C’è un indicatore che racconta la crisi del mondo crypto di queste ultime settimane e che sta accelerando durante quest’ultima. È il Coinbase Premium Index, ovvero l’indice dei prezzi praticati su Coinbase rispetto a quelli degli altri exchange. È un buon indicatore – in genere – della domanda che arriva dagli USA, mercato dove Coinbase ha la massima rilevanza.
Siamo in rosso da tempo – cosa che segnala prezzi più bassi su Coinbase e che di conseguenza segnala la fonte – almeno in parte – di questa fase di crisi. Una minore domanda dagli USA, che farebbe il paio con le altre analisi che abbiamo pubblicato nel corso degli ultimi giorni.
Mancano gli USA
Dall’equazione – ma sembrerebbe evidente a guardare i movimenti di prezzo intraday – mancano gli USA. Sono gli stessi Stati Uniti che tra ETF e DAT hanno contribuito in larga parte a sostenere il prezzo di Bitcoin e delle criptovalute.

A testimoniarlo è anche il premium di Coinbase, ovvero la distanza dei prezzi praticati su Coinbase rispetto a quelli degli altri exchange. Dato che i prezzi si formano liberamente, in passato questo ha segnalato sempre o quasi una domanda più fiacca negli States.
Sono dati che fanno il paio poi con la pessima performance delle borse USA, che per quanto i maggiori indici siano vicini al top, sta mostrando qualche scricchiolio.
Una possibile lettura
Bisognerebbe forse accordarsi alla lettura di Gracy Chen che indica negli USA il centro nevralgico per indirizzare i prossimi movimenti di Bitcoin. È la liquidità USA che conta, sono gli orientamenti dei mercati USA a modificare il sentiment e saranno in ultimo, aggiungiamo noi, le decisioni di Federal Reserve ad aiutare o meno un recupero.
Una situazione da seguire da vicino, mentre gli ETF su Bitcoin e Ethereum ieri hanno perso ancora capitale, mentre quelli su Solana e Ripple – che approfittano del fattore novità – continuano invece ad accumularlo.
I dati macro in ritorno questa settimana saranno probabilmente molto più importanti di tutti gli altri del 2025. E sarà un ritorno alla normalità sul quale puntano tanti investitori.
Perché il premium?
Perché nonostante le attività di arbitraggio tengano i mercati relativamente ancorati, rimane uno spread tra diversi exchange nella misura in cui la distanza sia troppo tenue per innescare appunto l’intervento del trading automatico di arbitraggio.
Il segnale rimane dunque buono – per quanto non esplicativo dell’intera situazione.
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