Questa mattina la comunità di Ethereum si è svegliata con il prezzo di ETH in rialzo dell’8% e il burn rate del token tornato a livelli deflazionistici, il tutto dopo aver completato con successo l’hard fork Pectra. In molti hanno subito collegato il dato dei token burnati con il nuovo aggiornamento, credendo che qualche EIP appena implmentato abbia miracolosamente aumentato il consumo ed il prezzo del gas.
In realtà si tratterebbe solo di un bug di “Ultrasound.money”, nota dashboard di analisi che mostra dati monetari relativi alla blockchain di Ethereum. Sembrava troppo bello per essere vero, visto e considerato anche che Pectra non ha introdotto features economiche che vanno, almeno direttamente, ad aumentare il tasso di ETH bruciati.
Aggiornamento Pectra su Ethereum: ETH torna a bruciare più di quanto emesso dal network (o forse no)
Subito dopo il grande debutto di Pectra, entrato ufficialmente in mainnet nella giornata di ieri, gli utenti Ethereum hanno iniziato a pubblicare su X dei post alquanto ambigui. Si parlava del fatto che ETH fosse tornata deflazionistica, riprendendo finalmente quella condizione introdotta inizialmente con l’hard fork London ed il famoso l’EIP-1559.
Da diverso giorni infatti il burn rate della rete, ovvero la quantità di ETH bruciati, era sceso ai minimi del 2025, accompagnato da un’attività on-chain poco florida. Di conseguenza, con pochi scambi sulla blockchain di Ethereum, il network emetteva più token ( block reward) rispetto a quelli che venivano estromessi dalla circulating supply con un burn, ergo appariva come inflazionistico.
Stamattina però, tutto d’un tratto Ethereum è tornato a bruciare token a ritmo serrato, riportando in auge la tanto amata condizione deflazionistica che da tempo si era persa. A prima vista, secondo quanto emerso dalle chart di Ultrasound.money, sembrava che la rete aveva fatto fuori ben 40.000 ETH (pari a $78 milion) contro i circa 1.700 ETH emessi come ricompensa quotidiana ai validatori
Da uno sguardo più attento però, si poteva osservare che in realtà gli ETH esclusi dalla circolazione non erano quelli relativi al burn, ma quelli emessi dal network stesso. In altre parole ( assai fantasiose) Ethereum invece che premiare i validatori con nuovi token li puniva togliendo loro parte degli ETH messi in stake. Tutto completamente assurdo! Nel mentre Ethereum segnava un tasso di deflazione pari al -11,5% all’anno.
Il bug di Ultrasound Money: la community a gran voce “don’t fix it”
Ovviamente non serve uno scienziato per capire che tutto ciò mostrato da Ultrasound.money riguarda la situazione deflazionistica di Ethereum, era solo uno stupido bug. L’aggiornamento Pectra infatti, per quanto possa risultare FONDAMENTALE per la crescita del network, non prevedeva alcuna miglioria lato incentivo della domanda del network.
In altri termini, Pectra non ha innescato le condizioni per cui, si sarebbe dovuto registrare un’attività di rete più ampia tale da innalzare il consumo ed il prezzo del gas, il che avrebbe fatto aumentare il burn rate. Questo è stato invece il caso, ad esempio, dell’aggiornamento London introdotto nell’agosto 2021, dove per la prima volta si è creata una pressione deflattiva sull’offerta di ETH.
Tutto da rifare quindi: il burn non è reale ed Ethereum non è tornata a macinare numeri monster come nel 2021. Alcuni utenti, ormai fomentati dal dato letto, hanno chiesto agli sviluppatori di non fixare il bug, facendo finta che Ethereum fosse davvero diventata deflazionistica. D’altronde si arrivava da un momento difficile per ETH, dunque sembrava crudele rovinare un sogno così bello. Perfavore Vitalik: “DON’T FIX IT”.
Scherzi a parte, ci vorrà ben altro per portare il consumo del gas e la congestione di rete a livelli tali da far tornare ETH così deflattivo. Servirà una narrativa forte che possa attrarre nuova utenza e portare in up la richiesta di blockspace. Quantomeno godiamoci il pump del prezzo di ETH, che non era così scontato. Speriamo che almeno questo non sia un bug!