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Bankitalia: regime attuale stablecoin ha problemi. E hanno ragione da vendere

Mai ci saremmo immaginati di essere d'accordo con Bankitalia, e invece...

Qualcuno finalmente ha iniziato a occuparsi del proverbiale elefante nella cristalleria del MiCA, in particolare a tema stablecoin. È Chiara Scotti, che è Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia, che in un recente intervento a Economics of Payments a Roma ha chiesto maggiore interesse verso una pratica che potrebbe vanificare gli sforzi del MiCA per una maggiore sicurezza e affidabilità del mondo crypto stable.

Il tema è quello delle stablecoin con emittente multiplo – ovvero tutte quelle situazioni in cui a emettere una determinata stablecoin sono due o più diverse società. Per assurdo, è il caso anche, aggiungiamo noi, di una delle poche stablecoin sul dollaro che hanno ottenuto OK in ambito MiCA, ovvero USDC.

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Multi-issuance models: ecco l’inghippo

Siamo stati l’unico giornale a parlarne: il MiCA ha un problema di fondo nella gestione di stablecoin che esistevano già e che soltanto in un secondo momento hanno ottenuto ok in Europa.

È il caso di USDC, la seconda criptovaluta stabile al mondo per capitalizzazione di mercato – che esisteva già in più di 40 miliardi di token emessi negli USA (ai tempi).

Oggi ha anche una licenza in Europa ed emette anche dal continente, tramite una controllata francese – lo stesso identico token. Con l’enorme problema che è costituito dall’esistenza di decine di miliardi di token pregressi, che non hanno riserve come imposto dal MiCA.

Il problema si pone anche in termini di conversione in dollari veri. Il MiCA lo impone, negli USA si può fare diversamente – e comunque la quantità di USDC emessi in Europa e dunque con riserve in Europa è minima rispetto al totale. Il che vorrebbe dire che la divisione europea di Circle potrebbe non avere in cassa quanto necessario per la conversione in Europa.

Il problema è stato superato offrendo al regolatore un accordo tra le due entità – ovvero tra Circle USA e Circle francese. Cosa che però porta, come correttamente evidenziato da Scotti – a una serie di problemi.

Ulteriori complicazioni arrivano dagli accordi tra le entità emittenti, come il ribilanciamento delle riserve, che può spostare le responsabilità in diverse giurisdizioni in modo scarsamente coordinato. In una crisi, questi flow potrebbero innescarsi rapidamente, lasciando le autorità con potere di controllo ridotto e con capacità di reazione ritardata. Questa struttura sfida non solo la resilienza prudenziale degli emittenti individuali, m anche l’integrità del più ampio framework di regolamentazione.

Qui potete leggere l’intervento completo.

Ora però ci sarebbe da chiedersi come la banca centrale francese abbia dato l’ok a operazioni che – evidentemente – mostrano i problemi indicati da Scotti sopra.

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