Con Wall Street che ha venduto durante tutto il mese di agosto (con l’eccezione di ieri), ci sono diversi motivi per essere preoccupati. La bull run innegabile di Bitcoin è stata sostenuta a lungo dagli acquisti di ETF e di società quotate. E se questo filone dovesse ridursi o sparire, dovremmo fare i conti con una domanda retail pressoché inesistente.
È bastata una settimana di ribassi a Wall Street (in termini di capitali in ingresso) per far pensare il peggio a tanti investitori, in particolare quelli che con tenerezza definiamo della domenica. Ovvero quelli che o non hanno mai affrontato il mercato crypto per un periodo lungo, o che dimenticano quanto avvenuto in passato, lasciandosi ancora una volta trasportare dai risultati degli ultimi giorni, realizzandone previsioni di lungo periodo.
Disperazione, stanchezza, noia: è già finita la corsa che ci avevano promesso?
Gli appassionati di criptovalute hanno tanti difetti. Il peggiore è di gran lunga quello di prendere dati di breve e trasformarli in un trend di lungo e lunghissimo periodo. Se eravamo sulla cresta dell’onda soltanto due settimane fa, quando gli ETF acquistavano miliardi a settimana, ora siamo nella disperazione più totale, perché hanno smesso, per qualche giorno, di comprare.
È una situazione della quale parleremo anche stasera in live sul nostro Canale YouTube. Se hai già investito o se stai pensando di farlo, oppure ti sei stancato e vuoi uscire, segui la nostra live. Avrai anche occasione di chiedere delucidazioni sui temi che ti stanno più a cuore.
Politica monetaria: siamo alla svolta
Bitcoin ha avuto un’ottima performance anche nel corso della fase di politiche monetarie più restrittive degli ultimi 30 anni. I tassi sono stati molto alti molto a lungo – almeno secondo gli standard post 2000, ma questo non ha fermato la corsa.
I tassi devono cominciare a scendere: il mercato del lavoro USA ha iniziato a scricchiolare, e cominciano a prevalere letture che vedono maggiori rischi recessivi che di inflazione. Non sappiamo quanti tagli ci saranno da qui a fine 2025, ma i mercati ne prezzano già tra 2 e 3.
Medio e lungo periodo ottimi per questi progetti crypto
Ne ha parlato Matt Hougan nel suo più recente report. SEC ha aperto alla tokenizzazione degli asset e a una maggiore integrazione tra mercato finanziario tradizionale e mercato crypto.
Ci sono diversi vincitori, che però non hanno ancora raccolto il dovuto sul mercato. Hougan ha parlato dei principali layer 1, di Ethereum insieme a Solana, Avalanche e anche chain minori. E ha anche parlato con toni entusiastici di AAVE, e altri protocolli DeFi.
ETF: arriveranno a settembre-ottobre, e sposteranno l’attenzione di molti
I retail vecchio stampo non ci sono in questa fase di mercato. E forse non esistono più. I nuovi sono quelli che passano dagli ETF e che preferiscono investire in crypto che hanno una presenza presso le principali borse mondiali.
A settembre, al massimo a ottobre, avremo tanti nuovi ETF, in particolare sulle principali alt per capitalizzazione di mercato. Potrebbe volerci del tempo prima di vedere l’ingresso di capitali importanti (con Ethereum c’è voluto almeno 1 anno).
Tuttavia, non ci sembra il caso di lamentarsi di avere a disposizione una finestra pre fare quello che si chiama, in gergo tecnico, front run.
L’amministrazione USA continuerà a spingere
Per una maggiore apertura del settore, per una sua maggiore integrazione con il mondo della finanza tradizionale. Saranno passi graduali, che man mano però faranno montare l’entusiasmo. O almeno questa è la lettura che ne danno i più tra gli analisti.
Ottimismo eccessivo? Chi vi scrive ritiene che quasi nessuno abbia compreso la portata della rivoluzione. Non ne beneficeranno tutte le crypto, non ne beneficeranno tutti i network. Ma nel complesso ci saranno movimenti molto interessanti.
Forse c’è spazio per un soft landing
Sempre ad avviso di chi vi scrive, la stagflazione è il pericolo più grande anche per le crypto. Ne abbiamo parlato ieri in dettaglio con numeri alla mano. L’ottimismo però c’è ed è basato sui numeri.
Probabilmente, nel peggiore dei casi, si preferirà lasciare l’inflazione sopra il target (pur non potendolo ammettere pubblicamente). È una buona cosa? Non per le generazioni future, e neanche per quelle presenti (che non capiscono che l’inflazione si comporta come una tassa).
Ma i mercati andranno, in un contesto del genere, su. E tanto basterà a chi investe, che si sentirà un gran genio pur perdendo dalla tasca sinistra quanto aveva messo nella tasca destra.
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