Arriva la prima risposta dei mercati al downgrade del debito USA da parte di Moody’s. L’apertura in Asia punisce, anche se non eccessivamente, i futures dei principali indici americani. Standard & Poor’s 500, che raccoglie le principali 500 aziende quotate negli USA, lascia sul terreno circa l’1% a qualche ora dall’apertura degli scambi.
Fa peggio Nasdaq 100 e sulla stessa rotta naviga anche Russell 2000 – quest’ultimo indice più ampio e che include small cap quotate negli USA. Anche le borse asiatiche non fanno un granché, complici dati che arrivano dalla Cina che non sono esattamente di buon auspicio (almeno in termini di domanda interna). Bitcoin prima schizza in quota 107.000$, a poco da eventuali nuovi massimi, poi complici questi andamenti di borsa corregge in modo importante, per un’apertura di settimana che definire scoppiettante è forse un eufemismo.
Sarà una giornata – l’ennesima – di grande passione sui mercati – con la possibilità concreta di vedere ancora grandi movimenti (durante la sessione asiatica abbiamo già avuto swing tra il +4% e il -4%).
Bitcoin fa 107.000$, poi ripiomba in quota 103.000$ – mondo crypto in subbuglio
È una giornata di quelle inadatte agli stomaci deboli. Abbiamo avuto infatti Bitcoin sopra quota 107.000$, partito a razzo poco prima dell’apertura delle sessioni asiatiche più importanti. Quando in Italia erano le 2 del mattino, la sensazione era quella che si sarebbe potuto vedere addirittura un nuovo record in una giornata partita sotto il migliore degli auspici.
Poco dopo il contrordine dei mercati. Bitcoin infila una serie di candele rosse di dimensioni importanti, e mentre scriviamo sembrerebbe avere fatica, di nuovo, a trovare un bottom all’interno di movimenti che su queste proporzioni non si vedevano da tempo – almeno in un lasso di tempo così contenuto.
Il primo segnale di stress: bond sopra soglie di allarme?
I bond USA stanno mandando segnali di allarme. È stata superata quota 5,00% per i rendimenti dei trentennali. Sui decennali siamo sopra i 4,5%, soglie ritenute importanti ma non ancora di allarme.
È opinione comune (e solida) che prima di vedere problemi e interventi da parte delle istituzioni USA si dovranno toccare livelli ben più alti, e rispettivamente 5,5% per i 30y e 5,0% per i 10y. Non è comunque un buon segnale. Evidentemente, almeno sul breve, pesa il downgrade da parte di Moody’s che è una delle questioni che ha generato e che continuerà a generare polemiche.
La decisione infatti è arrivata in netto ritardo rispetto alle altre due grandi agenzie di rating, senza che ci sia stato un netto peggioramento della posizione debitoria degli Stati Uniti e più in generale senza che ci sia stato in questo breve lasso di tempo dall’arrivo del nuovo governo un sensibile peggioramento. Al contrario, c’è chi contesta a Moody’s di aver punito debito che ora è nelle mani di un governo che sembrerebbe almeno in parte convinto a ridurne la portata, o comunque a ridurre (ancora una volta in parte) la spesa.
Giappone: “siamo messi peggio della Grecia”
Hanno avuto grande eco le affermazioni del primo ministro giapponese Shigeru Ishiba, che ha rispedito al mittente le richieste di tagli alle tasse, da finanziare ancora una volta a debito. “Siamo messi peggio della Grecia”, avrebbe affermato, sottolineando ancora una volta i rischi di aumentare l’esposizione debitoria di un paese, il Giappone, che viaggia già con un rapporto debito/PIL superiore al 230%.
Una doccia fredda? Non per chi conosce l’aritmetica di base. In una giornata però già di grandi tensioni, le parole del primo ministro Ishiba non sono certamente piaciute ai mercati, che le hanno fatte pesare e che… le hanno fatte girare con una certa rapidità.
Intanto prosegue la traiettoria rialzista del rendimento del debito giapponese a lunga scadenza. Anche questo non un bel segnale per i mercati.
Bitcoin e crypto: andata e ritorno dal paradiso
Sarà, come abbiamo visto in apertura, una giornata di grande passione anche per il mercato crypto. Per quanto infatti la credibilità delle agenzie di rating sia probabilmente ai suoi minimi storici, certe decisioni pesano e certe decisioni condizionano anche gli operatori di mercato.
Noi, come abbiamo visto anche in un’analisi pubblicata durante il weekend, non crediamo che la cosa sarà un problema di medio o lungo periodo – e che prima di disperarsi e lanciare i propri investimenti dalla finestra ci sarà bisogno di assistere a dei problemi più importanti e più diffusi.
Bitcoin e crypto si stanno comunque muovendo in modo frenetico, con $BTC che ha fatto da 103 a 107.000$ e poi di nuovo da 107.000$ a 103.000$ all’interno di una sessione asiatica da cardiopalmo.
Sarà forse il mercato – dopo quello dei bond – più interessante da seguire nelle prossime ore. Alle 11:00 inoltre ci saranno anche segnali importanti dall’Europa, con i dati sull’inflazione che – se lontani dalle aspettative – potrebbero aumentare una volatilità che sta già snervando molti.
Quanto c’è da essere preoccupati?
La situazione non è certamente delle più tranquille, ma prima di fasciarsi la testa e dare ragione ai tanti profeti di sventura che popolano i social, serviranno altri tipi di segnali.
C’è stato un altro – come lo ha chiamato Bloomberg qui – sell America, per quanto di proporzioni, per stessa ammissione del giornale, piuttosto ridotte.
Per ora comunque – prima di preoccuparsi di Bitcoin e crypto (che in in una situazione del genere si stanno comunque comportando in modo relativamente tranquillo) – ci sarà da fare qualche considerazione sulla sostenibilità di certi debiti pubblici. Con il costo del rifinanziamento che sale, gestirli non sarà semplice. Le opzioni sul tavolo dovremmo conoscerle ormai tutti: tagli alla spesa consistenti, oppure preoccuparsi un po’ meno dell’inflazione, tassando indirettamente tutti i detentori di moneta. Entrambe sono opzioni difficili: la prima è infatti poco percorribile politicamente, la seconda non il meglio in termini di gestione oculata del proprio sistema economico.
Quanto arriva dal Giappone è interessante per diverse questioni, a partire dal fatto che nonostante la situazione i “mercati” e certi politici chiedano addirittura un taglio delle tasse da finanziare a debito. Segno, questo, che per qualcuno la sveglia non è ancora arrivata. Le parole di Ishiba sono – per chi vuole vedere ancora una volta il bicchiere mezzo pieno – parole di responsabilità. E in una situazione così incerta forse il meglio che possiamo sognare è vedere politici di prima fascia comportarsi da adulti responsabili. Cosa che negli ultimi anni non è sempre avvenuta.