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Non tutte le crypto sono insequestrabili. Il caso che fa DISCUTERE ai piani alti

Qualche guaio - ancora - con WLFI. Che ci ricorda che...

Continuano ad arrivare notizie di wallet bannati dall’unlock dei token WLFI. È stato il caso di Justin Sun, accusato di aver scaricato con un complicato gioco di leve e specchi i suoi token prima di averli, è stato il caso di altri che si lamentano sui social.

Si potrà obiettare che nessuno ha le prove del fatto che WLFI stia prendendo molto, troppo sul serio certe questioni. Sta di fatto però che il not your keys not your coins, uno dei mantra dell’autocustodia crypto, funziona fino a un certo punto. E per i nuovi arrivati sarà il caso di capire un’altro punto. I token che sono emessi sulle principali chain sono quasi tutti revocabili da remoto. In genere ai progetti, per farlo, hanno bisogno di ottime ragioni. Ottime ragioni che però stanno diventando sempre meno… rare.

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WLFI blocca qualche losco wallet

La notizia sta facendo il giro di X: qualcuno ha ricevuto una mail molto peggiore di quelle che iniziano con Dear Trader, e segnalano una liquidazione imminente. Sono mail che contengono lo stop all’unlock dei token ai quali si avrebbe diritto, perché l’indirizzo fornito sarebbe stato coinvolto in traffici più o meno loschi.

Uno dei casi

Non è in realtà una novità: certi servizi di analytics permettono di associare indirizzi alle loro attività “losche” svolte in passato, dove il concetto di losco è invero assai elastico. Hai utilizzato un mixer? Utilizzavi un exchange che è stato poi sottoposto a sanzioni? Hai fatto scambi con noti wallet di organizzazioni terroristiche? La casistica è ampia – e i progetti – e talvolta anche gli exchange – corrono ai ripari per isolarti.

  • Il problema quando si tratta di token

E di token che sono creati come secondari su determinati network. Ovvero che non sono i token principali del network che utilizzi. In genere gli smart contract che ne governano scambio e emissione includono anche una funzione che permette di bloccare certi indirizzi. Ovvero di non permettere agli indirizzi di interagire con lo smart contract stesso.

Il risultato è che i token, pur essendo tecnicamente di proprietà dell’indirizzo che controlliamo, sono inservibili. Perché non possiamo scambiarli, non possiamo inviarli e da qui in avanti non potremo neanche riceverli. Di fatto un congelamento. Cosa che starebbe accadendo anche con qualche indirizzo che avrebbe avuto appunto accesso all’unlock di WLFI.

  • Il problema degli unlock

Il discorso diventa poi ancora più facile quando ci sono degli unlock per aver partecipato al finanziamento di certi progetti, dove può esserci anche assegnazione manuale e dunque una review di qualunque tipo e una decisione che prescinde dal funzionamento stesso degli smart contract dei token.

La morale della favola

Non tutte le crypto sono insequestrabili. Anzi, il grosso – vedi tutte le principali stablecoin – hanno funzioni che permettono di sequestrare da remoto, spesso su indicazione delle forze dell’ordine.

Se pensavi di esserne al 100% al riparo, forse è il caso di fermarsi a studiare un po’ di più certe vicende e capire quali siano gli asset effettivamente insequestrabili e quali invece no.

Intanto qui, se te lo sei perso, il caso Justin Sun e WLFI.

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