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Iran: pagamenti in Bitcoin e Crypto! | Cosa cambia a Teheran con…

L’Iran prosegue deciso verso l’adozione delle criptovalute a più livelli. Dopo una fase iniziale di diffidenza verso il comparto, la direzione sembra oggi invertita. Complice anche il delicato quadro politico internazionale, il governo ha iniziato a promuovere l’utilizzo di Bitcoin e crypto asset in via ufficiale.

Alla prima transazione internazionale da 10 milioni di dollari registrata poche settimane addietro, fa seguito il recente ok del governo che autorizza l’utilizzo di criptovalute per importazioni e scambi commerciali.

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Iran e cripto: odi et amo

Il rapporto tra Iran e criptovalute ha fatto registrare nel tempo diversi cambi di rotta. Per fornire una lettura quanto più ampia possibile sui fatti che ci troviamo a commentare oggi è necessario fare un passo indietro nel recente passato.

Siamo a inizio anno, e in Iran fervono i lavori intorno a un protocollo che permetterebbe nell’immediato futuro l’utilizzo di Bitcoin e altri crypto asset per gli scambi commerciali internazionali. Alle discussioni tecniche ed economiche si sono aggiunte in un lampo anche quelle di carattere politico, con le criptovalute sotto la lente di ingrandimento di quanti vedevano in esse un mezzo per aggirare le sanzioni internazionali che attanagliano il Paese sin dal finire degli anni ’70.

Al netto delle speculazioni del caso lo spauracchio nasconde opportunità tutt’altro che remote, col governo locale che ha mantenuto un atteggiamento ostile verso il comparto per lungo tempo. Le acque iniziano a muoversi a inizio del 2019, quando le banche locali si vedono escluse dal sistema SWIFT.

BTC Cripto in Iran - specchietto allodole?
Verità o abbaglio?

Il Paese ha iniziato così a valutare metodi alternativi per continuare a operare in uno scenario internazionale, con una progressiva apertura verso il comparto fatta di alterne vicende, non ultima quella che ha visto Kraken finire sotto accusa dal Tesoro USA per presunte violazioni alle sanzioni in essere.

Della vicenda ce ne siamo occupati a tempo debito, registrando il no comment dell’exchange che non sembrava molto preoccupato delle contestazioni a suo carico, sospeso in un limbo di quelle che all’epoca apparivano poco più di pesanti illazioni.

Una storia dalle sorti altalenanti dicevamo, ma che nel tempo non ha mancato di mostrare inequivocabili segnali di apertura: nella primavera del 2021 il Paese deteneva circa il 4,5% del mining Bitcoin su scala mondiale, stando a quanto riportato da Reuters.

Cambio di rotta oppure specchietto per le allodole?

Un cambio di rotta che tra illazioni e serie discussioni su una regolamentazione del comparto ci porta ai nostri giorni, con la prima transazione internazionale effettuata poche settimane orsono e con l’Iran che rompe definitivamente gli indugi e apre all’utilizzo delle criptovalute con tanto di avallo istituzionale.

L’ufficialità arriva direttamente da Reza Fatemi Amin, ministro dell’Industria, delle miniere e del commercio locale, a cui si deve la legge che regolamenta l’utilizzo dei crypto asset e dell’allocazione delle risorse destinate al mining di crypto. Con le polemiche intorno alla possibilità di aggirare l’embargo internazionale che non accennano a scemare, l’Iran mette nero su bianco norme e regole per prepararsi ad adottare un comparto che, al netto del delicato quadro politico internazionale, non può in ogni caso essere ignorato.

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