FRASCATI (ROMA) – Dopo la mia ultima intervista in merito al regime amministrato e l’approfondimento del collega Francesco Galella sul sistema antitruffa che ha salvato oltre 2 milioni di euro, torniamo a parlare con Alessandro Ronchi, co-CEO di Cryptosmart, per approfondire gli elementi distintivi che caratterizzano questo exchange italiano in un mercato sempre più competitivo e regolamentato.
Con l’entrata in vigore del regolamento MiCA e l’imminente aumento della tassazione sulle criptovalute dal 26% al 33% previsto per gennaio 2026, il settore degli exchange crypto in Italia si trova di fronte a una fase di profonda trasformazione. Cryptosmart – questo il suo sito – ha scelto di puntare su una strategia chiara: essere l’exchange di riferimento per gli investitori italiani che cercano assistenza qualificata, protezione dalle truffe e piena conformità fiscale.
La partnership strategica con Banca Popolare di Cortona, entrata nel capitale sociale con il 5,1% a gennaio 2025, rappresenta un segnale significativo della crescente convergenza tra finanza tradizionale e digital asset. Ma quali sono i servizi concreti che nascono da questa collaborazione? E come può un exchange italiano competere con i colossi internazionali quando il regolamento MiCA livellerà il campo di gioco normativo in tutta Europa?
Abbiamo posto queste e altre domande strategiche ad Alessandro Ronchi, esplorando temi cruciali come l’assistenza telefonica in un’era di chatbot, i vantaggi fiscali del trading crypto-to-crypto in Italia, l’evoluzione del sistema antitruffa verso l’intelligenza artificiale, e la sostenibilità competitiva del modello Cryptosmart in un contesto di crescente pressione fiscale e competizione internazionale.
L’investimento della Banca di Cortona
Domanda 1: A gennaio 2025 Banca Popolare di Cortona ha acquisito il 5,1% di Cryptosmart, diventando la prima banca tradizionale italiana a investire direttamente in un exchange cripto. Al di là del valore simbolico, quali sono i servizi concreti che state sviluppando insieme? E soprattutto: cosa convince una banca cooperativa fondata nel 1881 a scommettere su un settore che molti istituti bancari italiani hanno tradizionalmente evitato o ostacolato?
Risposta: L’ingresso di Banca Popolare di Cortona nel nostro capitale non è un’operazione di immagine, ma un progetto industriale molto concreto. A gennaio 2025 la banca ha sottoscritto il 5,1% di Cryptosmart in un aumento di capitale complessivo da 3,5 milioni di euro, diventando la prima banca tradizionale italiana a entrare direttamente nel capitale di un exchange crypto.
I cantieri aperti insieme sono principalmente due:
- Prodotti congiunti per la clientela della banca o stiamo progettando soluzioni che permettano ai correntisti di Banca Popolare di Cortona ed al sistema bancario in genere di accedere al mondo dei digital asset attraverso un partner specializzato, senza doversi “arrangiare” con piattaforme estere, spesso prive di supporto in italiano; o l’idea è semplice: la banca mantiene la relazione di fiducia con il cliente, Cryptosmart porta tecnologia, infrastruttura e knowhow specifico sulle cripto.
- Compliance, MiCA e governance o la presenza di un azionista bancario ci aiuta a strutturare processi, controlli interni e requisiti patrimoniali in linea con gli standard richiesti ai CASP da MiCA; al tempo stesso, noi offriamo alla banca un laboratorio privilegiato su cui sperimentare servizi legati ai digital asset rimanendo pienamente dentro il perimetro regolamentare.
Perché una banca cooperativa fondata nel 1881 fa questa scelta? Non è una scommessa sul trading speculativo, ma una scelta di posizionamento strategico: i clienti – famiglie e PMI – chiedono sempre più spesso come esporsi alle criptovalute in modo regolamentato. Con MiCA e con la nuova disciplina fiscale italiana, il quadro normativo è oggi molto più chiaro e vicino a quello degli strumenti finanziari tradizionali.
Assistenza telefonica, prevenzioni frodi e contatto diretto con il cliente
Domanda 2: Cryptosmart è tra i pochissimi exchange al mondo a offrire assistenza telefonica diretta. I vostri competitor internazionali – da Binance a Coinbase a Kraken – si affidano esclusivamente a chatbot, ticket e email, con tempi di risposta che in alcuni casi raggiungono settimane. Ma l’assistenza umana ha un costo: come giustificate economicamente questa scelta? Avete dati sul valore che questo servizio genera in termini di retention, prevenzione frodi, o conversione di clienti con patrimoni importanti?
