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Stablecoin: +102% in Europa. Italia ULTIMA in un settore NULLO in EU

Buoni i numeri, ma solo se si guarda alle percentuali.

Un nuovo studio pubblicato da DECTA e intitolato Euro Stablecoin Trends Report 2025: Cosa è cambiato dopo il MiCA ha indicato dati aggregati in netto miglioramento sulle stablecoin legate all’euro, successivamente all’introduzione del primo framework legale entro il quale possono muoversi con chiarezza questi prodotti.

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I numeri sono – relativamente – importanti. In 12 mesi la capitalizzazione di mercato delle stablecoin legate all’euro è infatti aumentata del 102%, contro una contrazione del 48% nell’anno precedente all’introduzione del MiCA.

I numeri saranno anche in crescita anche se…

La crescita è importante, secondo i dati raccolti da DECTA, ma parte da basi veramente modeste. E – dovrebbe essere chiaro a chiunque abbia dimestichezza con il calcolo percentuale – che aver perso il 48% lo scorso anno e aver poi fatto il 102% riporta di fatto la situazione a quella di due anni fa, senza che ci sia una crescita significativa delle tecnologie stablecoin legate all’euro.

Siamo infatti a 500 milioni di dollari circa di capitalizzazione – secondo i calcoli effettuati a maggio 2025 – contro un mercato che negli Stati Uniti si aggira intorno ai 300 miliardi di dollari. In altre parole, per ogni euro in stablecoin che circola, ce ne sono 600 in dollari.

Recuperare, nonostante le aperture, non sarà semplice, dato lo scarso interesse che questi strumenti continuano a riscuotere sia per l’utilizzo diretto per gli acquisti in Europa, sia invece per il trading, dove rimane assolutamente maggioritario l’utilizzo di stablecoin come USDC e USDT (per quanto quest’ultimo non possa essere offerto dagli exchange registrati in Europa).

Altri dati interessanti

In Italia l’interesse post-MiCA per le stablecoin sembrerebbe, sempre secondo i dati diffusi da DECTA, essere stato convertito in un aumento delle ricerche a tema del 313%. Anche qui però a rischiare di rappresentare in modo inadeguato la situazione reale è l’utilizzo delle percentuali.

Sarà anche vero infatti che sono cresciute in modo importante le ricerche in Italia a tema stablecoin, ma sempre dai dati raccolti da DECTA appare come assolutamente evidente una posizione dell’Italia tutto fuorché edificante.

italia fanalino
L’Italia…

Poco interesse, in un Paese dove anche i grandi gruppi bancari e dei pagamenti hanno fatto fino a oggi relativamente poco. Qualcosa però ha iniziato a muoversi nelle ultime settimane, a partire dalla partecipazione di UniCredit a un consorzio che oggi conta 10 banche internazionali proprio al fine di lanciare una stablecoin legata all’euro – così come è arrivato l’impegno di Bancomat.

Sono intermediari con i quali gli italiani hanno maggiore familiarità. Saranno sufficienti per permettere all’Italia di recuperare?

Perché se è vero che siamo un popolo di santi, navigatori e poeti, è altrettanto vero che abbiamo dato il nostro meglio, in passato, anche e soprattutto nel settore dei pagamenti bancari.

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