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PASSERELLA PENTITI

Crypto news: il processo a FTX è per ora (quasi) una farsa

Al processo a Sam Bankman-Fried prevalgono, per ora, le tesi precostituite.

Il processo a Sam Bankman-Fried è entrato nel vivo con la testimonianza di Caroline Ellison, che è stata a capo di Alameda e che i media continuano a introdurre al pubblico come ex fidanzata del Bankman-Fried, come se il pettegolezzo fosse quanto di più interessante potrà emergere da un processo per frode miliardaria ai danni dei clienti.

Diversi degli ex-big di FTX hanno già avuto modo di testimoniare – e se dovessimo trovare un filo conduttore delle loro testimonianze questo sarebbe, senza dubbio alcuno, l’accusare SBF di essere stato non soltanto il leader di un exchange truffaldino, ma di aver quasi costretto tutti, anche i dirigenti, a mettere in opera parti del piano.

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Anche per Caroline Ellison è stato questo il leitmotiv della testimonianza: ha ammesso sì di aver partecipato ad azioni criminali e di aver commesso reati, ma sempre sotto la direzione di SBF, diavolaccio impertinente e infastidito dalle regole, il factotum di un’impresa criminale che però, fino a prova contraria, ha coinvolto adulti che potevano abbandonare. Individui che avevano una posizione professionale per farlo e, anche qui fino a prove in senso contrario, che non dovevano temere ritorsioni da Sam Bankman-Fried.

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Un processo che è, fino a ora, un tiro al piccione

Il processo a Sam Bankman-Fried è stato, sin dalle prime battute, un tiro al piccione. Complice una difesa per ora barcollante, la tesi sostenuta dalla procura sembra stia facendo breccia tra commentatori e probabilmente nella giuria con una certa facilità.

Quale tesi? La tesi che SBF sarebbe l’unico degno di essere punito, in quanto mastro burattinaio di un’impresa che ha visto la partecipazione attiva – anche per quanto attiene ai crimini commessi – di diversi altri dirigenti.

Tra questi certamente Gary Wang, ingegnere che era al corrente dell’inserimento di codice per prevenire le liquidazioni di Alameda sulla piattaforma di FTX, e anche Caroline Ellison, che è stata ascoltata ieri.

L’ex fiamma di Sam Bankman-Fried – con i due che si conoscevano già dai tempi di Jane Sreet – ha ammesso di aver partecipato ad attività criminali, in particolare la frode, ma di averlo fatto sotto la direzione di Sam Bankman-Fried. Non è chiaro per il momento – non sembra che per il momento interessi né l’accusa né la difesa – cosa intenda con sotto la direzione. Possiamo però offrire una lettura, per carità nostra, che però sembrerebbe essere confermata da tutto quanto hanno riportato quelli del cerchio magico di SBF.

Al centro dell’attività criminale, non solo in ruolo di dirigente ma nel ruolo di burattinaio, ci sarebbe stato lui, l’imputato unico, Sam Bankman-Fried, che il 10 novembre scorso (data del fallimento di FTX), si sarebbe trasformato da carissimo leader a criminale anche per chi, fino a quel giorno, era stato un collaboratore profumatamente pagato.

I pentiti, rigorosamente ex-post

Per quanto le dinamiche processuali lo permettano, chi è rimasto fregato da FTX si sentirà in diritto di esigere di più dai dirigenti tanto di Alameda quanto dell’exchange stesso. Il ricevevo soltanto degli ordini è una cosa che non sta in piedi.

I dirigenti di FTX sono tuttora individui con un set di skill molto richiesto dal mercato e non dei soldati che cercavano di guadagnarsi la pagnotta, per quanto nel modo più ripugnante possibile. Qualcuno, possibilmente l’accusa, dovrebbe a questo punto chiedere loro com’è che siano stati zitti fino al 10 novembre 2022 e abbiano invece oggi così tanta voglia di parlare – e scaricare le colpe su altri. Senza che ci sia stato un solo accenno ad abbandonare la nave quando questa offriva ancora lauti stipendi e lauti bonus. Sì, per milioni di dollari, come ha dovuto ammettere ieri anche Caroline Ellison.

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