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Fondo Monetario Internazionale: crypto stablecoin PERICOLO per paesi emergenti. Banche contro popolo, di nuovo

Fina Gopinath del Fondo Monetario Internazionale lancia l'allarme. Stablecoin rischio per i paesi emergenti!

Le stablecoin non piacciono neanche alle principali istituzioni internazionali. Giovedì 5 giugno si è espressa sul tema anche Gita Gopinath del Fondo Monetario Internazionale, che ha lanciato l’allarme su queste speciali criptovalute nei paesi emergenti. Ci sono rischi e implicazioni importanti, sia in termini di disintermediazione delle banche e degli istituti finanziari, sia in termini di possibile sostituzione della valuta locale.

Non è la prima volta che le stablecoin vengono accusate di essere strumento di instabilità, così come i mercati crypto, che anche grazie alle stablecoin riescono a offrire ai cittadini di diversi Paesi una via d’uscita da cambi fissi e imposti a tavolino e dall’inflazione della valuta locale.

Gita Gopinath del FMI è però molto preoccupata, perché questo potrebbe essere un duro colpo alla credibilità di banche centrali dei paesi emergenti che hanno fatto tanto per controllare l’inflazione, dice, e per costruirsi appunto suddetta credibilità.

Una via facile per chi non vuole la propria valuta locale

Le leggi non sono uguali ovunque. Neanche nei paesi dove la valuta locale è gestita seguendo parametri e analisi economiche non proprio ortodosse. In Turchia ad esempio è possibile comprare dollari legalmente con grande facilità, anche tramite banca. Meno facile farlo legalmente a Cuba, e in misura minore anche in Argentina (dove era imposto almeno agli operatori ufficiali un cambio fisso non sempre in linea con quello del “contrabbando”) e altrove.

Oggi però i cittadini dei paesi dove la valuta locale non è esattamente un granché hanno un’alternativa duttile, pratica e a basso costo. Possono aprire per conto proprio un wallet crypto e iniziare a farsi versare stablecoin legate a valute più forti, in particolare il dollaro USA.

Per chi ama il profumo della libertà e ritiene che i cittadini debbano essere liberi di tutelare il frutto del proprio sudore, uno strumento straordinario, soprattutto per chi di libertà ne ha meno e per chi deve fronteggiare gestioni della moneta di stato più bizzarre.

Per il Fondo Monetario Internazionale invece no ed è così che si è espressa Gita Gopinath sul tema:

Le implicazioni delle stablecoin per i mercati emergenti in termini di rischi di disintermediazione delle loro istituzioni finanziarie, in termini di sostituzione della valuta… presentano rischi in crescita.

In poche parole: dato che le stablecoin permettono di fare a meno di banche e istituti di credito, rischiano appunto… di renderle inutili. Cosa che non sarebbe un problema, se non fosse che nel nuovo modo di intendere la moneta ufficiale, le banche private sono una cinghia di trasmissione delle politiche monetarie della banca centrale verso la popolazione. Ed è proprio questa la preoccupazione principale di Gopinath, che aggiunge in un intervista per il Financial Times:

Le banche centrali dei paesi emergenti hanno costruito della credibilità nel tempo, e molte si sono spostate verso gestioni che attaccano l’inflazione.

Cosa che è certamente vera. Tuttavia sembrerebbe ingeneroso, almeno a parere di chi vi scrive, far finta di dimenticare quanto certe gestioni delle banche centrali siano costate non ai miliardari (che hanno sempre avuto accesso a valuta “di qualità”) ma agli ultimi, quelli che guadagnano il pane che mettono in tavola con il sudore della fronte.

Fornire loro uno strumento in più, soprattutto dove è di più difficile accesso la valuta pregiata, non ci sembra qualcosa di cui abbia granché senso lamentarsi. Chiaramente, a patto di essere dal lato della barricata delle popolazioni e non… del sistema bancario.

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