Arriva la conferma: dal 15 ottobre gli advisor di Morgan Stanley potranno iniziare a offrire fondi crypto ai clienti della società. In precedenza, come riporta CNBC, era possibile soltanto con i clienti che avevano asset per oltre 1,5 milioni di dollari e un profilo di rischio molto elevato.
Morgan Stanley al tempo stesso condurrà analisi costanti per individuare quei clienti che sono eccessivamente esposti verso le criptovalute. Si tratta comunque di un enorme passo avanti rispetto all’atteggiamento del recente passato di un intermediario che vale quasi 8.000 miliardi di asset in gestione per conto dei clienti.
Arriva un’altra storica apertura
Non più soltanto per i clienti facoltosi e che amano rischiare. Bitcoin e Ethereum, dal 15 ottobre, saranno disponibili per una vasta clientela che opera sui mercati tramite Morgan Stanley, anche se con qualche salvaguardia aggiuntiva. Ai clienti infatti verrà comunque “suggerita” un’esposizione non eccessiva e ci sarà spazio anche per interventi ex post per correggerne l’allocazione.
Ad ogni modo da quel giorno in poi, sarà possibile per gli advisor del gruppo offrire ai clienti fondi sulle crypto – cosa che per il momento include in via esclusiva BTC e ETH, per un menù che presto però potrebbe farsi più affollato.
Si è infatti in attesa di approvazione anche per altri fondi – su XRP di Ripple, su $SOL di Solana, ma anche su Cardano $ADA, $HBAR di Hedera, Litecoin e tante altre.
Di quali volumi parliamo?
Difficile prevederlo, anche se Morgan Stanley può vantare circa 7.900 miliardi di dollari in asset detenuti dai clienti. Si tratta dunque di un’apertura certamente non indifferente, ad un nuovo pubblico che magari approfitterà dell’apertura del gruppo alle criptovalute per iniziare ad avere allocazioni.
È certo che il clima stia cambiando: anche Vanguard, storicamente contro questi investimenti (e che storicamente lo è stata anche verso l’oro), sembrerebbe pronta a valutare un’inversione di marcia. Questo almeno secondo rumors che circolano con una certa insistenza negli Stati Uniti.
Una direzione che è contraria anche rispetto alla strenua difesa dell’orticello europeo praticata da BCE, da diverse authority nazionali e più in generale da un continente che vorrebbe disperatamente fermare il mondo per scendere.
Negli USA il trend appare invece evidente, travolgendo anche intermediari che avrebbero preferito starne alla larga, come appunto Morgan Stanley.
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