Home / Il partner Ferrari, Velas, diventa green | Cambio nel meccanismo di consenso

VELAS CAMBIO GREEN

Il partner Ferrari, Velas, diventa green | Cambio nel meccanismo di consenso

Velas volta pagina e si appresta a diventare un protocollo green, sulla scorta della tanto agognata transizione energetica che interessa ogni organizzazione presente sul pianeta Terra, anche quelle del comparto. La blockchain passa quindi da Proof of Work (PoW) al più efficiente paradigma ibrido che vede coesistere i modelli Delegated Proof-of-Stake (DPoS) e Proof-of-History (PoH).

Non è il primo passo in questa direzione per lo sponsor della Scuderia Ferrari in Formula 1, che sfoggia il pareggio delle emissioni con tanto di Certificazione Clima+ già in tasca. Il mondo delle criptovalute è sempre più verde, ma così facendo, forse, il tema della decentralizzazione rischia di passare in sordina. E anche in quanto a sostenibilità, rimane qualche nodo da sciogliere.ù

Possiamo trovare il token anche su Capital.comvai qui per ottenere un conto gratuito costellato di servizi unici anche in AI – intermediario che ci permette di investire al meglio su tutti i principali mercati, con 140+ cripto già inserite a listino.

Abbiamo anche strumenti come MetaTrader 4 e TradingView che ci permettono di investire al top con le stesse funzionalità di cui sono dotati i pro. E con il WebTrader possiamo utilizzare anche un’intelligenza artificiale per fare trading con analisi più approfondite. Bastano 20€ per passare al conto reale.

Velas diventa più green

Velas cambia passo e abbandona il modello Proof of Work per abbracciare l’ibrido che combina Delegated Proof-of-Stake e Proof-of-History. La blockchain si trova ad affrontare una vera e propria rivoluzione tecnologica, con l’obiettivo dichiarato di abbattere drasticamente consumo energetico e, di conseguenza, emissioni.

VELAS CAMBIO
Cambio importante per Velas

Di recente il protocollo avrebbe inoltre raggiunto la cosiddetta Certificazione Clima+, che attesterebbe l’agognata condizione di industria carbon neutral, essendo riuscita a compensare tutte le emissioni di CO2 prodotte dalla sua nascita al presente. Non male, per una chain capace di 75.000 transazioni al secondo.

Siamo convinti che la blockchain possa migliorare l’economia e la vita delle persone in ogni angolo del mondo, quindi dobbiamo impegnarci per ridurre il suo impatto ambientale. Siamo un’azienda a emissioni zero, e vogliamo essere parte della soluzione al problema del cambiamento climatico. Il nuovo modello riduce la quantità di energia che impieghiamo nelle transazioni.

Così parlò Timur Kemel, capo dell’Advisory Board di Velas, eccitatissimo mentre espone la loro rivoluzione verde. E come dargli torto? Il tema è centrale, e occupa le agende di ogni organizzazione politica sul pianeta.

Forse però, ai piani alti della blockchain che sponsorizza la Scuderia Ferrari in Formula 1 qualcuno sta sottovalutando un paio di particolari che non andrebbero considerati alla stregua di dettagli secondari. E non solo loro.

Isteria o passo necessario?

L’isteria verde colpisce ancora. E no, non è una provocazione, almeno non fine a sé stessa. Il fatto è che tra progetti ecologici, compensazione delle emissioni e l’altrettanto articolato capitolo carbon neutrality sembra che in molti stiano perdendo di vista la questione decentralizzazione, che se parliamo di DeFi, ci perdoneranno i detrattori, è tema centrale.

Con la CO2 nel mirino il modello PoW è ormai dichiaratamente nemico pubblico numero uno, e tutti i protocolli che nel tempo hanno seguito, con le modifiche del caso, la strada aperta da Bitcoin agli albori della finanza decentralizzata, sembrano ormai pronti allo spergiuro.

Ma quanto c’è di oggettivamente misurabile in tutto questo forse nessuno può dirlo con esattezza. Sia chiaro, la salvaguardia dell’ambiente è un tema centrale, che interessa chiunque, anche chi fa mining Bitcoin, ossia l’attività che sarebbe responsabile da sola dell’1% del fabbisogno energetico mondiale, stando perlomeno ai detrattori seriali del protocollo.

Resta però da capire se le aziende che si fregiano della cosiddetta carbon neutrality alla fine riescono ad avere davvero un impatto zero sull’ecosistema, anche solo a livello di emissioni Co2. Con particolare riferimento alle compensazioni economiche, davvero la nostra atmosfera gioverà di un passaggio di fee da una società energivora a una più pulita? E poi: non si tratta, ancora una volta, di transazioni? Qui c’è un cane che non sa più quale coda mordersi.

E resta in ogni caso da sciogliere il nodo dei nodi (appunto): quello relativo alla decentralizzazione. Se tutti dovessero passare in PoS e simili, chi riuscirà a garantire davvero una distribuzione disomogenea dei calcoli? A quanto pare, e non ci dispiace dirlo anche sulla scorta di misurazioni reali in fatto di efficienza energetica, ne rimarrà solo uno (in PoW).

Iscriviti
Notificami
guest

1 Comment
Più votati
Più nuovi Più vecchi
Inline Feedbacks
View all comments
Ghibly79
Ghibly79
1 anno fa

Fanno benissimo a passare a PoS tanto tutte queste “alt-chain” con le EVM sul layer 1 e n mila miliardi di transazioni al secondo sono già giocoforza a vari livelli centralizzati (già solo quel throughput causa enorme bloat della chain, gestibile da pochi nodi).
Inutile quindi tenere in piedi un PoW di facciata che avrebbe soltanto il tradeoff (il consumo) senza “la ciccia” (la decentralizzazione).
Sarebbe però più auspicabile che fossero trasparenti su questo punto, e non tentassero di cavalcare le mandrie di asini che si bevono in modo acritico la varia propaganda ambientalara quando va bene inesatta che imperversa di questi tempi.