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Ripple, USDC e Coinbase nel Regno Unito. Accordo su spinta di Donald Trump

Svolta nei rapporti crypto tra USA e UK: Londra vuole aprire.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito sarebbero vicini a siglare accordi di maggiore cooperazione sulle criptovaluta, secondo fonti interne citate da un recente approfondimento di Financial Times. Si tratterebbe nel caso di un’apertura maggiore al comparto da parte di Londra, che seguirebbe almeno in parte le orme tracciate dal governo Trump negli Stati Uniti.

La possibilità di collaborazione sarebbe nata da un incontro tra il Segretario del Tesoro USA Scott Bessent e l’omologa britannica Rachel Reeves. All’incontro avrebbero partecipato anche rappresentanti di Circle (USDC), Ripple (XRP) e Coinbase.

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Cosa c’è nell’accordo?

Non ne sappiamo ancora granché: si sarebbe trattato di un incontro organizzato in fretta, dopo che lo scorso giovedì – racconta Financial Times – diversi dei leader dell’industria avevano inviato una lettera al governo del Regno Unito, indicando appunto la necessità di inserire, in qualunque eventuale accordo tra le parti, anche qualcosa che riguardasse le criptovaluta e la loro industria.

  • Maggiore allineamento tra le regole

Sempre secondo quanto riporta Financial Times, Reeves (UK) vorrebbe raggiungere un accordo per una maggiore coordinazione tra le regole di Washington e quelle di Londra, anche a tema stablecoin. Qualcosa però che sembrerebbe cozzare, almeno per il momento, con l’infatuazione di Bank of England per la possibilità di una sterlina digitale.

  • Tentativo di contenere quotazioni negli USA

Ci sarebbe inoltre da parte di Reeves il tentativo di contenere l’esodo delle società quotande verso gli Stati Uniti, dove possono approfittare di un sistema di regole più semplice e chiaro e anche dell’accesso a un mercato di capitali più liquido e importante.

Partecipano anche diverse società del comparto

Avrebbero partecipato all’incontro Ripple, insieme a Coinbase, con Circle (la società che emette USDC, anche in Europa), insieme a banche tradizionali come Citi, Bank of America e anche Barclays.

Non è chiaro per il momento quanto bisognerà aspettare per raccogliere eventualmente i frutti di questo incontro.

Rimane notevole l’impegno del governo USA di concerto con le aziende del comparto – molte delle quali, ricorderanno i più cinici, hanno donato alla campagna elettorale del presidente in carica.

Il rischio ora è di vedere un’Europa accerchiata, con il MiCA che dovrebbe essere, almeno nelle intenzioni di tre agenzie di governance dei mercati rivisto in senso peggiorativo e restrittivo.

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