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Chiesti 13 miliardi di danni a Binance: gli investitori in Bitcoin SV sono infuriati. “Senza delisting oggi saremmo al top”

Binance rischia di pagare 13 miliardi in danni agli investitori di BSV. Cosa sta succedendo nel Regno Unito.

Le questioni legali che riguardano direttamente o indirettamente Bitcoin SV non sono ancora finite, nonostante la sconfitta di Craig Wright, che ha – senza successo – dichiarato di essere Satoshi Nakamoto e che si è visto respingere tale claim dalle corti inglesi. Questa volta la questione legale non riguarda direttamente il fondatore (e impostore) australiano, ma gli investitori in $BSV.

Questi infatti hanno avanzato una richiesta di danni verso Binance per 13 miliardi di dollari circa. Una somma mostruosa ricavata da un calcolo che tanti troveranno invero curioso.

Gli investitori in BSV contestano infatti a Binance la rimozione dai propri listini della criptovaluta in questione – effettivamente avvenuta. Tale rimozione, dicono gli avvocati di questi investitori, avrebbe causato loro mancati guadagni per 13 miliardi di dollari.

Senza il delisting, oggi sarebbe come Bitcoin

Il calcolo bizzarro arriva dalla convinzione, sostenuta in tribunale, che senza il delisting da parte di Binance, la criptovaluta in questione sarebbe diventata una delle top e avrebbe pertanto raggiunto la stessa capitalizzazione di mercato di Bitcoin.

Un cosa tutta da dimostrare e che però ha portato diversi investitori in BSV a muovere accuse pesanti a Binance e a chiedere – incredibile ma vero – 13 miliardi di dollari circa di risarcimento da Binance.

Le corti inglesi non hanno accolto la richiesta di Binance di evitare di portare in tribunale una questione del genere, che secondo il popolare crypto exchange sarebbe coperta dalle regole sulla market migration – gli investitori erano stati avvisati per tempo e avrebbero potuto continuare a scambiare BSV altrove.

Questo non vuol dire però che i giudici abbiano dato ragione agli investitori di BSV. Semplicemente se ne dovrà discutere davanti a un giudice, per una richiesta di danni che sarebbe la più grande di sempre non solo nel settore crypto, ma se dovesse andare in porto anche per il mondo finanziario classico.

BSV = tribunali

Che si sia o meno degli appassionati di BSV, è indubbio che tale progetto abbia avuto più eco nei tribunali che tra gli appassionati crypto.

Il suo fondatore, Craig Wright, ha affermato più volte di essere Satoshi Nakamoto e di aver pertanto continuato la sua opera di “miglioramento” di Bitcoin. Dichiarazioni che sono state accompagnate da cause legali contro gli sviluppatori di Bitcoin e contro praticamente qualunque società si sia avvicinata allo sviluppo e all’implementazione di Bitcoin nei propri servizi.

Cause che hanno dato il tormento a sviluppatori e sostenitori di Bitcoin che non potevano contare sul denaro quasi infinito del primo sostenitore di Wright, quel Calvin Ayre che dopo aver fatto una fortuna con i casinò online ha sostenuto prima lo sforzo di BSV, poi quello di Wright nel sostenere di essere Satoshi Nakamoto.

I tribunali gli hanno dato torto, ma questo non sembrerebbe aver fermato la fame e sete di giustizia degli appassionati di BSV. In mezzo – come negli altri casi – ancora una volta una montagna di soldi.

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