Scandalo nel Regno Unito; per quanto la notizia sia circolata poco sulle prime pagine che almeno a nostro avviso meriterebbe. Charles Randell, che è il vecchio capo di FCA – l’omologa di CONSOB nel Regno Unito – ha affermato pubblicamente di aver ricevuto pressioni politiche affinché ci fosse apertura nei confronti delle società crypto.
Benché non siano stati fatti nomi, fare l’identikit di chi si sarebbe dovuto avvantaggiare di certe pressioni è facile, dato che l’ex capo di FCA parla chiaramente di società che oggi sono sotto inchiesta da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America. Sì, il nome è molto probabilmente quello che state pensando anche voi.
Non è chiaro però chi, tra i membri della politica del Regno Unito, avrebbe esercitato tali pressioni. E soprattutto per quali motivi, se per genuino interesse nel mondo crypto oppure per legami ancora da rivelare, come si sta cercando di fare anche negli USA.
Pressioni politiche per accettare le società crypto
Ora che non è più a capo di FCA, Charles Randell può togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E lo fa platealmente, almeno per quanto riguarda il mondo crypto e Bitcoin. L’ex capo di FCA ha infatti dichiarato pubblicamente, su un palco decisamente importante come quello della conferenza della Prudential Regulation Authority di Bank of England, di aver ricevuto pressioni politiche affinché venissero aperte le porte a società del mondo crypto.
Nel contesto delle criptovalute, nella mia esperienza come capo di FCA, ci sono state molte pressioni politiche per dare il benvenuto alle società [del comparto, NDR], alcune delle quali sono ora sotto inchiesta criminale da parte del Dipartimento di Giustizia USA.
Non vengono fatti nomi, come prevedibile. Ora delle due l’una: o si tratta di pressioni generiche per favorire il settore, che potrebbe essere il caso, oppure ci sono state pressioni specifiche per aprire a società che oggi specificatamente sono sotto inchiesta. Se si tratta di Dipartimento di Giustizia, i primi nomi a venire in mente sono due: uno è quello di FTX, l’altro è quello di Celsius, con il secondo che però con FCA non avrebbe dovuto avere nulla a che fare.
Certo è che c’è materiale per montare uno scandalo importante – e forse anche per rinforzare comportamenti non esattamente benevoli di FCA nei confronti del settore crypto. Chi fosse poi veicolo di tali pressioni non è dato sapere, almeno per il momento. E chissà se partiranno inchieste al fine di scoprire cosa sia effettivamente accaduto, perché le dichiarazioni di un dirigente di grande spessore del complesso pubblico del Regno Unito non possono che pesare come macigni sulla credibilità della classe politica eventualmente coinvolta.
Fine dei soldi facili, fine delle pressioni?
L’altra domanda, con la quale ci lasciamo, riguarda la possibilità che certe società del mondo exchange tornino a guadagnarsi potere politico a suon di milioni.
Scandalo nel Regno Unito; per quanto la notizia sia circolata poco sulle prime pagine che almeno a nostro avviso meriterebbe. Charles Randell, che è il vecchio capo di FCA – l’omologa di CONSOB nel Regno Unito – ha affermato pubblicamente di aver ricevuto pressioni politiche affinché ci fosse apertura nei confronti delle società crypto.
Benché non siano stati fatti nomi, fare l’identikit di chi si sarebbe dovuto avvantaggiare di certe pressioni è facile, dato che l’ex capo di FCA parla chiaramente di società che oggi sono sotto inchiesta da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America. Sì, il nome è molto probabilmente quello che state pensando anche voi.
Non è chiaro però chi, tra i membri della politica del Regno Unito, avrebbe esercitato tali pressioni. E soprattutto per quali motivi, se per genuino interesse nel mondo crypto oppure per legami ancora da rivelare, come si sta cercando di fare anche negli USA.
Pressioni politiche per accettare le società crypto
Ora che non è più a capo di FCA, Charles Randell può togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E lo fa platealmente, almeno per quanto riguarda il mondo crypto e Bitcoin. L’ex capo di FCA ha infatti dichiarato pubblicamente, su un palco decisamente importante come quello della conferenza della Prudential Regulation Authority di Bank of England, di aver ricevuto pressioni politiche affinché venissero aperte le porte a società del mondo crypto.
Nel contesto delle criptovalute, nella mia esperienza come capo di FCA, ci sono state molte pressioni politiche per dare il benvenuto alle società [del comparto, NDR], alcune delle quali sono ora sotto inchiesta criminale da parte del Dipartimento di Giustizia USA.
Non vengono fatti nomi, come prevedibile. Ora delle due l’una: o si tratta di pressioni generiche per favorire il settore, che potrebbe essere il caso, oppure ci sono state pressioni specifiche per aprire a società che oggi specificatamente sono sotto inchiesta. Se si tratta di Dipartimento di Giustizia, i primi nomi a venire in mente sono due: uno è quello di FTX, l’altro è quello di Celsius, con il secondo che però con FCA non avrebbe dovuto avere nulla a che fare.
Certo è che c’è materiale per montare uno scandalo importante – e forse anche per rinforzare comportamenti non esattamente benevoli di FCA nei confronti del settore crypto. Chi fosse poi veicolo di tali pressioni non è dato sapere, almeno per il momento. E chissà se partiranno inchieste al fine di scoprire cosa sia effettivamente accaduto, perché le dichiarazioni di un dirigente di grande spessore del complesso pubblico del Regno Unito non possono che pesare come macigni sulla credibilità della classe politica eventualmente coinvolta.
Fine dei soldi facili, fine delle pressioni?
L’altra domanda, con la quale ci lasciamo, riguarda la possibilità che certe società del mondo exchange tornino a guadagnarsi potere politico a suon di milioni.
Con il caso FTX non si sono scottati solo gli investitori nel mondo crypto, ma anche tanti politici che si erano fatti alfieri di Sam Bankman-Fried ai piani più alti. Il processo negli States è appena partito – e forse ne sapremo di più a breve.