Risposta: Dal 2024 Cryptosmart è uno dei pochissimi exchange regolamentati ad offrire supporto diretto via telefono, oltre che via chat, con numerazione italiana ben visibile sul sito. Dal punto di vista economico lo consideriamo un investimento, non un costo “di servizio”:
- Conversione e onboarding
Molti clienti ci chiamano prima ancora di fare il primo bonifico. La possibilità di parlare con una persona, in italiano, che spiega KYC, sicurezza, regime fiscale, vale più di qualunque banner. È lì che si decide se un potenziale cliente ci affida poche centinaia di euro o una parte rilevante del proprio patrimonio.
- Retention e patrimonio medio
I clienti che hanno avuto almeno un contatto umano con il nostro team tendono a:
- restare più a lungo;
- utilizzare più servizi (staking, pagamenti, regime amministrato);
- concentrare presso di noi una quota maggiore del loro portafoglio crypto.
Non posso divulgare numeri precisi, ma internamente vediamo con chiarezza che il valore medio di vita (LTV) di questi clienti giustifica ampiamente il costo della struttura.
- Prevenzione frodi e chargeback
La voce umana è anche il primo “filtro” contro le truffe: quando un cliente ci chiama confuso perché qualcuno lo sta spingendo a inviare fondi per “recuperare” perdite pregresse, è il nostro team a bloccare l’operazione. È anche grazie a questo presidio che siamo riusciti a evitare che circa 2 milioni di euro finissero in truffe di tipo recovery room, proteggendo oltre 360 clienti.
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Il difficile tema della normativa fiscale in Italia
Domanda 3: La normativa fiscale italiana prevede che gli scambi diretti tra criptovalute (BTC/ETH, ETH/SOL, ecc.) non costituiscano evento imponibile, a differenza della conversione in euro che genera tassazione al 26%. Nel Regno Unito e in Germania ogni swap crypto-to-crypto è invece tassabile. Per un trader attivo che riequilibra il portafoglio più volte all’anno, questo può significare differenze enormi di efficienza fiscale.
Cryptosmart offre coppie di trading dirette crypto-to-crypto o i vostri clienti devono passare per EUR? E soprattutto: quanti italiani sono consapevoli di questo vantaggio competitivo dell’Italia rispetto ad altre giurisdizioni?
Risposta: Per quanto riguarda Cryptosmart, oggi la liquidità principale è concentrata sulle coppie contro euro (BTC/EUR, ETH/EUR, ecc.), perché il primo bisogno della maggior parte dei clienti italiani è ancora quello di entrare e uscire dal mondo crypto rispetto al conto corrente in banca.
Tuttavia per i trader gli scambi diretti tra criptovalute (BTC/ETH, ETH/SOL, ecc.) non costituiscano un evento imponibile fiscale consentito dalla legislazione italiana rispetto ad alcune estere; avere un intermediario che calcola in modo corretto la tassazione e versa le imposte per conto dell’utente, evitando errori di autocompilazione che possono costare sanzioni pesanti, rappresenta un elemento di grande valore.
Quanti italiani sono consapevoli di questo “vantaggio competitivo” dell’Italia? Onestamente, una minoranza. La maggior parte delle richieste che riceviamo su tasse e regime amministrato parte da zero: bisogna spiegare in maniera accurata come avviene il calcolo della plusvalenza e della relativa tassazione, il tema del costo medio ponderato, la compensazione delle minusvalenze. È proprio per colmare questo gap che stiamo investendo molto in contenuti educativi e supporto fiscale in italiano in ottica di lancio del servizio amministrato dal 1 gennaio 2026.
Il tema della protezione e sicurezza dei fondi crypto
Domanda 4: Avete “salvato” 2 milioni di euro proteggendo 360 clienti dalle truffe recovery room, risultato straordinario. Il vostro sistema combina videochiamate, questionari, e autodichiarazioni video. Ma questa procedura, per quanto efficace, introduce inevitabilmente attrito per l’utente—specialmente al primo prelievo. Avete misurato il tasso di abbandono? E state sviluppando componenti di machine learning o AI per identificare pattern comportamentali sospetti in modo proattivo, prima ancora della videochiamata? Gli exchange internazionali utilizzano sempre più AI per il fraud detection: come vi posizionate su questo fronte?
