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BITCOIN SVIZZERA

Parla banca svizzera: Bitcoin ok, ma serve QUESTO per volare

Il mondo degli investimenti è cambiato, ma serve altro per vedere Bitcoin e crypto OVUNQUE.

Gli investitori, anche tradizionali, non disdegnano più il mondo degli asset digitali. All’interno però di questo vasto mondo (che conta migliaia di asset), stanno operando delle importanti distinzioni. Lo conferma l’ultimo report di Sygnum, istituto bancario svizzero concentrato proprio su questo comparto. Si parla di diversificazione all’interno di strategie comunque basate su asset tradizionali, così come di preferenza per Bitcoin rispetto al mondo altcoin.

Scelta comprensibile: non solo Bitcoin ha trovato subito una narrativa comprensibile per gli investitori tradizionali (quella di oro digitale), ma ha anche avuto appoggio – aggiungiamo noi – da parte di venue storiche del mondo dei fondi, come appunto ha fatto BlackRock, con Larry Fink che almeno nei primi mesi di vita del suo ETF, si è presentato più volte in pubblico a difendere la bontà dell’asset sottostante.

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La narrativa dello store of value funziona

Un primo punto: la narrativa dello store of value – che pur affronta soltanto uno degli aspetti di Bitcoin – sembrerebbe funzionare. Fa il paio con almeno due trend molto popolari del mondo degli investimenti di oggi. Quello del debasement trade e quello della de-dollarizzazione. Non sappiamo – così come non sanno gli investitori – se gli eventi che dovrebbero rendere questo investimento proficuo si verificheranno, ma un’esposizione su $BTC comunque non può guastare.

  • Allocazioni ritardate nel quarto trimestre del 2025

Forse però di più interessante nel report di Sygnum è la segnalazione di un ritardo nelle allocazioni previste per la fine del 2025. A giocare contro è il ritardo accumulato da certi ETF, sia per l’ingresso di un nuovo regime di approvazione negli USA, sia perché appunto tali prodotti (gli ETF sulle alt) sono arrivati per ora soltanto su Solana, Hedera e Litecoin.

  • Sì a strategie ibride o a gestione attiva

Oltre agli ETF che offrono esposizione su un solo asset con una gestione passiva, ci sono poi i popolari prodotti a gestione attiva o con portafoglio ibrido. Sono fondi che decidono di comprare e vendere autonomamente prodotti finanziari legati alle crypto e che cercano appunto di selezionare vincitori e eliminare sconfitti da una competizione che si sta facendo molto accesa.

Buone performance, rileva l’istituto svizzero – anche per i prodotti ibridi, che accompagnano al sottostante in crypto prodotti che arrivano dai mercati tradizionali, tipicamente l’oro, ma non solo.

Serve altra chiarezza sul piano regolamentare

Negli Usa così come in Europa, dove si inizia a discutere di eventuali modifiche al MiCA, passando per il Regno Unito, dove soltanto ieri è arrivata una proposta “shock” per le stablecoin – la regolamentazione è ancora eccessivamente lacunosa per diversi investitori del mondo tradizionale.

Una chiarezza però che dovrebbe essere maggiore già nella prima parte del 2026. Aggiungiamo noi che pur a rilento si stanno facendo passi avanti negli USA, passi avanti che sono confermati anche dall’arrivo di diversi istituti bancari nel settore.

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