delle opinioni riportate dal pezzo di FT.

C’è poi l’indagine di EY, che interrogando 250 asset manager avrebbe rilevato la loro preferenza, anche nel settore degli asset digitali, per le società finanziarie tradizionali. Cosa che indicherebbe ancora una volta gli enormi problemi di fiducia di cui soffre l’intero comparto exchange.

Si ma dove sono i margini?

Rimarrà da valutare quanto sia percorribile questo business plan da parte delle istituzioni finanziarie classiche. I clienti istituzionali richiedono commissioni molto basse qui abbiamo parlato di quelle di Coinbase sul comparto – e anche i servizi di custodia non offrono poi molto.

Sarà difficile assistere, almeno a nostro avviso, ad un takeover completo nel corso dei prossimi mesi o dei prossimi anni. E se anche questo tipo di venue dovessero prendere il sopravvento, ci aspettiamo comunque una risposta veemente da parte degli operatori classici del mondo crypto.

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STEFANO BOLOGNA
STEFANO BOLOGNA
10 mesi fa

Bellissimo articolo. Anche io la penso allo stesso modo di Michael Safai

Alessio Ippolito
Admin
Alessio Ippolito
10 mesi fa

Grazie mille Stefano