La narrativa che vede Hong Kong e Cina come prossimi veicoli della bull run per il mondo crypto e Bitcoin non sembra procedere come vorrebbero i promotori della stessa. Le ultime notizie che arrivano da Hong Kong non sembrerebbero essere delle migliori per le società che hanno cercato ospitalità a quelle latitudini.
Continuano, secondo quanto riportato dall’Hong Kong Economic Journal problemi per l’ottenimento di un conto corrente – con HSBC, una delle banche più importanti tanto a livello locale quanto a livello globale che insiste nell’offrire soltanto conti base, che mal si sposano con le necessità di un’impresa.
Il tutto perché il regime di licenze avrebbe creato un loop tra ottenimento della licenza e necessità di un conto per ottenere una licenza, che le banche non starebbero facendo nulla per superare. Questo nonostante in passato ci siano stati interventi anche dell’autorità pubblica sul tema.
Ancora problemi con i conti bancari a Hong Kong per le società crypto
I rapporti tra mondo bancario e mondo crypto e Bitcoin non sono certamente eccellenti, e non solo a Hong Kong. Mentre in Australia quasi tutte le principali banche hanno vietato trasferimenti verso gli exchange e mentre negli USA si schierano con la senatrice Warren, anche a Hong Kong non sembrano essere partite con il piede giusto.
Il contesto è quello di Hong Kong – al quale abbiamo dedicato un numero del nostro Magazine – paese che da giugno ha riaperto in modo parziale al trading crypto e BTC per i propri residenti. Paese che in molti avevano indicato come segnale di un mondo crypto che cambia soprattutto a livello geografico. E che proprio ad oriente dovrebbe trarre la forza per la prossima bull run.
Tuttavia sembra che le cose stiano andando parecchio diversamente. Secondo quanto riportato da diverse testate locali, HSBC continuerebbe ad opporsi all’apertura di conti correnti completi per le aziende che arrivano nel paese, concedendo fino all’ottenimento della licenza completa soltanto un conto dalle funzionalità ridotte – e che non sarebbe granché utile per le imprese. Tutto questo all’interno di un contesto dove chi arriva riceve una licenza preliminare e limitata e solo dopo mesi quella completa.
Niente male – siamo chiaramente sarcastici – per un paese che doveva essere quello del rilancio extra-USA dell’intero settore.
Narrativa per ora ancora sbilenca
Per quanto è vero che molto si stia spostando verso oriente, la competizione sarà tra diversi paesi, come testimonia la licenza ottenuta oggi da Binance a Dubai, giurisdizione che sta facendo molto di più, in concreto, per ospitare exchange e altre società crypto.
Hong Kong è – lo abbiamo ripetuto fino allo sfinimento – in larga parte narrativa di chi ha interessi da sviluppare da quelle parti. E prima di cadere per questa narrativa, continueremo a seguire fatti che sono spesso contrastanti.
È un male per il mondo crypto? Non necessariamente: le dimensioni del mercato eventuale di Hong Kong sono molto ridotte – e mentre in molti fanno finta di niente su questo tema, la Cina mainland è altra questione, che non segue le regole di Hong Kong.