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Anche l’ETF a paniere di Grayscale è partito con volumi relativamente interessanti, segnalando che anche per le cosiddette altcoin potrebbe esserci un discreto interesse da parte di Wall Street. Certo, la prova del nove arriverà soltanto dopo che ci sarà stato l’arrivo di diversi prodotti anche mono crypto, ma possiamo affermare senza timore di essere smentiti di essere partiti con il piede giusto.
Se il piede giusto però sarà sufficiente per vedere degli acquisti sostanziali da parte degli ETF, tali da poter imprimere una svolta al prezzo di diverse criptovalute coinvolte, lo scopriremo, come nella popolare canzone, solo vivendo. Ci sono però per l’investitore diverse questioni di cui tenere conto, anche per posizionarsi correttamente nel caso di boom o comunque di ciclo alt dominato dagli ETF o meno.
Guardarsi in faccia e dirsi la verità
Bisogna guardarsi in faccia e cercare di dirsi la verità. Non tutto volerà soltanto perché avrà un ETF. Il pubblico di Wall Street, che non è ancora pratico di criptovalute, non è però un pubblico che si può raggirare con qualche proclama in TV. Ci ha messo più di un anno intero a comprendere le potenzialità di Ethereum e come i più classici degli investitori crypto c’è stato bisogno anche di una spinta che arriva dal prezzo.
1. Cap conterà
Il pubblico di Wall Street è un pubblico che guarda ai numeri. Anzi, ama i numeri, anche quando – come in questo caso – non sono esattamente in grado di raccontare granché. È il caso del market cap: Wall Street guarderà, a parità di altre condizioni, sempre di più a crypto che hanno accumulato una capitalizzazione di mercato importante rispetto a quelle possibilmente emergenti.
2. Nuove regole non sono un libera-tutti
Vi abbiamo raccontato in anteprima che negli USA sono state approvate nuove regole che permetteranno agli ETF sulle criptovalute di arrivare sul mercato quasi automaticamente. Il “quasi” però è l’aspetto più importante dell’intera vicenda: arriveranno già nei primi mesi più di 100 ETF basati sulle criptovalute, ma avranno un vantaggio enorme quelli che hanno già dei futures funzionanti negli USA in termini di sottostante.
Le criptovaluta a bassa capitalizzazione prima di entrare a far parte di un ETF dovranno dunque o raccogliere l’interesse di Coinbase o del CME di Chicago (che sono le due borse futures che si interessano di questi prodotti).
3. Le narrative conteranno
Le narrative conteranno. Dovremmo toglierci dalla testa questa convinzione che il pubblico delle borse tradizionali sia più sofisticato di quello crypto. Quando ci sarà una narrativa che prende piede, che conferma certe convinzioni, che fa circolare il nome di una certa crypto, allora potremo essere certi di vedere una risposta da parte degli ETF.
Questo al momento vale ad esempio per Solana, e quindi il suo ETF sarà certamente uno di quelli da seguire all’uscita. Vale in misura minore per Ripple, che però con un primo abbozzo di ETF (quello di REX-Osprey) ha già raccolto capitali interessanti. Chi non riuscirà a proporre al mercato una storia convincente, difficilmente riuscirà ad attirare capitali.
4. Il boom è molto più semplice
A conti fatti però sul settore alt il boom condizionato in positivo dagli ETF è infinitamente più semplice. Sai perché? Perché si tratta di criptovalute che hanno mercati molto meno liquidi. E questo vuol dire che capitali anche relativamente ridotti possono avere un impatto importante sulle quotazioni.
Da seguire dunque creando un rapporto tra forza della narrativa e illiquidità del mercato.
