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ETF Crypto e Bitcoin: più di 90 veicoli per il boom del settore negli USA

La lista dei 90+ prodotti in approvazione negli USA. Una lista degli orrori (per tanti) e della magia (per altrettanti).

Sono più di 90: riguardano sia crypto singole sia invece operazioni a paniere. Quella che si aprirà probabilmente tra settembre e ottobre sarà una stagione, a Wall Street, all’insegna degli investimenti in crypto. Perché se sono 90 gli ETF in attesa, vuol dire che la febbre è alta. E che il ciclo che è stato indirizzato principalmente dalle più grandi borse del mondo, potrebbe non essere finito.

È il momento giusto, in vista di quel bimestre settembre-ottobre che dovrebbe far arrivare gli OK per tanti di questi prodotti, di fare il punto sugli ETF. Spiegarli agli investitori e capire perché saranno di enorme importanza. Troverai in questo approfondimento tutte le risposte alle domande che ti sarai già fatto su questi asset. Anche in termini di impatto potenziale sui mercati.

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Gli ETF fanno 90

E la paura è per chi forse è arrivato tardi in questo settore. Prima questione: non è tardi. Gli ETF su Bitcoin e Ethereum hanno al contrario dimostrato di essere molto poco punitivi dei ritardatari. In altre parole: da quando partono a quando esplodono possono passare settimane. E in tanti hanno avuto occasione di entrare anche mesi dopo.

  • Cosa sono gli ETF?

Sono dei fondi le cui quote sono scambiate in borsa. Hanno diversi vantaggi: poche commissioni, mercato liquido e regolamentato, facilità di accesso per chiunque investa già in azioni.

Gli ETF sono più comodi anche per le società, per gli investitori istituzionali e per certi player di mercato che non possono o non vogliono comprare crypto direttamente.

  • Quanti ne sono in approvazione?

Tenendo conto anche di quelli su BTC e ETH arrivati tardivamente, siamo a 92 secondo James Seyffart di Bloomberg. Siamo su numeri enormi, che da un lato segnalano il grande aumento di interesse per il comparto, dall’altro anche una crescita spropositata proprio del segmento ETF.

Oggi sono quotati negli USA più ETF che azioni. Il prodotto piace per la sua semplicità e duttilità – e anche perché in certi casi incorpora teorie di investimento interessanti. Possono essere ok anche per le azioni.

  • Ma comprano crypto davvero?

Sì. La stragrande maggioranza degli ETF che vedi in lista sopra sono ETF Spot. Vuol dire che comprano effettivamente crypto.

Le comprano, le mettono in cassa. Quando la domanda per le quote scende… semplicemente le vendono.

  • Chi controlla?

Controlla SEC. Se è vero che l’unica prova può essere data onchain (alcuni ETF su Bitcoin lo fanno), è altrettanto vero che SEC vigila in modo molto attivo sulle detenzioni dei fondi ETF.

Essendo prodotti quotati e che sono nati anche per gli investitori retail (ovvero i piccoli investitori), SEC tende a essere particolarmente attenta.

  • Generano domanda?

Se dovessero fare come quelli su Bitcoin e Ethereum, la risposta è certamente sì. Con Bitcoin siamo a oltre 54 miliardi di nuova domanda già evasa. Su Ethereum a circa 13,6 miliardi di dollari.

La domanda continua inoltre a essere parecchio sostenuta anche a mesi di distanza dal lancio.

Non è detto che ci sarà, anche in proporzione, la stessa domanda anche per gli ETF sulle altcoin. Dipenderà da diversi fattori.

  • Impatto sul prezzo?

Il settore altcoin, soprattutto per quelle di bassa capitalizzazione, è un mercato poco liquido che anche in presenza di domanda modesta, ma costante, può regalare delle soddisfazioni in termini di valore.

La nostra tesi centrale è che non tutti avranno dei benefici, non tutti vedranno una seria raccolta di capitali e non è il caso di imbarcarsi in investimenti in tutte le crypto sopra indicate.

Andranno fatti dei ragionamenti, cercando di capire come in realtà il mercato crypto sia ormai diviso a fasce, come i campionati di qualunque sport.

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