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Azioni USA su Arbitrum e/o Solana: Robinhood fa il primo passo. Tokenizzazione VERO TREND BULLISH crypto

Robinhood starebbe preparando un sistema onchain - Solana e/o Arbitrum - per offrire azioni USA agli europei.

Robinhood – secondo quanto riportato da Bloomberg – sta preparando un sistema in blockchain per permettere agli utenti europei di investire in azioni USA. La scelta sarebbe ricaduta su Arbitrum – layer 2 di Ethereum – e Solana, anche se al momento non è stata ancora presa una decisione definitiva. Nessuno dei soggetti coinvolti ha ancora commentato la notizia riportata dai media americani.

Si tratta di un’altra notizia che conferma il trend più rilevante del mondo crypto per questo ciclo: quello degli asset tokenizzati, con gli intermediari finanziari più rilevanti che sono ormai pronti – o quasi – a sfruttare i vantaggi di questa tecnologia per rendere i mercati e le operazioni di investimento più efficienti (e meno costosi).

Larry Fink di BlackRock è dello stesso avviso e ha chiesto a gran voce una modernizzazione dell’infrastruttura di mercato, ricorrendo, ove necessario, anche alla tokenizzazione degli asset. BlackRock gestisce già un fondo money market tokenizzato di discreto successo.

Arbitrum o Solana: risparmi consistenti

Le due infrastrutture in esame da parte di Robinhood sono Arbitrum e Solana – anche se, secondo quanto riporta il giornale, non sono ancora state prese decisioni in un senso o nell’altro. Arbitrum, con ogni probabilità, essendo parte dell’ecosistema Ethereum, permetterebbe l’accesso a una liquidità maggiore e a servizi decentralizzati più evoluti, per quanto Solana sia già una scelta relativamente gettonata da iniziative di questo tipo.

Vale però la pena tornare a parlare di come funzioneranno certi sistemi.

  • Interfaccia

Per gli utenti finali cambierà poco. Avranno accesso a questi mercati con le vecchie interfacce, quelle cui sono già abituati per la compravendita di azioni. A cambiare sarà ciò che avviene dietro le quinte.

  • 20 miliardi da risparmiare

Un report citato da Bloomberg e firmato da GFMA parla di 20 miliardi in costi di clearance e settlement potenzialmente eliminabili. Oggi il funzionamento delle borse è molto complesso e coinvolge diversi soggetti affinché la titolarità delle azioni (o di altri asset finanziari) cambi di mano.

La tokenizzazione degli asset consente di evitare certi intermediari: gli scambi sono definitivi e il token rappresenta il possesso, associato a una determinata chiave, eliminando così la necessità di affidarsi a terzi che gestiscono database e trasferimenti di denaro. Terzi che, almeno negli Stati Uniti, operano ancora con tempistiche che il mondo moderno non può che giudicare anacronistiche. Per i gestori di titoli o di determinati servizi, significa anche evitare il ricorso a fornitori sì economici, ma che possono far lievitare i costi, soprattutto con volumi rilevanti.

È davvero il futuro delle borse?

Dipende. Sarà difficile non assistere a qualche tipo di resistenza da parte di chi oggi gestisce i mercati in modo altamente redditizio, soprattutto per sé stesso. Esperimenti come quello di Robinhood si collocano a un livello intermedio tra le borse e l’utente finale – e sono dunque ancora lontani dall’Olimpo dove si muovono denaro e titoli veri e propri.

È un passo avanti importante? Assolutamente sì – e siamo certi che anche altri gestori tenteranno questa via, in particolare negli Stati Uniti o per gli asset statunitensi, dove c’è maggiore reattività alle novità tecnologiche e dove esistono società in grado di spingere per cambiamenti radicali in tempi brevi.

Quali chain saranno interessate?

Per il resto del mercato, resta da vedere quali saranno le chain maggiormente scelte dai grandi player. Per ora Ethereum, Solana, Aptos, ma anche Stellar, Avalanche, Polygon e Base sono già state utilizzate da progetti simili.

Non ci sarà una sola vincitrice: la facilità con cui oggi si possono spostare asset e token da una chain all’altra è cresciuta notevolmente – e ogni gestore potrà optare per una o più soluzioni.

Sarà un vantaggio per le chain coinvolte? Probabilmente sì, fosse anche solo in termini di prestigio. Tutto dipenderà, come sempre, dai volumi che certi progetti riusciranno a generare.

Per ora il mondo blockchain ha il problema opposto: tanto spazio e tante soluzioni disponibili, ma ancora pochi progetti TradFi. BlackRock, così come altre società, sta cercando di approfittarne.

L’unica certezza, al momento, è che il mercato – anche quello dei titoli tradizionali – cambierà. E che chi parteciperà a questo cambiamento avrà un vantaggio importante rispetto alla concorrenza.

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