Con un Ethereum (ETH) così frizzante non possono che animarsi anche i volumi di scambio, metrica essenziale per determinare quante persone/coins stanno davvero partecipando al movimento di mercato. Dobbiamo distinguere però diverse tipologie di volumi, in quanto non sono tutti uguali ed offrono dinamiche di interpretazione differenti.
Ci sono quelli on-chain, ossia quelli legati direttamente alle transazioni effettuate sulla blockchain di Ethereum. Poi troviamo quelli spot, inerenti alla quantità di ETH tradata sugli exchange tradizionali (senza leva) e quelli futures, cioè correlati agli scambi più speculativi su piattaforme di derivati come perps ed opzioni.
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Crescono i volumi on-chain: l’attenzione si sposta su Ethereum
A partire dall’8 luglio, proprio mentre il grafico di Ethereum era in procinto di rompere al rialzo il livello dei $2.600, i volumi di trasferimento on-chain hanno iniziato a crescere in modo vertiginoso. Siamo passati da un valore giornaliero di $3,4 miliardi fino agli attuali $10,9 miliardi, un aumento di oltre il 3X in appena due settimane.
L’ultima volta che avevamo raggiunto un volume su blockchain così importante risale a dicembre 2021, poco prima dei titoli di coda dello scorso bull market. Questo aumenti così repentino significa che c’è un maggiore utilizzo della chain ( confermata anche da un aumento del numero di tx) ed un maggiore interesse per scambiare valore in modo trustless.

Pensate che a maggio, cioè solo 2 mesi fa, il volume on-chain su Ethereum era crollato assieme alle quotazioni dell’asset, arrivando a toccare il valore più basso dal 2023. Il fatto che questo valore si sia ripreso così velocemente regge la tesi secondo cui il mercato stia entrando in una nuova fase bullish, sostenuta dai grandi capitali che tornano a farsi sentire direttamente sulla rete. Sarà importante monitorare il suo andamento nelle prossime sessioni per vedere se ci sarà un follow-up o una correzione.
I mercati derivati fanno la differenza: volume futures sovrasta quello spot
Oltre ai volumi on-chain su ethereum, anche quelli dei derivati stanno offrendo un importante contributo per l’attuale corsa dei prezzi. Quelli spot invece non sembrano essere stati coinvolti così nettamente. Gli scambi su exchange del mese di luglio sono rimasti più bassi di quelli di giugno, pur con l’andamento di ETH che avrebbe dovuto fungere da catalizzatore.
Questo anomalia si spiega con il rapporto tra volumi spot e futures, che pare approcciare ad uno dei valori più bassi degli ultimi due anni. A partire da fine febbraio, il ratio a 30 giorni tra i due valori è precipitato da 0.33 fino a 0.14, evidenziando una maggiore predisposizione dei traders ad assumere posizioni in leva sui mercati derivati.

Open interest su ETH in espansione
Non è un caso se l’open interest dei futures, ossia la somma dei contratti aperti in questo momento, abbia raggiunto ieri un nuovo massimo storico a $26 miliardi. Dal bottom di aprile, si tratta di una crescita di oltre 3 volte, segnale chiaro che il mercato sia tornato ad assumere un rischio importante su Ethereum attraverso gli strumenti derivati.
C’è addirittura una discrepanza tra open interest e prezzo del sottostante ETH, visto che il primo ha superato i precedenti massimi di novembre 2024 mentre il secondo ha ancora qualche punto da macinare. È chiaro quindi che la spinta rialzista proviene per la maggior parte da attività speculative intense, che possono accelerare rapidamente il movimento dei prezzi, rendendo però al contempo il rally stesso più vulnerabile.

Grande aiuto anche dai volumi ETF Ethereum
Non dimentichiamo all’appello anche i volumi Ethereum che derivano dagli scambi dei fondi spot quotati in borsa a Wall Street. Proprio in questi giorni gli inflow sono schizzati alle stelle, mettendo in risalto la volontà degli investitori istituzionali di fiondarsi sul secondo asset crypto per capitalizzazione di mercato.
Oltre agli inflow, sono esplosi anche i volumi di trading: solo ieri ci sono state negoziazioni per oltre $3,1 miliardi, record massimo dal lancio di questi strumenti a luglio dello scorso anno. Contemporaneamente il rapporto a 7 giorni tra volumi etf e scambi spot è cresciuto fino a superare la soglia del 10%, mai raggiunta fino ad ora.

Specifichiamo anche come parte delle contrattazioni avvenute sugli ETF potrebbero essere parte di strategie più ampie, come quella del delta-neutral hedging. In sostanza gli acquisti potrebbero non essere stati tutti eseguiti in ottica direzionale, ossia per cogliere eventuali apprezzamenti, ma come controparte di un ordine opposto short sui futures.
Questo per dire che comunque in questo momento la corsa è trainata da quanto accade sulle borse futures, visti i volumi più impattanti e la mole di denaro che è in gioco. Nulla toglie alla natura fortemente bullish del trend e alla sua ferocia, che dobbiamo però monitorare per evitare situazioni di eccesso speculativo. Per ora avanti tutta!
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