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Wall Street Journal ATTACCA Binance | Chiesta all’exchange più…

Il 2022 del mondo cripto non sarà studiato soltanto dagli appassionati di finanza, ma anche da quelli di giornalismo. E al centro di tali studi ci sarà ancora una volta la questione che riguarda FTX, Binance e il resto del mondo degli exchange. L’ultima bordata – che almeno in alcune parti ci ha lasciato interdetti – è quella del The Wall Street Journal, che si produce in un attacco frontale delle procedure utilizzate da Binance all’interno di un audit che audit non era.

Non sono in realtà polemiche campate in aria. Quello che stupisce è che la stessa testata stia conducendo, ad avviso di molti, una sorta di campagna a protezione di SBF e funzionale al suo tentativo di ricostruirsi una credibilità, salvo poi attaccare i concorrenti e le nemesi dello stesso SBF con una ferocia inaudita, e che ci saremmo aspettati applicata anche verso FTX, Alameda e SBF stesso.

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Binance, l’audit che non lo era e i dubbi del WSJ

Gli attori sono quelli che stanno animando da un po’ la tragedia più interessante del mondo cripto, cioè quella che canta la morte degli exchange e l’avvitamento su se stesso del settore.

BINANCE WSJ
L’attacco del Wall Street Journal a Binance

Principale palcoscenico è, anche oggi, quello del The Wall Street Journal, giornale di enorme rilevanza nel discorso pubblico non solo americano, ma mondiale, che attacca le ombre che circonderebbero Binance e che non sono state illuminate dal recente “audit” con Mazars. Audit tra virgolette, perché non rispetta gli standard di queste procedure e che ha commentato partendo anche da quanto affermato da Patrick Hillmann, che dentro Binance riveste il ruolo di Chief Strategy Officer.

Cosa dice il WSJ? Analizziamo i punti più salienti.

Durante l’ultimo mese, Binance ha reso pubblici dei dettagli sui suoi indirizzi wallet. Ha assunto una società terza per preparare un “report sulle Proof of Reserve”, coprendo una parte dei propri asset e delle esposizioni verso i clienti, con un set ridotto di dati finanziari. Ha anche promesso che altre informazioni sono in arrivo.

Il riferimento è all’audit di pochi giorni fa che poi, appunto, audit non era almeno secondo i canoni di Wall Street. Una procedura concordata con Mazars, i cui dettagli in termini procedurali non sono stati resi pubblici e che continuerà a far discutere, non solo sul WSJ. Aggiunge poi il giornale, chiamando in causa illustri professori che un tempo erano anche in board pubblici di alto spessore.

Non posso credere che questo risponda alle domande che un investitore avrebbe sulla sufficienza o meno delle collateralizzazioni.

Aggiungendo poi, tramite la penna però del giornale, che Binance ha offerto quanto segue.

Il report, rilasciato mercoledì, è una lettera di 5 pagine da un partner sudafricano di Mazars. Contiene tre numeri. Non è un audit, non ha parlato dell’efficacia dei controlli interni in termini finanziari, e Mazars dice che “non espriem un opinione o l’assicurazione delle conclusioni”, cosa che significa che non sta garantendo i numeri. Mazars ha affermato che il suo compito è stato portato a termine utilizzando “procedure concordate in precedenza”, richiesto da Binance e che “non ci esprimiamo sulla qualità delle procedure.

Secondo il WSJ segno della scarsa affidabilità del report, secondo noi almeno in parte quel legalese che serve a proteggere le terga delle società di consulenza. Certo, non siamo davanti ad un report, ma da qui a dire che la cosa non valga nulla, almeno a nostro avviso, ce ne passa.

Le altre preoccupazioni del Wall Street Journal

Sono in realtà le stesse che circolano da tempo su Binance, che almeno negli USA non ha mai e poi mai goduto di una stampa favorevole, cosa della quale CZ si è lamentato più e più volte, anche in pubblico.

Preoccupazioni sull’effettiva struttura del gruppo a livello internazionale, sulla quale non sarebbe riuscito ad esprimersi con chiarezza neanche Patrick Hillmann, che pur dovrebbe averne in un certo senso contezza, pur non essendo chi segue questo tipo di vicende all’interno di Binance. Non sono però preoccupazioni, se così vogliamo chiamarle, nuove. Binance ha una struttura societaria molto complessa e articolata, che è stata sotto la lente di ingrandimento di stampa specializzata e anche di detrattori.

A parziale discolpa di Binance va però raccontata anche l’altra parte della vicenda: Binance è cresciuto a dismisura nel giro di pochi anni e ha fattivamente avviato un processo per una sorta di normalizzazione delle sue attività. Questo almeno in Europa, con un tour dei più importanti governi del continente e con conseguente registrazione in ciascuno di quei paesi. Sarà sufficiente per far dormire sonni tranquilli ai clienti? Checché ne dica il WSJ decideranno per loro stessi, depositando oppure spostando denaro dall’exchange. Il caso di FTX, dopotutto, ha cambiato e di molto la percezione che si ha di questi intermediari.

Curioso però tanto il contenuto quanto il tempismo dell’approfondimento, in particolare quando arriva da un giornale che in molti hanno accusato di aver avuto un atteggiamento troppo morbido nei confronti di Sam Bankman-Fried.

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