Di recente Chainalysis, una famosa società statunitense di analisi on-chain, ha pubblicato il suo consueto report annuale “Global Crypto Adoption Index” in cui vengono analizzati i livelli di utilizzo ed adozione delle criptovalute nei diversi paesi del mondo. L’obiettivo del lavoro è misurare come e quanto le persone comuni in tutto il globo stiano realmente integrando gli asset digitali nelle proprie attività quotidiane.
L’indice classifica 151 paesi diversi secondo un insieme di parametri che comprendono, tra le tante cose, anche i volumi di transazioni on-chain ponderati per il potere d’acquisto (PIL pro capite corretto per la PPP), l’uso dei servizi DeFi, l’attività legata al retail ed al pubblico istituzionale. Per calcolare questi dati Chainalysis si basa sui modelli di traffico web delle diverse piattaforme e protocolli decentralizzati.
Quanto emerge nelle tendenze generali del report è un quadro sorprendente, che mette in luce la forza dei mercati emergenti rispetto alle potenzialità delle economie avanzate. Spoiler: l’Italia non è nemmeno nominata per quanto irrilevante nello studio, ma viene inclusa attraverso l’etichetta dell’Unione Europea.
India, Stati Uniti e Pakistan guidano l’adozione crypto
Inaspettatamente gli USA non sono la Nazione in cima alla classifica: il passaggio ad un governo più crypto-friendly con l’ingresso dei repubblicani di Donald Trump in Casa Bianca ad inizio anno e la creazione di un nuovo framework regolatorio sugli asset digitali non sono bastati per portarli al primo posto. Rimangono comunque in seconda posizione, spinti da un’attività di investimento crescente, dietro però all’India che si conquista il badge di leader mondiale nell’adozione crypto.
Al terzo posto troviamo il Pakistan, altro polo economico emergente, con un aumento delle operazioni sia su ambienti centralizzati che decentralizzati. In generale nel 2025 i paesi APAC (Asia-Pacifico) stanno dimostrando un grande interesse verso questo settore. il Nord America si mantiene comunque forte grazie ad una crescita della componente istituzionale.

Negli ultimi 12 mesi l’APAC ha registrato un aumento del 69% nel volume di transazioni on-chain, portando il valore totale da $1,4 trilioni del 2024 fino agli attuali $2,36 trilioni. Anche nella zona dell’America Latina si osserva un’adozione molto sostenuta, con il volume degli scambi cresciuto del 63%. In confronto, nell’Africa subsahariana questo dato è in rialzo del 52%, a conferma dell’importanza di questi strumenti per rimesse e pagamenti in paesi dove i servizi finanziari di base sono scarsi o difficilmente accessibili.
Anche in Europa l’adozione cresce, anche se ad un tasso più basso del 2024, dominando però in termini assoluti con $2,6 trilioni di transazioni, mentre in Nord America si arriva ad un totale di $2,2 trilioni. Più modesta l’espansione della regione MENA, che migliora ma ad un tasso più lento rispetto agli altri paesi emergenti.

