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Bitcoin e mafia: accusa di La Repubblica, che cita però…

Mafia e Bitcoin: La Repubblica infila tutto nello stesso calderone, ma in realtà il magistrato citato...

Ancora Bitcoin in un titolo di La Repubblica senza che ne abbia alcun merito o alcuna colpa. Al centro ancora traffici internazionali di droga e mafie, che sarebbero così al passo da utilizzare sistemi appunto come quello di Bitcoin. Tutto molto preoccupante, se non fosse che anche i diretti interessati non sembrerebbero aver mai parlato di Bitcoin.

Il caso è quello di Raffaele Imperiale, uno dei narcotrafficanti più importanti del mondo, che gestiva enormi traffici da Dubai e che avrebbe raccontato agli inquirenti dell’utilizzo di “sistema di cripto-comunicazioni” che però non è chiaro cosa c’entrino con Bitcoin.


Quando leggi notizie su Bitcoin che non ti convincono, vieni a parlarne sul nostro canale Telegram, dove la nostra redazione di aiuterà a separare le fake news da quanto invece è meritevole della tua attenzione.

Un token della mafia? Oppure Bitcoin?

A interessare gli appassionati di Bitcoin è quanto è stato raccontato da Antonello Ardituro, che è magistrato in forza alla Direzione Nazionale AAntimafia. Un uomo che è in prima linea nella lotta contro il crimine organizzato e che ha raccontato di un fatto curioso.

Alcuni degli scambi di droga internazionali avvenivano, e citiamo, con l’utilizzo di un token che in tutti i posti del mondo poteva poi essere convertito in valuta locale. Non è stato però mai nominato, nel virgolettato, Bitcoin, che pure è stato citato in posizione di preminenza dal titolista di La Repubblica.

Non è chiaro, per intenderci, quale sia stato il token utilizzato e perché – e se si sarebbe potuto fare di più per ostacolare tali traffici (nel caso di Tether, ad esempio, si può).

Più precisi su Bitcoin. E sul denaro in generale

La sensazione, corroborata in realtà da fatti assai numerosi, è che si utilizzi il nome di Bitcoin per attirare qualche click in più e per fare comunque un’informazione approssimativa e che è ha poco a vedere con la realtà.

In aggiunta, ci sarebbe da ricordare il ruolo del denaro, che è quello di effettuare pagamenti. E ricordare anche il fatto che il malaffare viaggia su tutti i canali monetari esistenti, dalle banche ai money transfer, passando poi per valute che hanno, per certi giornali, più rispettabilità di Bitcoin, ovvero dollaro e euro.

Per il resto, non possiamo che fare nostro l’invito di Ardituro, a fare una lotta alla mafia più seria e meno spettacolarizzata. Invito che evidentemente qualche redazione, per quanto prestigiosa, non sembrerebbe aver recepito ancora. Sì, colleghi di La Repubblica, parliamo proprio di voi.

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Klaus Marvin
Klaus Marvin
8 mesi fa

Abbiamo parlato in tutte le salse di quali siano gli obiettivi di certe testate giornalistiche guidate dall’alto, dare delle informazioni distorte tanto qualcuno crederà veramente che bitcoin è più che altro usato dai mafiosi e delinquenti di ogni genere. Un tempo le nonne dicevano ai nipoti, “lascia stare il denaro che è lo sterco del diavolo” qui siamo sullo stesso livello. Ma ciò che mi preoccupa di più è che a parte bitcoin, ci terrorizzano e ci stressano ogni giorno con notizie riguardo il clima, il debito pubblico, l’inflazione ecc… con l’unico motivo di poterci controllare e sfruttare appropriandosi dei nostri soldi. Sul clima ci accusano di inquinare troppo ma chi inquina veramente sono Cina, India, Inodnesia ecc.. Il debito pubblico lo fanno pesare a noi quando sono stati i vari governi che si sono susseguiti a prosciugare i conti che erano del popolo sovrano che ora di sovrano ha ben poco, sull’inflazione è scesa in campo anche BlackRock per dire alla FED che stava esagerando. No cari politici il popolo non è più stupido come credete da tempo, magari è un po’ ignorante a causa della disinformazione “perchè il popolo non deve sapere”.