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GAP NFT

Gap lancia la sua collezione di NFT | Arriva la campagna ICONS

Il popolare brand di abbigliamento Gap ha lanciato una collezione NFT con celebrità altrettanto note a fare da testimonial per ICONS, linea di abbigliamento e campagna di sensibilizzazione a tema ambientale insieme.

Ai corrispettivi fisici saranno abbinati Non Fungible Token come da tradizione per iniziative del genere. Interessante l’iniziativa collaterale che permette agli utenti di personalizzare il logo Gap presente sui capi della nuova collezione. Un modo tra i tanti per utilizzare la tecnologia NFT, che in tempi di bear market sembra poter in parte trainare il mercato.

Ottimo segnale anche questo, con un altro brand di livello mondiale che sbarca appunto nel mondo dei NFT. E potremo investirci anche indirettamente con Capital.comvai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il meglio che questo mercato ha da offrire – intermediario che ci permette di investire al meglio su tutti i migliori token legati al mondo dei NFT, all’interno di un listino con 140+ cripto asset e con strumenti di livello professionale.

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Anche Gap nel mondo dei NFT

Al secolo The Gap, Incorporated, la maison di San Francisco è la più grande azienda di abbigliamento attiva su suolo americano. Una storia che nasce nel 1969 e arriva ai nostri giorni non prima di aver collezionato record di vendite e qualche milestone di una certa levatura.

Una di queste è la quotazione all borsa di New York datata 1976, con i discendenti di Donald e Doris Fisher a guidare oggi, e dopo oltre 50 anni l’impero di famiglia. Poco prima, nel 1974, la compagine aveva iniziato a sfornare creazioni a proprio nome.

GAP punta al mondo dei NFT con ICONS

Brand di abbigliamento dal target medio, Gap propone collezioni che in breve hanno trovato spazio nei negozi di tutto il mondo. Citiamo il marchio Old Navy per fare un esempio: capi che hanno saputo interpretare tendenze e vibrazioni dei favolosi anni ’90, vestendo con stile e a prezzi bassi praticamente tutto il mondo occidentale.

Il fatturato pre-pandemia ammontava a quasi 17 miliardi di dollari, col brand che dava lavoro a oltre 130.000 persone: un vero e proprio esercito, solo in parte fiaccato dalla crisi legata al COVID-19, che ha costretto l’azienda a tagli nell’organigramma.

Superata la crisi è tempo di riprendersi, è tempo di fatturare su blockchain, andando a interpretare il linguaggio di un pubblico avvezzo alle nuove tecnologie, attento all’aspetto esteriore e anche al portafogli. Conoscendo la storia del marchio, il pubblico perfetto.

Nasce ICONS e potrebbe essere solo il primo passo

Ecco quindi Gap dare vita a ICONS, campagna promozionale dedicata alla collezione dell’autunno prossimo a farci visita e portatore di interessanti iniziative on chain, per la maison americana. Idea cross-mediale che strizza l’occhio al tema ambientale tanto caro ad alcune blockchain a zero emissioni, l’iniziativa vede impegnate celebrità che arrivano da arte, cultura, moda, intrattenimento e sport.

Senza dilungarci sugli aspetti più legati al fashion in sé, notiamo con piacere come alcuni capi siano proposti sotto forma NFT, i quali faranno da contraltare virtuale all’indossabile vero e proprio. Capi che saranno inoltre impreziositi dalla firma degli artisti chiamati a raccolta per sostenere causa e campagna.

Una collezione descritta dal comunicato ufficiale gamified NFT: a quanto pare gli utenti potranno divertirsi a personalizzare le felpe della collezione con libere interpretazioni del logo Gap. Non siamo in ambito crypto gaming certo, ma l’idea merita due righe di citazione in quanto interessate esempio di come si possa rafforzare il sentimento del pubblico di riferimento nei confronti del brand, per usare termini tanto cari tanto ai marchettari di professione.

Un plauso anche al comparto NFT, che in tempi di crisi vede alcune cripto vacillare, e altri progetti conoscere momenti di frizzante slancio, in un’altalena di umori e quotazioni che coinvolge tanto i mercati delle criptovalute quanto la finanza tradizionale. Con buona pace degli improvvisati detrattori, che nei token non fungibili sentono puzza di bruciato pur avendo il fiuto di un sanpietrino e zero strumenti per poter produrre un minimo di analisi.

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