Cresce la diffusione delle stablecoin
Un trend che sembra aver preso piede più o meno ovunque nel mondo è quello delle stablecoin, asset crypto riconosciuti per la capacità di mantenere un valore stabile ancorato a quello del dollaro statunitense. In molti paesi del mondo, in particolare dove vi è un tasso di inflazione elevato ed una frammentazione dei servizi finanziari, questi strumenti rappresentano un vero e proprio salvavita.
Consentono di mantenere potere di acquisto e di scambiare valore liberamente, anche con pagamenti transfrontalieri, a costi marginali e tempi di attesa ridotti.Giusto per rendere l’idea, secondo il Fondo Monetario Internazionale, circa il 21% della popolazione mondiale vive con un’inflazione annua maggiore del 6%.
Ad ogni modo le stablecoin si sono affermate a quasi tutti gli strati della popolazione globale, e non solo nelle regioni ad instabilità monetaria. Negli Stati Uniti, con l’approvazione del Genius Act è arrivata una legittimazione dall’alto che ha spianato la strada a molti business legati a queste monete digitali. In Europa, seppur con meno lungimiranza, grazie al regime MiCA sono sbarcate nuove stablecoin basate sull’euro, anche se con volumi molto più ridotti rispetto a quanto avviene oltreoceano.
Complessivamente gli scambi di stablecoin sono aumentati molto nell’ultimo anno, fino a sfiorare il record dei $3 trilioni di valore di transazione mensile. Tra giugno 2024 e giugno 2025, solo Tether USDT ha elaborato oltre $1 trilione di volumi al mese, mentre Circle USDC ha accompagnato con numeri simili. Queste due rappresentano circa il 90% del mercato stable. Monete più piccole come EURC, PYUSD, USDe e DAI sono cresciute ad un ritmo più alto, partendo tuttavia da capitalizzazioni decisamente più modeste.

Bitcoin rimane l’asset crypto principale per l’onboarding fiat
Nonostante la forte penetrazione delle stablecoin nel tessuto sociale globale, Chainalysis evidenzia come l’asset preferito dagli utenti per l’onboarding nel mondo crypto sia Bitcoin. Analizzando le scelte di acquisto degli utenti dei crypto exchange, focalizzandosi sulle coppie di trading in fiat, emerge chiaramente che la maggior parte delle conversioni iniziali avviene proprio verso BTC con oltre $4,6 trilioni di afflussi di denaro tra giugno 2024 e giugno 2025,
Questo dato conferma la posizione dominante di Bitcoin rispetto a tutti gli altri crypto asset, grazie al suo forte brand e alla percezione diffusa (errata) come “bene rifugio” paragonabile all’oro. Al secondo posto degli afflussi fiat troviamo i token del layer-1, come Ethereum, che hanno registrato un volume di circa $3,8 trilioni. Le stablecoin conquistano il terzo posto con $1,3 trilioni, seguite da altre categorie più di nicchia.

Secondo una mera lettura come “rampa di accesso fiat”, gli Stati Uniti si posizionano al primo posto come luogo privilegiato per la conversione da moneta tradizionale a criptovalute. con circa $4,2 trilioni di volume totale. Il dato è quattro volte più ampio del secondo Paese in classifica, ossia la Corea del Sud, con oltre $1 trilione di volume, seguita dall’Unione Europea con $500 miliardi.
Da segnalare come, la Corea del Sud ha mostrato un profilo di accesso più diversificato rispetto ad altri Paesi, con BTC che rappresenta una quota inferiore del volume, segno probabilmente che i coreani hanno tendenzialmente un appetito per il rischio maggiore (più shitcoiners). Non a caso gli exchange come Bithumb ed Upbit hanno volumi di trading molto elevati per le altcoin.
L’adozione mondiale è distribuita su diversi livelli di reddito
Molto interessante osservare anche in quali strati della popolazione mondiale si riflette un’adozione crypto maggiore. Chainalysis mostra come le fasce di reddito alto, medio-alto, e medio-basso, si incontrano con livello di interesse molto simile a differenza delle fasce di reddito più basse che vedono un’ espansione molto più instabile.
Questo dato suggerisce un’adozione mondiale sempre più matura per il settore crypto, che trae vantaggio sia nei mercati più maturi grazie a regole più chiari e ad un supporto istituzionale, sia nei mercato più emergenti attraverso l’uso pratico degli asset digitali come strumento di pagamento, risparmio ed inclusione finanziaria.

Appare evidente dunque come il fenomeno crypto stia assumendo un ruolo sempre più rilevante su scala globale, adattandosi a contesti economici e sociali molto diversi. Ciò che in alcuni paesi è una scelta di investimento, in altri rappresenta una necessità quotidiana. Quasi tutto il mondo è ormai sul punto di abbracciare questa tecnologia e renderla parte integrante e determinante della propria vita quotidiana.
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