Risposta: Le recovery room sono uno dei mali peggiori del settore: truffatori che ricontattano persone già truffate promettendo di “recuperare” i fondi perduti, in cambio di nuovi versamenti. In questo contesto la scelta per noi è stata netta: meglio più attrito che un prelievo in più finito a un criminale. Il nostro protocollo antifrode combina: videochiamata con un operatore umano al primo prelievo, questionario antifrode, self- declaration.
Grazie a questo approccio abbiamo impedito che circa 2 milioni di euro venissero persi in truffe, proteggendo oltre 360 clienti – con un impatto enorme in termini di vite e patrimoni personali. È chiaro che questa procedura introduce attrito, soprattutto per chi è abituato all’istantaneità del mondo digitale.
Cosa vediamo nei dati interni? La grande maggioranza degli utenti completa la procedura di videoverifica senza problemi una volta spiegato il perché: quando raccontiamo esplicitamente il tema delle truffe, il sentimento prevalente è la gratitudine, non la frustrazione. Sul fronte tecnologico, siamo molto lontani dall’idea di “AI che decide tutto da sola, gli exchange internazionali hanno iniziato ad applicare l’AI al fraud detection in modo massivo. Noi preferiamo posizionarci come ibrido: sfruttiamo i dati e gli algoritmi dove funzionano, ma ci assumiamo la responsabilità di guardare in faccia il cliente – anche a costo di rallentare un po’ il flusso operativo.
Un tema mai banale nel mondo crypto: il regime amministrato
Domanda 5: Siete stati pionieri nell’implementare il regime amministrato per le criptovalute, con avvio previsto per gennaio 2026. L’offerta promozionale (gratuita a vita per chi trasferisce o acquista almeno €1.000 entro ottobre 2025) è scaduta da poco. Quali sono i numeri reali? Quanti clienti hanno aderito? E soprattutto: come state gestendo la complessità operativa della documentazione richiesta dall’Interpello 135/2025 per dimostrare la titolarità dei wallet? Altri exchange italiani come ad esempio Conio stanno implementando il regime amministrato—la finestra di vantaggio competitivo si sta chiudendo?
Risposta: Il regime amministrato sulle criptoattività è il tassello che mancava per avvicinare davvero questo mondo al risparmio gestito tradizionale. Dal 1° gennaio 2026 Cryptosmart opererà come sostituto d’imposta, calcolando e versando automaticamente le imposte sulle plusvalenze per conto dei clienti che hanno optato per questo regime. La nostra promozione – regime amministrato gratuito a vita per chi trasferisce o acquista almeno 1.000 euro entro una certa data – è stata inizialmente annunciata con scadenza ottobre 2025 e poi prorogata a fine novembre 2025 per rispondere alla forte domanda.
Sui numeri posso dire questo:
- l’adesione è stata molto superiore alle aspettative, sia in termini di numero di clienti sia – soprattutto – di patrimonio medio per cliente;
- la richiesta maggiore arriva dai contribuenti che hanno già sperimentato la complessità di quadro RW, quadro RT, IVCA e ravvedimenti vari: per loro l’idea di “delegare tutto” a un intermediario regolamentato italiano è estremamente attraente.
La crypto-regolamentazione MiCA
Domanda 6: Con l’entrata in vigore piena di MiCA, Cryptosmart come gli altri exchange italiani deve ottenere la licenza CASP entro luglio 2026. Una volta ottenuta, avrete il “passaporto europeo” per operare in tutti i 27 stati membri. È una opportunità enorme—ma anche Binance, Coinbase e Kraken stanno ottenendo licenze MiCA. Quando il campo normativo sarà livellato, cosa impedirà ai giganti internazionali con liquidità profonda e brand globale di dominare anche il mercato italiano? Il regime amministrato e l’assistenza telefonica saranno sufficienti come barriere difensive?
Risposta: Cryptosmart vuole essere per l’utente italiano l’equivalente di una banca locale altamente specializzata nei digital asset:
- assistenza telefonica in italiano, con persone che conoscono normativa e prassi locali;
- regime amministrato integrato, con calcolo e versamento automatico delle imposte e gestione IVCA;
Il regime amministrato e l’assistenza telefonica non sono le uniche barriere, ma rappresentano un “muro culturale” non banale: replicare in modo credibile un modello di servizio ultralocalizzato, in lingua, con personale formato sulla normativa italiana, è costoso e spesso poco attraente per chi opera su scala globale.
