L’inflazione è leggermente inferiore alle aspettative, che erano fissate al +3,1% sia per quanto riguarda l’inflazione CORE sia per quella CLASSICA. E invece abbiamo avuto un 3,0% per entrambe le letture. Un dato dunque migliore delle aspettative sia in virtù del possibile riavvicinamento verso il target del 2%, sia invece rispetto a quanto si aspettavano i mercati. Mercati che tra le altre cose prezzano già al 100% o quasi tagli sia a ottobre, sia invece a dicembre.
Bitcoin, Ethereum e il resto del mercato crypto rispondono in modo positivo al dato, confermando un’attesa importante per quanto concerneva questo dato, che nonostante gli ultimi atteggiamenti di Fed rimane uno dei più importanti per cercare di anticipare la politica monetaria negli Stati Uniti.
Buona reazione delle crypto
È buona la reazione, alla notizia di un’inflazione leggermente inferiore alle aspettative, da parte dei principali asset del mondo crypto. Ethereum, ma anche $XRP, BNB, Solana, Cardano e tante altre rispondono guadagnando oltre l’1% rispetto ai prezzi precedenti il dato.
Rimarrà poi da giudicarsi con maggiore attenzione i movimenti a borse americane aperte, in quella che stata una settimana densa di preoccupazioni anche in virtù di questo dato.
Rimangono poi altre questioni, che non potranno essere risolte a breve e che come evidenzia Alex Lavarello all’interno del suo ultimo video di approfondimento, spingono uno po’ a investire al buio. Lo shutdown infatti ha ridotto in modo significativo la quantità di dati macro che arrivano ai mercati e che possono essere utili per capire in quale direzione stiamo andando.
Cosa cambia ora?
I mercati continuano a prezzare due tagli pressoché certi nei prossimi appuntamenti di Federal Reserve e del FOMC, previsti uno per la fine di ottobre (il 29) e l’altro invece per il 10 dicembre. Sarà ora curioso vedere però non la reazione di breve periodo, ma piuttosto la traiettoria che potrebbero assumere certe aspettative in seguito a ulteriori dati, che dovrebbero iniziare di nuovo a fluire al superamento dello shutdown.
Non cambia granché, nonostante i dati appena usciti, rispetto a quanto ci siamo detti questa mattina: Federal Reserve continuerà con ogni probabilità a difendere più il mercato del lavoro che la stabilità dei prezzi, cosa che dovrebbe orientare la più potente delle banche centrali a livello mondiale verso un atteggiamento più dovish.
Rimangono inoltre aperte le questioni politiche, per il momento assopite dal fatto che Fed ha regalato un taglio nel corso dell’ultimo incontro e che probabilmente continuerà a offrirne fino a fine 2025.
Partita che si riaprirà però a partire dalla prima riunione del 2026, che rimane per ovvi motivi più incerta negli esiti rispetto alle due che rimangono per il 2025.
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