Il token Zora ESPLODE del +320% in una settimana: ATTENZIONE però a questa cosa!

La scorsa settimana la moneta Zora, appartenente all’omonimo progetto layer-2 di Ethereum, ha stupito tutti con una prestazione sul mercato a dir poco fenomenale. I prezzi sono schizzati alle stelle dopo aver attraversato una fase prolungata di distribuzione ribassista, dal quale nessuno si sarebbe mai aspettato una resurrezione del genere. 

Ora su X iniziano a spopolare i primi bull post da KOLs e shillatori seriali, mentre la criptovaluta sembra voler consolidare la sua struttura grafica, in attesa di un possibile nuovo pump.

Ci sono però alcuni dettagli che meritano di essere portati alla luce, e  che vi faranno guardare il token Zora da un altra prospettiva, forse meno bullish. Vediamo di cosa si tratta.

I tori si fanno sentire a gran voce su Zora: performance di prezzo spaziale

Non capita spesso di vedere una corsa dei prezzi così parabolica come quella registrata dal progetto Zora nelle ultime sessione di contrattazioni sul mercato crypto. Dal 20 luglio la moneta della propria blockchain layer-2 di Ethereum ha chiamato tutti i tori alla rassegna per compiere un’impresa speculativa non indifferente. La candela weekly della scorsa settimana ha chiuso a +320%. In 8 giorni, le quotazioni sono salite fino ad una massima ampiezza del +750%.

Chiaramente in questo momento la struttura grafica  appare estremamente estesa: i prezzi sono molto distanti dall’EMA 50 daily, e la spike di ieri rischia di diventare un top locale a meno che non vi sia un’altra forte incursione rialzista. Anche l’RSI è in zona ipercomprato, segno di una fase di entusiasmo eccessivo che potrebbe anticipare una correzione significativa.

Perché Zora sta salendo così forte? 

In molti si sono chiesti, anche all’interno del nostro canale Telegram, cosa stesse succedendo esattamente a Zora e perché stesse pompando così violentemente. In realtà non ci sono state grosse notizie e cambi di paradigma che giustificano una crescita del genere. Segnaliamo solo il debutto di un’iniziativa interessante, chiamata “creator coins”,che permette ai creatori di contenuti della piattaforma Zora di lanciare una propria moneta e venderla al pubblico.

Come funziona? Molto semplice, ogni utente registrato dispone di una propria valuta personalizzata, generata automaticamente di default con il ticker uguale al nome utente. Il 50% della supply va al creatore (distribuzione di 5 anni), mentre l’altro 50% diventa immediatamente disponibile per il trading sui mercati, ancorato ad un pair con il token Zora. Ogni post è collegato alla coin, e le attività di trading generano ricompense, sempre pagate in Zora.

Non sembra essere tuttavia questo il catalizzatore del rally, quanto più la scusa per cavalcare una narrativa dall’aspetto bullish. Il vero fattore che ha scatenato la corsa dei prezzi è da ricercarsi altrove, verosimilmente direttamente nelle piazze di scambio.

Forte boom dal mondo dei derivati

La fase esplosiva del token Zora è stata accompagnata da un grande entusiasmo proviene dalle borse futures, dove ci si è giocata la vera partita speculativa. In pochi giorni l’open interest è volato ad oltre $100 milioni di posizioni aperte, da un valore iniziale di appena $4 milioni. Allo stesso tempo i volumi perp, prima di allora miseri, hanno registrato un’impennata enorme, arrivando ad oggi a quota $3,6 miliardi.

Inoltre con l’ultima volata del weekend sono stati liquidati più di $10 milioni di short che avevano provato a vendere allo scoperto. C’è però un dettaglio che suona come un grosso campanello d’allarme, ovvero un funding rate negativo, nonostante l’outlook bullish dei prezzi. In questo momento i tassi di finanziamento sono su tutti gli exchange in territorio negativo a circa -0,02%.

Che significa questo? Che i traders sono molto esposti short e che il sentiment generale sia pressoché orientato ad una correzione nei prossimi giorni. È una situazione anomala, soprattutto considerando il pump delle ultime sessioni, che avrebbe dovuto innescare quantomeno un funding positivo.

I fondamentali restano scarsi per Zora

Non serve una laurea per capire che l’ultimo rally di Zora derivi da un’attività artificiale sui prezzi, frutto di un andamento che appare tutto tranne che sano. In un recente articolo avevamo parlato di come il token della piattaforma di tokenizzazione di contenuti non fosse proprio tra i più solidi,  e di come probabilmente avrebbe avuto vita difficile sui mercati.

E così è stato: volumi in diminuzione, bassa liquidità e prezzi in costante contrazione, fino a che dal nulla sono arrivati grandi ordini, segnale evidente di una manipolazione ben eseguita. Lo capiamo anche dal fatto che i fondamentali, anche con l’ultima trovata dei “creators coins” sono rimasti poco convincenti.

Tutte le metriche come i nuovi indirizzi sulla rete, il numero di contratti creati, il valore scambiato e il numero di utenti sono in grande ribasso dal lancio della piattaforma. Non c’è nulla che giustifica un pump del 750% in una settimana, se non semplicemente della domanda innescata da chi ha interesse a cavalcare una narrativa di facciata.

Ricordiamo a tal proposito che quando una moneta come Zora perde molta trazione speculativa, come successo fino a poco fa, diventa estremamente semplice far pompare i prezzi perché ci sono tendenzialmente bassi volumi e una scarsa profondità del book