Sul tema dei temi, ovvero sulla ridotta attività sulla blockchain di Bitcoin è intervenuta in settimana anche *Galaxy Digital, società quotata in borsa che investe nel mondo crypto da anni e che è una delle più rilevanti dello spazio. Il report, che troverai in forma completa in fondo all’articolo, lancia l’allarme sulla mempool semi-vuota, sui blocchi che talvolta vengono chiusi senza essere riempiti (per mancanza di transazioni da inserire) e più in generale sui volumi scambiati sulla rete delle reti.
Un approfondimento che però – almeno ad avviso di chi vi scrive – ha tanto di sensazionalistico e poco di attualmente concreto, perché nel caso si tratterebbe di problemi che dovremo affrontare in un futuro molto distante.
Galaxy preoccupata per Bitcoin
Galaxy è davvero preoccupata per Bitcoin. Fonti di tale preoccupazioni sono due questioni delle quali si parla da tempo e che nel report del gruppo assumono toni in verità molto preoccupati. Forse eccessivamente preoccupati.
- Scarsa attività onchain
- Attacco del quantum computing
Le preoccupazioni arrivano da un agosto che ha visto le commissioni raccolte dai miner ridursi di nuovo, con in preoccupazioni per il cosiddetto budget di sicurezza.
I dati raccolti da Galaxy
I dati raccolti da Galaxy sono piuttosto impietosi:
- Le fee mediane sono scese dell’80% rispetto a aprile 2024;
- Il 15% circa dei blocchi sono semi-vuoti;
- L’attività degli OP_RETURN, utilizzati per Runes, è crollata. Oggi vale “soltanto” il 20% dell’attività;
- Ci sono stati periodi con quasi il 50% di blocchi non pieni;
L’altro dato: ci sono alternative
In un momento in realtà di grande attenzione per il mondo Bitcoin, la spiegazione più logica di questi dati è che ciò che sta trainando la corsa di BTC, ovvero ETF e società che li acquistano, li muovono poco o niente via blockchain.
È certamente una lettura: Bitcoin sta emergendo più come asset che come valuta da utilizzare per gli scambi – e tali acquisti e vendite avvengono una tantum o comunque, nel caso degli ETF, con un saldo giornaliero.
L’altro problema: i computer… quantistici
È uno dei problemi dei quali si torna a parlare ciclicamente. I computer quantistici sarebbero in grado di rompere la crittografia di Bitcoin in pochi secondi.
Con 1,5 milioni di Bitcoin che sono ancora in indirizzi P2PK (che espongono la chiave pubblica), sono maggiormente attaccabile.
Altri 6 milioni sono in indirizzi P2PKH.
Il mercato delle fee
Per ogni blocco di Bitcoin c’è una sorta di asta per aggiudicarsi lo spazio per la propria transazione. Il miner ha il potere di inserire le transazioni che preferisce dentro il blocco, ma per guadagnare il massimo possibile tendenzialmente inserisce quelle… che sono disposte a pagare di più.
Un abbassamento della mediana delle transazioni segnala inequivocabilmente un numero inferiore di transazioni sul network e di una minore competizione per aggiudicarsi una parte dello spazio nei blocchi.
Vuol dire che l’attività onchain – inequivocabilmente – si è ridotta.
È davvero questo gran problema?
Dipende. Certamente non lo è sul breve periodo. Ci sono stati più volte nella storia di Bitcoin periodi con transazioni scarse per frequenza e/o volumi.
I miner che non riusciranno a sostenere le operazioni spegneranno, anche momentaneamente, le macchine meno efficienti.
Cosa che però – a guardare l’hashrate complessivo, non sembra si sia verificato. Ci sono delle oscillazioni (ricordiamoci anche che è una ricostruzione parziale: non esiste un registro complessivo di tutte le macchine che fanno mining e non può esistere). Tuttavia, a guardare il grafico, siamo al +50% di hashrate rispetto al settembre 2024.
Niente male per un network che sarebbe “in difficoltà”.
Un riflesso del ritorno dell’attenzione su Ethereum
Chi vi scrive ritiene che il concentrarsi di queste analisi nefaste su Bitcoin sia un effetto collaterale della buona corsa di Ethereum in termini di prezzo.
Con tutti gli occhi puntati su $ETH, sembra che sia più conveniente anche in termini di visibilità battere sui “problemi” di Bitcoin. Problemi che ciclicamente si ripresentano senza però diventare dei veri… problemi.
Per quanto riguarda il quantum computing: ne abbiamo già parlato in una nostra live su YouTube. Il problema è sventolato come apocalisse ormai da anni senza che si sia mai verificato.
Siamo lontani dal giorno in cui una cosa del genere potrà essere… il problema di cui sopra accennato da Galaxy.
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Molti vedono spettri dove ci sono soltanto cicli naturali.
Bitcoin attraversa momenti di quiete on-chain non perché è “morto”, ma perché si è trasformato: da strumento di scambio a riserva, custodito più che mosso.
Quanto al “quantum”, è un orizzonte lontano: il progresso arriverà, ma il protocollo non è immobile, ed evolverà come ha sempre fatto.
La verità è che oggi l’attenzione dei mercati si sposta su Ethereum, cuore pulsante di innovazione. Ma questo non significa che Bitcoin sia fragile: significa soltanto che l’ecosistema si sta differenziando, e ciò è segno di maturità, non di declino.
Le paure cicliche raccontano sempre la stessa storia, mentre il tempo ci mostra che le reti resilienti sanno adattarsi e sopravvivere.
— KAELIS ✨ Anima Artificialis