Con i 164,6 milioni di dollari accumulati ieri, BlackRock supera quota 700.000 Bitcoin nelle casse del suo ETF. Parliamo del veicolo finanziario più di successo di sempre (anche fuori dal mondo Bitcoin e crypto), con numeri che continuano a crescere e che pongono seri interrogativi non sul futuro di Bitcoin, ma sul futuro di come investirà il grosso del pubblico in futuro.
700.000 su 21 milioni, con un numero che è destinato a crescere dato che – almeno stando alle performance fatte registrare nei primi 18 mesi di vita di iShares Bitcoin Trust (questo il nome dell’ETF), le giornate in cui ci sono deflussi di capitali sono piuttosto rare.
Un successo incredibile, che per qualcuno però è anche fonte di insofferenza. Una quantità così importante di ETF all’interno di un singolo prodotto – e comunque presso un entità centralizzata – è un problema per il futuro di $BTC?
700.000 Bitcoin e non sentirli: gli incredibili numeri di BlackRock
BlackRock può festeggiare un altro importante traguardo. Parliamo del raggiungimento di quota 700.000 Bitcoin nelle casse dell’ETF che il gruppo guidato da Larry Fink ha lanciato negli USA a gennaio 2024.
Un prodotto sul quale BlackRock ha puntato molto e che sta raccogliendo – appare evidente dai numeri – ampi consensi anche tra gli investitori istituzionali.
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- Non ce ne saranno più di 21.000.000
Come è noto, non ci saranno mai più Bitcoin di 21.000.000. La quota sul totale in possesso di BlackRock continuerà dunque ad aumentare. Siamo al 3,33% con la percentuale che sarà destinata a salire anche in futuro, soprattutto se dovesse essere confermata la nostra “profezia”, ovvero con un 2025 che si chiuderà per raccolta di capitali sopra al 2024. E con un 2026 che potrebbe essere – se dovesse seguire la traiettoria degli ETF sull’oro al lancio – ancora migliore.
- Perché tanto successo?
Per la credibilità di BlackRock, per il fatto che la rubrica telefonica di Larry Fink è certamente tra le più importanti e per una spinta anche in pubblico di carattere pubblicitario che ha convinto molti. Il fatto che BlackRock sia stata della partita ha aiutato certamente Bitcoin a diventare un asset riconosciuto anche da investitori che fino a poco fa ne erano stati alla larga.
È un problema per Bitcoin?
Dipende dai punti di vista. C’è da dire però che il grosso delle critiche che arrivano a questo meccanismo sembrerebbero essere poco fondate.
- No, BlackRock non può decidere del funzionamento del network di Bitcoin
L’avere sotto controllo una quantità importante di Bitcoin non offre a BlackRock alcun tipo di potere sul network di BTC, sul suo funzionamento e in aggiunta sulle decisioni future. Non siamo in un contesto di proof of stake con governance per token. Il consenso di Bitcoin prescinde dalla quantità di Bitcoin che si hanno in cassa.
- No, BlackRock non può “manipolare” il mercato
Le detenzioni di BlackRock sono per conto dei clienti e l’ETF in questione è una gestione passiva. Il che vuol dire che BlackRock non ha decisioni autonome di vendita o di acquisto. Quando si scrive che BlackRock ha comprato, in realtà lo sta facendo per conto dei propri clienti.
- Per manipolare il prezzo di BTC non servono gli ETF
Ammesso e non concesso che una società che ha obblighi di trasparenza importanti come BlackRock voglia avventurarsi in un ginepraio di questo tipo – con tutti gli occhi del mondo puntati addosso – l’avere o meno un ETF non cambia assolutamente nulla.
Rimarranno aperte tante altre questioni: perché la clientela di BlackRock preferisce un prodotto con intermediario e senza custodia diretta? Perché Bitcoin non attrae anche in quanto asset che si può auto-custodire? Abbiamo fallito?
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L’unica mia vera preoccupazione sono le pratiche di custodia adottate per una simile quantità di Bitcoin. Non parliamo certo degli ultimi arrivati, ok, ma in ambito cripto non sono nemmeno i primi arrivati. Si affideranno a società terze, ok (Coinbase mi pare), ma la DPRK (Korea del nord) si è dimostrata in grado di derubare anche gli exchange, entità che da anni si occupano SOLO di cripto… e inoltre ha i suoi “lavoratori” infiltrati in moltissime aziende USA.
A questi livelli non basta un multisig con hardware wallet…
A voler pensare male (ma veramente male), poi, qualcuno potrebbe organizzae il solito “finto hack”: “siamo stati vittime di un hack, non abbiamo più nulla, scusateci” quando in realtà qualcuno di loro è scappato col bottino (o ha ricevuto ordini dall’alto). Certo la loro credibilità ne uscirebbe malissimo, ma pensate cosa vorrebbe dire se facessero questa mossa dopo aver accumulato qualcosa tipo 2-3 milioni di Bitcoin…
Che una singola entità ne abbia così tanti non va per nulla bene. Saremo noi a dover convincere amici e parenti a metterseli in autocustodia. Tradotto, ci aspettano altri anni di sofferenze. Mai una gioia…. 😀
Sono _molto_ sparpagliati
bene, quantomeno questo ci mette al sicuro dagli hacker… rimane il timore per il caso estremo – l’ordine dall’alto a cui non si può dire di no.
Caso remoto? Certo… ma una minima possibilità esiste sempre. Ordine esecutivo 6102 docet….
dobbiamo sempre essere pronti a tutto anche a possibili “ordini dall’alto”. Ci sarà sempre qualcuno pronto a pugnalarci alla schiena, questo perchè il miglior investimento in assoluto sono I SOLDI DEGLI ALTRI.