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Chiusura per Crypto.com negli USA | Via i servizi istituzionali

Crypto.com sospende le attività per gli istituzionali negli USA. Scopri con noi le motivazioni.

Tempi di magra per tutti. Tempi giusti per tagliare qualche ramo secco. Come avevamo già preannunciato la cosa non avrebbe risparmiato neanche Crypto.com, per quanto la questione sia meno preoccupante di quanto potrebbe sembrare. L’exchange ha infatti deciso di sospendere le attività per i clienti istituzionali negli Stati Uniti d’America, attività che secondo quanto riportato dall’exchange non avrebbero garantito volumi sufficienti per la sostenibilità del servizio.

Non sembrerebbe una decisione presa successivamente alle cause di SEC che hanno coinvolto Binance e Coinbase, dato che la decisione sarebbe stata comunicata già con largo anticipo ai (pochi?) clienti che si rivolgevano alla piattaforma.

Niente di nuovo pertanto sotto il sole di Crypto.com, un exchange che abbiamo dissezionato qui e che deve la sua forza sul mercato – anche in fasi bearish come questa – ad una tipologia di clientela molto diversa da quella istituzionale.


C’è molto da sapere su Crypto.comabbiamo parlato ampiamente dell’exchange e dei risvolti economici delle sue attività sul nostro Magazine. Segui il link per non perderti l’uscita.

Cosa sta succedendo a Crypto.com?

Nulla di preoccupante. L’exchange sta sospendendo le attività per i clienti istituzionali negli Stati Uniti, dato che la domanda sarebbe ai minimi storici e non ci sarebbe dunque la proverbiale trippa per gatti. Il tutto in uno scenario difficile su scala globale – con volumi molto bassi ormai da mesi – ai quali si è aggiunta la recente stretta targata SEC.

CRYPTOCOM USA COSA SUCCEDE
La notizia è meno preoccupante di quanto potrebbe sembrare

Vale la pena di ricordare che Crypto.com continuerà con le sue attività negli Stati Uniti per i clienti retail senza alcun tipo di limitazione e senza che ci siano sospensioni o ripensamenti. Crypto.com rimane infatti anche negli States una delle poche realtà pienamente regolamentate anche da CFTC.

Un momento duro per gli exchange?

Certamente sì, a prescindere da quale sia il quadro regolamentare negli USA. Aprile e maggio sono stati due mesi pessimi per quanto riguarda i volumi, cosa che si riflette anche sui profitti che queste attività possono portare a casa.

Probabilmente la rinnovata aggressività del regolatore USA ha contribuito inoltre ad allontanare alcuni player istituzionali – come successo a Jane Street – aggravando ulteriormente una situazione che era già complicata.

Abbiamo preso la decisione di sospendere le offerte per i clienti istituzionali dell’exchange Crypto.com negli Stati Uniti a partire dal 21 giugno, a causa di una domanda limitata dalle istituzioni negli USA, nell’attuale scenario di mercato. I clienti che sono impattati da questa decisione sono stati avvisati in anticipo.

Forse riapertura in tempi migliori?

Chissà. L’exchange ha comunque parlato di sospensione e non di chiusura delle attività, che comunque anche per i clienti istituzionali continueranno altrove.

La narrativa asiatica è tra le più forti adesso, area geografica dove si starebbero accasando diversi player proprio in virtù delle restrizioni crescenti negli USA. Crypto.com è operativo anche lì, e ha recentemente ottenuto una licenza completa anche a Singapore. Che sia quella la nuova America per gli exchange di criptovalute?

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