Chi legge questa con costanza questa testata saprà bene che Ethereum, nonostante una price action di ETH discutibile, è cresciuta molto come infrastruttura nell’ultimo ciclo di mercato. Tra stablecoin, DeFi e mercato RWA, la seconda blockchain per capitalizzazione di mercato si conferma un punto cardine dell’innovazione finanziaria trustless. C’è però una categoria in particolare, quella dei layer-2, che sta vivendo silenziosamente una favola fatta di crescita ed adozione costante, con gli utenti che continuano a puntare sulle alternative di scalabilità.
Dall’aggiornamento Dencun dello scorso anno, fino al più recente hard fork Pectra ed oltre, questo genere di reti ha osservato una vera e propria impennata di interesse, testimoniata dal crescente uso dei cosiddetti “blobs”. In questo articolo analizziamo più da vicino il loro impatto sull’ecosistema Ethereum e cosa ci racconta davvero il trend in atto.
Cosa sono i blobs e a cosa servono nei layer-2 di Ethereum?
Facciamo un breve ripasso per i nuovi arrivati nel mondo Ethereum: i blobs sono una delle innovazioni più importanti introdotte negli ultimi anni per migliorare la scalabilità e l’efficienza della rete, soprattutto in relazione alle catene layer-2. Il nome completo è “blob-carrying transactions” e si riferisce ad una nuova tipologia di transazioni introdotta grazie all’EIP-4833 dell’aggiornamento Dencun del 13 marzo 2024. Il loro fine ultimo è quello di “alleggerire” Ethereum, sfruttando un metodo archiviazione dati differente dai classici calldata con cui i layer-2 comunicano con la rete principale.
Come funzionano più precisamente? un rollup come Base o Arbitrum può allegare grandi quantità di dati all’interno dei blobs ed inviarli ad Ethereum a basso costo. Queste informazioni rimangono accessibili sul L1 per circa 18 giorni, durante cui i validatori e i partecipanti alla rete possono verificarne l’integrità e la disponibilità. Trascorso questo periodo, dopo essere stati resi disponibili per i rollup, i dati non vengono più conservati on-chain in modo permanente, contribuendo a ridurre il carico computazionale dell’infrastruttura.
In pratica, i blobs fungono da corsia preferenziale per chi vuole utilizzare il blockspace di Ethereum in modo temporaneo tramite i layer-2. I vantaggi lato utente sono immensi: commissioni di rete inferiori del 99% rispetto a quelle della mainnet, efficienza nella pubblicazione, e maggiore velocità nell’elaborazione delle transazioni. Dalla loro introduzione lo scorso anno, l’adozione è aumentata così vertiginosamente fino a superare il record delle 200.000 unità settimanali.
Aumento vertiginoso della capacità di blobs per blocco dopo l’aggiornamento Pectra
Il successo dei blobs nell’ecosistema dei layer-2 di Ethereum è evidente: nel tempo i rollups hanno aumentato in modo consistente la loro implementazione. Basti pensare a Base, principale provider di questa tipologia di transazioni, che oggi invia 10 volte il volume di dati complessivo rispetto a marzo 2024. In particolare, possiamo osservare come dopo il recente aggiornamento Pectra, ci sia stato un vero e proprio boom dell’uso di questa tecnologia.
Considerate che fino a maggio 2025, mese dell’hard fork, il loro utilizzo era vincolato al target dei 3 blob per blocco. Nel mentre diverse catene hanno iniziato a lanciare il proprio layer-2 EVM e a pubblicare transazioni con questa pratica, ma comunque l’adozione complessiva rimaneva entro limiti moderati. Con l’arrivo di Pectra però, la capacità media di blob per blocco è stata innalzata al nuovo obiettivo di 6 unità, risultando in una grande espansione.
Questo incremento ribadisce la direzione futura di Ethereum come infrastruttura scalabile, che punta ad efficientare il processo di messa in sicurezza dei dati sul L1. Assieme all’obiettivo di boostare il gas limit, l’aumento della capacità blob rappresenta uno degli strumenti chiave con cui Ethereum si prepara a sostenere la crescente domanda di scalabilità, il tutto senza compromettere sicurezza e decentralizzazione.
Continua imperterrita la domanda di scalabilità per i L2 di Ethereum, ma non sempre si passa per i blob
Questi dati, contestualizzati con quelli che abbiamo riportato in un recente articolo in cui analizzavamo l’andamento degli indirizzi attivi sui layer-2 di Ethereum, testimoniano una sola cosa: sta crescendo a vista d’occhio la domanda per le soluzioni di scalabilità dell’ecosistema EVM. Sempre più utenti sono alla ricerca di reti alternative per gestire scambi decentralizzati rapidi e a basso costo, senza rinunciare ai privilegi del mondo Ethereum.
Piccola curiosità: non pensate però che tutto il processo di scaling dei L2 passi solo ed esclusivamente per i blobs. Infatti molti rollup continuano ad alternare blobs con i tradizionali calldata, sia per ragioni di convenienza sia per questioni di sicurezza. Lo vediamo chiaramente da questa dashboard di Dune Analytics, in cui emerge un’attività discontinua da parte di diverse reti. Gli spazi vuoti tra una pubblicazione e l’altra indicano che, in certi periodi, i rollup preferiscono tornare a utilizzare la modalità più classica per scrivere dati su Ethereum
I layer-2 come Base, Worldchain, Arbitrum, Optimism e Taiko riflettono un uso più o meno costante dei blobs ma altre reti più marginali continuare ad alternare l’utilizzo, adattandosi di volta in volta in base a costi, congestione della rete o esigenze infrastrutturali. Ricordiamo che in contesti di alta domanda, il costo per i blob potrebbe arrivare a superare quello del calldata. Sta poi al layer-2 scegliere se assorbire una piccola perdita o far pagare di più agli utenti passando per i calldata