Con Bitcoin che fissa nuovi record di domenica e i mercati azionari che ne hanno fissati di nuovi alla chiusura di venerdì, sono in tanti tra gli analisti, CEO di grandi banche e in ultimo operatori di mercato a lanciare l’allarme: c’è qualcosa che non va, ci sarà una correzione, o addirittura una crisi. Ed è meglio prepararsi.
Ci sono tutta una serie di considerazioni però che andrebbero fatte nel soppesare certe dichiarazioni, che arrivano da pezzi grossi della finanza. Da Ray Dalio a David Solomon di Goldman Sachs, di profezie di sventura ce ne sono state in quantità. Quali ha senso seguire?
Sì, sui mercati qualcuno ha paura
Ed è un grande classico di quando si è ai massimi e di quando si arriva da un periodo relativamente lungo di rialzi senza significative correzioni. L’ultima volta che i mercati – tanto quelli azionari quanto quelli crypto – se la sono vista davvero brutta è stato ad aprile, in occasione della presentazione del bizzarro piano di dazi di Donald Trump.
Da lì in avanti una progressione ai limiti dell’insensato, con gli indici di borsa che hanno aggiornato record su record e con il ritorno anche di Ethereum (che in molti davano per spacciata) a nuovi massimi. Della corsa di Bitcoin abbiamo parlato a sufficienza – e non ci sarà bisogno di ricordarne a tutti le caratteristiche.
- La prima paura: il debito pubblico USA
La paura che viene fatta circolare più di frequente è quella della tenuta del debito pubblico USA. Oltre al fatto che non sembra sia possibile per questo governo ridurlo o rallentarne la crescita, ci sono stati grandi momenti di tensione sui mercati, con i 30Y (i trentennali) che hanno lambito più volte la soglia del 5% di ritorni sul secondario, soglia estremamente critica, e con i 10Y che hanno in alcune occasioni superato l’altrettanto critica soglia del 4,5%.
È una situazione degna della massima possibile attenzione, considerandone sia le dimensioni del debito USA, sia la centralità del sistema dollaro per il funzionamento del pianeta finanziario e non.
Ora i rendimenti offerti dai titoli sovrani USA sono tornati più in basso. Rimarranno però un termometro importante della situazione generale e di come questa viene percepita dai mercati.
- La seconda paura: qualcuno darà retta ai doomer
Ovvero alla categoria di commentatori pubblici che da tempo predica la catastrofe. Qualcuno ci ha costruito sopra una seconda carriera (vedi Ray Dalio), altri ricorrono a questo sentiment quando hanno bisogno di guadagnarsi la prima pagina dei giornali finanziari (vedi Solomon di Goldman Sachs).
Ci sarà una crisi in stile mutui subprime che spazzerà via il mondo per come lo consociamo? Un giorno probabilmente sì, ma starlo a ripetere ogni giorno senza che poi si verifichi non aiuta granché la discussione.
La paura è che cresca però il team di quelli che prendono per buone certe uscite, che le considerino imminenti e che più in generale contribuiscano al cambio radicale di sentiment.
- La terza paura: il flop dell’intelligenza artificiale
Il ciclo che stiamo vivendo, anche sui mercati finanziari tradizionali, può essere in larga parte imputato agli ottimi risultati di Nvidia, che sono legati all’enorme quantità di hardware che vende alle società che fanno AI.
Gli investimenti sono miliardari – ma i più scettici fanno notare come l’ingresso della stessa Nvidia in uno dei suoi clienti più importanti sia una sorta di mossa a partita di giro che segnala forse l’atteso rallentamento dell’intero comparto.
Le trimestrali di Nvidia continueranno a essere, di trimestre in trimestre, il dato più importante della storia. O almeno così ce lo racconteranno.
- La quarta paura: un altro disastro crypto, anche se…
Per tanti la memoria del 2022 è ancora fresca. Fallimenti a catena, l’uscita di scena di uno dei player più conosciuti e importanti (FTX, con Sam Bankman-Fried, il rischio di Digital Currency Group, 3AC, etc) e un bear market che distrusse quasi tutto il comparto.
Ora in tanti guardano alle DAT, ovvero alle società in stile MicroStrategy (oggi Strategy), che accumulano Bitcoin o crypto e che cominciano a mostrare qualche segno di rallentamento.
La situazione è ancora lontana dall’essere preoccupante. Andrà però seguita.
- La quinta paura: la stagflazione
È l’ultima ma è anche la più potenzialmente disastrosa. Si tratterebbe – e ne abbiamo parlato in modo approfondito sia sul nostro Canale VIP Telegram sia invece nelle nostre live YouTube.
È una condizione economica nella quale l’inflazione rimane elevata e sopra il target e non c’è crescita economica. Uscirne è dura, prevede delle scelte impopolari (e costose) che gli attuali governi non sembrano essere in grado di prendere e garantirebbe una lunga fase di stagnazione anche sui mercati finanziari.
Non è detto che un contesto del genere non sia in realtà positivo per asset come Bitcoin. Ma è un’evenienza che ci eviteremmo volentieri di verificare.
Ci sono in realtà anche tanti motivi per essere ottimisti
In ogni fase economica si possono raccogliere pareri negativi, spaventati o semplicemente esagerati per visibilità. È una malattia che colpisce anche menti molto lucide e che il buonsenso dovrebbe portare a pareri più ragionati.
- AI: può essere una bolla, ma non è necessariamente un problema
Sul tema ha ragionato anche Jeff Bezos di recente, ricordando a tutti che l’arrivo di tecnologie così dirompenti attira molti investimenti che possono apparire insensati. Da questi cicli però vengono poi fuori aziende che riescono davvero a cambiare il mondo per come lo conosciamo. Ci può essere ottimismo dunque anche se non si ritiene che il boom AI possa continuare all’infinito (almeno in termini di capacità di attirare investimenti).
- Bitcoin sembrerebbe aver cambiato vita
Sì, si comporta ancora come un asset risk on, sì, non è ancora una replica esatta dell’oro, ma è indubbio che abbia oggi una diversa appetibilità per tutta una serie di investitori di spessore. Ne abbiamo parlato qui nello speciale dedicato a Larry Fink di BlackRock, che verrà ricordato come il principale artefice di questo passaggio.
- Crypto legittimate dal governo più importante del mondo
Le crypto sono ormai legittimate sia come asset sia come infrastruttura. Siamo lontani dalla sperimentazione: siamo all momento dell’implementazione anche con i principali mercati finanziari globali. Nasdaq si muove in questo senso, Cboe, CME e altri faranno lo stesso.
- Mancano ancora i retail
Quelli che arrivano in ritardo in genere marcano poi il top del ciclo. Per ora mancano ancora e non siamo neanche lontanamente vicini a quanto avevamo visto nel corso del precedente ciclo. Prima di disperarsi, dunque, guardare anche a questo fattore.
- Le crisi sono cicliche, ma i cicli non sono scritti nella pietra
È chiaro a tutti che il ciclo boom & bust, ovvero gonfia e scoppia, sia una chiave di lettura relativamente corretta e utile.
Tuttavia guai a ritenere che tali cicli avvengano sempre allo stesso modo e che abbiano sempre la stessa durata. Potremmo essere ancora molto lontani dalla prossima (eventuale) crisi. Anche se c’è chi, come Solomon di Goldman Sachs, crede che al massimo potremo correre per ancora 2 anni.
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