C’è qualche tensione. Ci sono questioni personali da risolvere. E c’è qualche politico che crede che il Congresso debba diventare l’arena della sua personale resa dei conti. Ieri a Washington è andato in scena un teatrino che altri definirebbero indegno e che noi ci limiteremo a raccontare, partendo dalle poche indiscrezioni che sono circolate.
Notizia positiva: sembra che ci sia uno zoccolo duro di democratici disponibili al dialogo per far avanzare il cosiddetto Clarity Act – il complesso di norme che finirà per regolamentare il settore crypto negli Stati Uniti, ovvero la più importante economia finanziaria del pianeta. Notizia negativa: ci sono ancora urli e schiamazzi che ricordano che la questione non è solo politica, ma anche e soprattutto personale.
I dirigenti delle più grandi società crypto incontrano i Dem
Antefatto: il Clarity Act si è arenato per l’arcigna resistenza dei democratici, in particolare in Senato, dove i loro voti contano di più.
Antefatto II: il Clarity Act è una legge alla quale tiene particolarmente la Casa Bianca, perché fisserà limiti e perimetri del mondo crypto, mettendolo possibilmente al riparto anche da capovolgimenti di fronte nel caso in cui le prossime elezioni dovessero riportare i dem alla guida degli Stati Uniti.
Antefatto III: un documento segreto dei dem è stato fatto circolare qualche giorno prima dell’incontro. Conteneva proposte irricevibili dalla DeFi e più in generale dal comparto. Cosa che ha contribuito a inasprire i toni del dibattito.
È in virtù di quest’ultimo antefatto che un senatore democratico, che ha ricevuto anche fondi da un PAC “pro crypto” per la sua elezione, avrebbe urlato di essere molto incazzato: non si dovrebbero far circolare documenti segreti e bozze. E i dirigenti degli exchange e dei principali protocolli dovrebbero evitare di diventare uno strumento del Partito Repubblicano.
È il risultato di una politica che è sempre più polarizzata e sempre più personalistica e che sta creando non pochi grattacapi al settore.
Le richieste del Partito Democratico USA, in aggiunta, non sembrerebbero essere state su aspetti specifici della legge, ma piuttosto sull’evitare che avvenga di nuovo quanto avvenuto di cui all’antefatto III.
I repubblicani intanto si organizzano
Tra urli e schiamazzi sembrerebbe che sia stato comunque fatto qualche passo avanti. I democratici si sono detti disponibili a procedere (anche se non è chiaro a quali condizioni) e dunque ripartiranno le negoziazioni.
I repubblicani intanto hanno scomodato una metaforica artiglieria pesante. Lo zar delle crypto e dell’AI della Casa Bianca, David Sacks, ha già chiamato a raccolta i politici di fede repubblicana che operano in Senato.
La legge sulle crypto – per i più maligni anche per vantaggi personali del Presidente – deve andare avanti.
Probabilmente lo farà – e la sua approvazione, se dovesse avvenire nei termini delle bozze che sono state depositate da tempo – potrebbe rivelarsi essere uno degli eventi più bullish di sempre per il settore.
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