Cryptosmart vuole essere l’interlocutore di riferimento in Italia per chi vuole detenere e utilizzare criptoattività in modo conforme, fiscalmente corretto e con qualcuno a cui poter letteralmente telefonare quando ha un dubbio. Su questo tipo di clientela crediamo di poter competere a lungo, anche in un contesto MiCA pienamente maturo.
Cenni e aspettative sul futuro tassativo di Bitcoin e crypto in Italia
Domanda 7: Dal 1° gennaio 2026 la tassazione sulle plusvalenze crypto passerà dal 26% al 33%, tra le aliquote più alte d’Europa. La Germania offre esenzione totale dopo un anno di detenzione, il Portogallo e Malta hanno aliquote zero o minime per i long-term holder. Come co-CEO e CFO di Cryptosmart, teme un’emigrazione fiscale dei clienti con patrimoni importanti verso giurisdizioni più favorevoli? O al contrario, il regime amministrato—che automatizza completamente gli obblighi fiscali—diventa ancora più prezioso proprio quando la complessità e l’aliquota aumentano?
Risposta: Come coCEO e CFO non mi illudo: una parte degli investitori più sofisticati continuerà a valutare soluzioni di ottimizzazione internazionale, soprattutto su patrimoni molto elevati. Fa parte del gioco, così come accade per altri asset finanziari.
Allo stesso tempo, però, la combinazione tra:
- quadro normativo più stringente (Interpello 135/2025, focus su documentazione, costo medio, IVCA);
- obblighi dichiarativi pesanti e rischio sanzioni in caso di errori rende per la grande maggioranza dei contribuenti italiani molto più razionale restare nel perimetro nazionale e delegare la parte fiscale a un intermediario che funge da sostituto d’imposta.
Paradossalmente, più le regole diventano complesse, più aumenta il valore percepito del regime amministrato;
- chi rimane in Italia può concentrarsi sulle proprie scelte di investimento, sapendo che qualcuno calcola e versa imposte e IVCA, gestisce le minusvalenze e conserva la documentazione probatoria;
- il costo del servizio – e nel nostro caso la possibilità di averlo gratuito a vita in presenza di determinate condizioni – diventa marginale rispetto al rischio di errori o inadempienze.
Quindi no, non temo una “fuga di massa” dei clienti; mi aspetto piuttosto una polarizzazione:
- una minoranza di grandi patrimoni che valuta seriamente il cambio di giurisdizione;
- una grande maggioranza di contribuenti che resta in Italia e per cui servizi come il nostro diventano ancora più essenziali, proprio perché tolgono dal tavolo la parte più ansiogena: il rapporto con il Fisco.
Considerazioni a margine dell’intervista
L’intervista con Alessandro Ronchi mette in luce – ancora una volta – una strategia di posizionamento chiara: l’exchange crypto Cryptosmart non compete sul volume o sulla varietà di criptovalute offerte, ma sulla qualità del servizio, sulla conformità normativa e sulla protezione del cliente italiano.
In un mercato dove i giganti internazionali dominano per liquidità e brand recognition, l’exchange italiano ha scelto di presidiare nicchie ad alto valore: investitori con patrimoni importanti che cercano assistenza qualificata, clienti che vogliono semplificare la compliance fiscale attraverso il regime amministrato, e utenti preoccupati dalle truffe sempre più sofisticate che colpiscono il settore crypto.
La partnership con Banca Popolare di Cortona non è solo un investimento di capitale, ma rappresenta un ponte tra due mondi—quello della finanza tradizionale regolamentata e quello degli asset digitali emergenti—che stanno rapidamente convergendo sotto l’ombrello normativo di MiCA.
Tuttavia, le sfide restano significative. L’aumento della tassazione al 33% dal 2026 potrebbe spingere alcuni investitori verso giurisdizioni più favorevoli. La competizione con gli exchange internazionali che otterranno licenze MiCA si intensificherà. E la sostenibilità economica di un modello ad alta intensità di servizio dovrà dimostrarsi nel tempo.
Cryptosmart scommette che in un mercato maturo e regolamentato, la prossimità al cliente, la lingua italiana, l’assistenza umana e la conformità fiscale automatizzata varranno più della liquidità profonda e delle fee competitive. È una tesi interessante, che nei prossimi mesi sarà messa alla prova dal mercato e dalla concorrenza europea.
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