Non ci sentiamo sicuramente più intelligenti di Peter Schiff, famoso investitore ed analista finanziario statunitense, ma qui anche i cervelli più sottosviluppati saprebbero riconoscere la puzza di fandonia. Siamo ormai abituati alla campagna mediatica anti Bitcoin (BTC) messa in atto dal buon Peter, e non ne restiamo certamente sorpresi, anche se a questo giro potrebbe aver toccato veramente il fondo. Le assurdità avanzate hanno raggiunto un livello a dir poco da circo.
Secondo quanto riportato dallo stesso investitore in un recente tweet su X, in futuro l’oro tokenizzato avrà un successo così straordinario da oscurare l’ascesa di Bitcoin e bloccare l’adozione delle stablecoin. Una frase che, per ovvi motivi agli addetti ai lavori fa ridere solo al sentirla pronunciare, e che andremo a smentire punto per punto in questo articolo.
Peter Schiff contro Bitcoin e stablecoin: l’oro tokenizzato è la vera svolta
Chi bazzica nel mondo crypto da qualche anno, avrà sicuramente capito che a Peter Schiff non stanno simpatici né Bitcoin né tutto il movimento degli asset digitali su blockchain. Da sempre lui è un profondo sostenitore delle commodities, tra cui l’asset rifugio per l’eccellenza, ossia l’oro, ma anche argento ed altri metalli.
Ognuno è libero di investire in quello che vuole e parlare apertamente di qualsiasi prodotto di investimento, ci mancherebbe, ma vista la popolarità di chi esprime certe opinioni, da parte nostra ci sembra quantomeno corretto dire le cose come stanno.

L’oro è certamente un asset fondamentale e di tutto rispetto, tra l’altro anche il più capitalizzato sul pianeta, e la pratica di tokenizzare lingotti su blockchain è assolutamente innovativa e vantaggiosa. Ciò che manca nelle affermazioni di Schiff sono un po ‘ di numeri OGGETTIVI, con cui riuscire a mettere in prospettiva le cose.
Innanzitutto, le offerte di oro tokenizzato non sono nate di recente, ma risalgono addirittura al 2017 con i prototipi Tether Gold (XAUT) e PAX Gold (PAXG). In tutti questi anni la market cap di tali token è arrivata a malapena a $2,5 miliardi appena lo 0,106% della capitalizzazione di Bitcoin, che invece siede su una montagna di $2,36 TRILIONI.
Di quale “pranzo” starà parlando esattamente Schiff?

Altra cavolata: l’oro tokenizzato supererà le stablecoin
Quanto alla seconda affermazione avanzata di Peter Schiff, sul fatto che l’oro tokenizzato ridurrà le richieste di stablecoin, non possiamo fare a meno di farvi sapere che ci stanno sanguinando gli occhi. Non abbiamo di certo la cattedra di economista come Schiff, ma non serve una laurea per comprendere l’assurdità di un certo tipo di ragionamento.
Fermo restando che anche qui, le stablecoin vantano una capitalizzazione ben superiore ( $273 miliardi) rispetto a quella dei “tokenized gold tokens”, e che quindi la strada è ancora molto lunga prima che si possa ipotizzare un sorpasso, c’è proprio un errore di logica.

La domanda di stablecoin non ha nulla a che vedere con quella di oro, essendo due strumenti completamente diversi (uno ha una componente volatile, l’altra no) ed utilizzati in contesti altrettanto differenti. Secondo quale tipo di logica, qualcuno dovrebbe smettere di mintare USDT, tra l’altro impiegato anche per dare liquidità ai mercati, e preferire XAUT o altre versioni di oro tokenizzato?
E comunque, ribadiamo che queste soluzioni esistono da diversi anni. Perché non ci ha mai pensato nessuno a fare questo switch? e perché la domanda di stablecoin è in continua crescita da mesi e mesi? Vabbè, forse ieri sera abbiamo bevuto troppo dal non riuscire a cogliere il nesso. Oppure… c’è magari della malizia in quelle affermazioni di Schiff.
Peter Schiff ed i suoi consigli finanziari (pessimi) su Bitcoin
Come dicevamo prima, in un certo senso ci siamo quasi abituati alle perle di Peter Schiff contro Bitcoin ed il mondo crypto, e non ci fa più alcun effetto. D’altronde, senza voler tirare fuori teorie complottiste, non possiamo neanche sapere se Schiff possieda in realtà qualche BTC in portafoglio, e se i suoi ricorrenti tweet siano utilizzati per diffondere FUD, ma evitiamo queste ipotesi forzate a cui non possiamo trovare conferma.
Ci limitiamo solo a farvi notare, perchè è giusto che i neofiti non si facciano ingannare da certe presunzioni dei grandi nomi della finanza, che Peter Schiff non ci ha MAI azzeccato su Bitcoin. Il suo track record di affermazioni sull’andamento futuro del crypto asset si è SEMPRE rivelato clamorosamente errato.
Pensate che lo stesso aveva chiamato la “bolla” di Bitcoin a $10.000, a $32.000, e l’ultima volta a $118.000, in stile terrorismo mediatico della BCE per intenderci. E siamo sicuro che non appena BTC inizierà a rintracciare dopo la corsa solenne che sta compiendo da ormai due anni, Schiff tornerà all’attacco dicendo “ve lo avevo detto”, anche se magari si è perso il 500% della salita.

Insomma cari lettori, penso che sia chiaro. Potete seguire chi volete e fidarvi di chi ritenete più preparato sul tema. Noi vogliamo solo darvi un suggerimento: se volete rimanere poveri, allora seguite Peter Schiff alla lettera.
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Charlie è morto, Warren in pensione, Jamie ha ingoiato il boccone… suvvia Pietro, ci manchi solo tu! Cambio di direzione di 180 gradi e via, è facile in realtà, coraggio! 🙂
Dipenderebbe da un custode fisico centralizzato, quindi mondo fiat, non c’entra nulla con lo usecase di Bitcoin.
Per quanto riguarda le stablecoins: l’oro comunque non è così stabile, quindi per chi cerca stabilità nel breve con un po’ meno friction le stable sono decisamente preferibili.
Avrebbe la sua nicchia anche l’oro tokenizzato ma decisamente c’è ben poco “overlap” di domanda sui tre assets.
Poi va beh, Schiff 😉 L’affidabilità delle sue previsioni è ben documentata come sottolineato anche nell’articolo 😉