Si comincia a parlare di debito tokenizzato. Negli USA, in forma di fondi che investono in bond, è già realtà – basti vedere alle esperienze di BlackRock, Franklin Templeton e VanEck a riguardo. Altrove, dove c’è anche l’ostacolo di certe ritrosie del settore pubblico, si procede più lentamente. Ora però sembrerebbe toccare all’India, che se per iniziativa, ancora una volta, privata.
Secondo quanto è stato riportato da Coindesk, nella prima parte del 2026 arriverà sui mercati Arc – acronimo che sta per Asset Reserve Certificate – ovvero una stablecoin sulla rupia indiana che avrà come riserva debito pubblico. Tutto questo in un paese storicamente avverso al mondo crypto – e dove è in fase di lancio una CBDC, ovvero una moneta “digitale” emessa dal settore pubblico.
ARC: ancorato alla rupia indiana
A lanciare il progetto sarebbero – secondo quanto riportato da Coindesk – Anq, società indiana che si occupa di fintech – e Polygon, che gestisce uno dei più importanti layer 2 su Ethereum.
Il modello avrà delle riserve che ancoreranno il valore della stablecoin a quello della rupia indiana – tramite acquisto di depositi a rendimento fisso, bond pubblici oppure cash. Un setup se vogliamo molto simile a quello delle più popolari stablecoin ancorate al dollaro USA.
- Per prevenire fuga verso il dollaro
L’idea sarebbe quella di impedire una corsa verso le stablecoin legate al dollaro USA, preoccupazione che in realtà è presente anche tra i vertici di BCE in Europa, vertici che vorrebbero ostacolare tale fuga con l’emissione dell’euro digitale, per il quale però si dovrà aspettare, nel migliore dei casi, fino al 2029.
Si tratta dello stesso programma in corso in India, che però ora trova una sorta di accompagnamento (almeno secondo le intenzioni) da parte del settore privato.
In realtà del tema e della possibilità di riprodurre un modello del genere è stata discussa dal nostro giornale con l’On. Marcello Coppo, in un’intervista andata in onda lo scorso martedì.
Una guerra su più piani
Le preoccupazioni di diverse banche centrali sono più che fondate: c’è il rischio concreto che una parte dei depositi che sarebbero altrimenti finiti nelle banche commerciali – finiscano non solo in stablecoin, ma indirettamente nel sistema dollaro.
Preoccupazione concreta che ha ricevuto (o forse sarebbe meglio dire riceverà) attenzioni nella forma dell’emissione di valute digitali delle banche centrali.
Sull’altro piano c’è il male minore: stablecoin ancorate alle valute locali, che per ora mancano di domanda ma che al tempo stesso potrebbero offrire un’alternativa allo stradominio USA nel comparto.
Criptovaluta.it® Ultime Notizie Bitcoin e Crypto News | Criptovalute Oggi
