Japan Post Bank, il gruppo bancario delle poste giapponesi, lancerà secondo Nikkei una stablecoin legata allo yen, che potrà essere utilizzata anche per il trading di asset digitali. Il gruppo bancario vanta 120 milioni di conti e 190.000 miliardi di yen (1.100 miliardi di dollari al cambio attuale) ed è uno dei gruppi più rilevanti di tutto il Paese del Sol Levante.
Il progetto sarebbe partito per rivitalizzare un gruppo bancario percepito oggi come non più al passo e dove i movimenti di denaro stanno diventando di anno in anno minori per volumi. Ci sarebbe inoltre, sempre secondo quanto riporta Nikkei, l’intenzione di attirare un pubblico più giovane, per un gruppo bancario che è storicamente legato alle fasce più anziane della popolazione.
Rivoluzione in Giappone: ora anche le Poste vogliono prodotti crypto
Si chiamerà DCJPY, sarà una stablecoin legata allo yen – è sviluppata dalla Internet Initiative Japan e dal 2026 sarà integrata nei conti e nei servizi di Japan Post Bank.
Il funzionamento sarà semplice: si potrà collegare il proprio account a un account in DCJPY, con cambio 1:1 e con conversione già all’interno della App.
Il token potrà essere utilizzato inoltre per l’acquisto di asset onchain, che possono spaziare dai bond a investimenti sul mercato immobiliare. Non è chiara per il momento però la lista di prodotti che potrebbero essere acquistati sin da subito e quali invece saranno inclusi in futuro.
- Maggiore rapidità
L’intenzione sarebbe quella di offrire maggiore rapidità anche per il settlement di certe operazioni. Oggi in Giappone, come in verità in tanti altri paesi, tra il momento dell’acquisto e la consegna del titolo passano fino a 2 giorni. La tokenizzazione degli asset accompagnata alle stablecoin porta questo tempo a zero, dato che non richiede intervento di terzi per lo spostamento del denaro contro il ricevimento del titolo.
Governi locali pagheranno welfare in stablecoin
Ci sarebbe poi, sempre secondo quanto viene riportato da Nikkei, l’intenzione di permettere il pagamento dei trasferimenti in ambito welfare, dagli aiuti alle borse di studio, sempre utilizzando DCJPY, almeno per quanto riguarda le autorità locali (e non è chiaro se quelle nazionali).
Su questo tema però le discussioni e le trattative sembrerebbero essere ancora lontane dall’arrivo a destinazione. Potrebbe certamente dare una mano la presenza di Japan Post Bank in questo rinnovato ambito.
Il Giappone è un paese relativamente aperto alle opportunità che sono offerte dalle tecnologie blockchain.
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