JPMorgan Chase, il più grande gruppo bancario del mondo, sta valutando la possibilità di offrire ai propri clienti prestiti con collaterale in criptovalute. Si tratta di prestiti tramite i quali si ottiene liquidità in dollari offrendo a garanzia Bitcoin o altre criptovalute (probabilmente partendo dalle top di gamma, le cosiddette blue chip). Si tratterebbe, se confermata, della più grande apertura del settore bancario tradizionale al comparto delle criptovalute.
Un’apertura che varrebbe doppio, perché arriverebbe da un gruppo che si era sempre definito ostile, tramite il proprio CEO Jamie Dimon, al mondo degli asset digitali. Più volte Jamie Dimon ha affermato di ritenere Bitcoin una frode e una truffa senza alcun tipo di valore, invitando i propri dipendenti a non investire o proporre investimenti su questo comparto.
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Cambio di rotta: JPMorgan Chase ora vuole aprire alle crypto
In realtà il grande gruppo bancario guidato da Jamie Dimon è già attivo nel mondo crypto da tempo, sia offrendo servizi di trading ai clienti professionali, sia invece con una propria blockchain.
Nessuno o quasi però si sarebbe aspettato un’apertura del genere: secondo quanto riportato da Financial Times il gruppo starebbe considerando la possibilità di offrire prestiti ai clienti che utilizzeranno Bitcoin e altre criptovalute come collaterale.
Si tratterebbe di un passo in avanti importante, dato che al momento neanche Goldman Sachs offre questo tipo di prestiti, mentre si è mossa in tale direzione Cantor Fitzgerald, società finanziaria guidata da Howard Lutnick, ora Segretario del Commercio USA e che è anche custode degli asset di Tether.
Si tratterebbe nel caso di un’apertura di enorme importanza, che arriverebbe da un gruppo che è stato nel tempo più volte ostile a questo comparto e che confermerebbe così anche la teoria del super ciclo spiegata qui dal nostro direttore Alessio Ippolito – un ciclo che supera lo spazio dei 4 anni che ha in passato indirizzato il prezzo e l’andamento generale dei mercati crypto.
Come funzionano i prestiti e quali sono le problematiche?
Il funzionamento è piuttosto basilare e ricalca i prestiti con collaterale in asset finanziario. JPMorgan ottiene una quantità di Bitcoin o di altra crypto e fornisce dollari per una percentuale inferiore rispetto al collaterale.
Ad esempio: a fronte di un deposito da 100.000$ in Bitcoin, offre 50.000$ in liquidità. Nel caso in cui il collaterale non fosse più di valore tale da garantire il prestito, partirebbe la liquidazione. Una procedura standard e che non prevede grosse novità rispetto a tipologie di prestito contro collaterale che sono già offerte dalla banca.
- Perché c’è chi li ritiene rischiosi
Basta farsi un giro su X, in particolare tra account della finanza tradizionale molto seguiti, per capire che la tendenza a vedere catastrofi laddove non sono possibili non è esclusiva del mondo crypto.
In realtà non vi è nulla di strano in questi prestiti, non c’è nessun potenziale effetto crisi 2008, dato che si tratta di banalissimi prestiti con collaterale e senza leva.
Per JPMorgan ci sarà da risolvere la questione custodia, che verrà probabilmente affidata a terzi. E qualche problema, dice il Financial Times, di anti-riciclaggio, perché gli asset crypto che saranno utilizzati come collaterale dovranno garantire una certa… origine.
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