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Tutti contro Bitcoin, mentre stampano moneta e l’inflazione vola!

3 anni fa
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EDITORIALE CRIPTOVALUTA.IT – Ancora polemiche, ancora invettive da Banche Centrali e politici professionisti, ancora l’attacco di ecologisti dell’ultim’ora. Niente di nuovo nella settimana di Bitcoin, che pur è tornato ad fluttuare intorno a quota 58.000$, dimostrando quantomeno un’invidiabile solidità.

Attacchi che arrivano da tutte le parti – o forse sarebbe meglio dire dalle solite parti, con le autorità politiche ed economiche che non sembrano volersi fare una ragione del grande successo di Bitcoin e del comparto delle criptovalute.

Economia e politica all’attacco, ma Bitcoin resiste

Il mercato, tuttavia, se ne infischia. Segno che il potere di personaggi a capo delle principali banche centrali del mondo è ormai prossimo allo zero, almeno in termini di terrore che riescono a incutere nei mercati.

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Lagarde attacca di nuovo Bitcoin: ma questa volta abbiamo deciso di fare chiarezza

Non è una novità. Christine Lagarde, a capo della Banca Centrale Europea, si è scagliata di nuovo contro Bitcoin. Le accuse sono sempre le stesse: la criptovaluta sarebbe utilizzata da criminali, non avrebbe un valore intrinseco, non sarebbe una valuta, non avrebbe stabilità e non potrà mai essere utilizzata dalle banche centrale e in molti casi sarebbe stata utilizzata in modi “non ortodossi“.

Scomponiamo le critiche di Lagarde – che ha un vested interest nella questione che andremo ad analizzare successivamente.

  • Bitcoin non è una valuta

Su questo potremmo aprire delle discussioni interminabili, senza che i due schieramenti possano mai concordare. Partiamo dalla definizione di Wikipedia sulla valuta per cercare di farci un’idea nostra.

Una valuta è moneta in qualunque forma, in circolazione come mezzo di scambio o riserva di valore. Una definizione più generale: una valuta è un sistema monetario di uso comune, specialmente da parte di persone di una specifica nazione.

In qualunque forma e dunque anche in forma esclusivamente digitale. Utilizzabile come mezzo di scambio o riserva di valore. Secondo questa parte della definizione, non potremmo che ritenere anche Bitcoin una valuta. Sull’utilizzo da parte di persone di una specifica nazione, è a nostro avviso la definizione di Wikipedia a fare acqua da tutte le parti: il Dollaro USA è stato e sarà ancora una valuta utilizzata ai quattro angoli del mondo, anche in transazioni che non includono compagnie o individui americani. Così come in tanti luoghi del mondo, a causa di inflazione e debolezza intrinseca della moneta, si utilizzano “valute straniere” anche per gli scambi di tutti i giorni.

Si può accusare Bitcoin di non avere un esercito alle spalle o una banca centrale, ma sul fatto che possa essere – e sia – utilizzato anche come mezzo di scambio e riserva di valore, rimangono ormai pochi dubbi. Quando anche società quotate al NASDAQ, il punto più alto dell’istituzionalizzazione finanziaria, ne detengono in portafoglio, difficile pensare di non essere davanti ad una riserva di valore.

  • Non sarà mai usata dalle banche centrali

E poco male. Perché il fatto che una banca centrale tratti o meno una valuta, non ci dice nulla sulla vera essenza del mezzo di scambio. Una definizione di questo tipo, da parte di Lagarde, dovrebbe essere analizzata anche da un’altra prospettiva. Con le discussioni sull’Euro digitale, BTC è in diretta concorrenza con i progetti della BCE, offrendo al contempo una valuta più libera, più decentralizzata e fuori dal controllo politico. Qualcosa che a Lagarde non può davvero andare giù. Il tutto mentre la medesima banca centrale deve arrendersi: c’è inflazione, dicono, ma non dovremmo preoccuparci.

Con tutto il rispetto per Warren Buffett – anche lui questa volta si sbaglia

O meglio, si sbaglia il suo collaboratore Charlie Munger, che ha definito Bitcoin disgustoso e contrario agli interessi della civiltà umana. A prescindere da quanto si possa o meno essere d’accordo, è il tipo di ragionamento che ci lascia attoniti.

Nessuno è obbligato ad utilizzare Bitcoin e delle centinaia di migliaia di persone che lo hanno in portafoglio, nessuno è stato costretto a acquistarlo. Non siamo sicuri del fatto che si debba assegnare a Charlie Munger – o a Warren Buffett – il potere di decidere cosa sia negli interessi dell’umanità. Berkshire Hathaway lo è? Oppure è nell’interesse dell’umanità avere banche centrali che stampano senza soluzione di continuità, con il Cantillon Effect che finisce per premiare, dati alla mano, persone come Warren Buffett, che riescono a mettere le mani sul denaro fresco di conio prima del proverbiale uomo della strada?

Abbiamo i nostri dubbi – e siamo relativamente sicuri del fatto che ognuno abbia potere e diritto di decidere ciò che è meglio per le proprie finanze, per la protezione del proprio capitale e per i suoi investimenti presenti e futuri. Se sempre più persone e aziende scelgono Bitcoin contro Dollaro e Euro, avranno i loro buoni motivi. E non è detto che siano meno intelligenti di quelli di Warren Buffett.

Il dubbio è quello che anche a questo caso possa applicarsi l’insegnamento di uno dei capolavori di Fedro.

“Nondum matura est; nolo acerbam sumere.”

Ovvero che l’uva è sempre acerba quando non possiamo arrivare a raccoglierla. E con il value investing che comincia a scricchiolare proprio a causa di mercati impazziti e price discovery di fatto annullato dall’enorme quantità di liquidità che continua a riversarsi sulle borse, prendersela con Bitcoin ci sembra alquanto ingeneroso.

Il terzo capitolo: Bitcoin e inquinamento

Un tormentone diventato noioso, ma che continua a produrre i suoi pessimi frutti. Come vi abbiamo raccontato qualche giorno fa, lo Stato di New York potrebbe bandire il mining su tutto il suo territorio, proprio per preoccupazioni legate alle emissioni di CO2.

Vi abbiamo però anche spiegato quale sia l’impatto del sistema bancario e dell’industria dell’oro, senza che nessuno ci accusi di devastare il pianeta quando utilizziamo la nostra carta di credito, paghiamo un assegno oppure regaliamo un gioiello.

Sulla questione, in netto ritardo rispetto a Bill Gates e ad altri nomi noti dello star system politico/economico, è arrivata la senatrice Democratica Elizabeth Warren, affermando:

La questione dell’impatto ambientale di Bitcoin è reale.

Non possiamo fare il processo alle intenzioni, né tanto meno avere la certezza del vero obiettivo di Warren. Tuttavia, spingere pochi minuti dopo per una regolamentazione restrittiva delle criptovalute, ci fa avere qualche dubbio sulla sincerità delle preoccupazioni ambientaliste della senatrice.

Così come è lecito avere qualche dubbio sulla sincerità dei propositi, quando la cosiddetta Wealth Tax, che colpirebbe anche i neo-milionari in criptovalute, è sul tavolo e fortemente sostenuta dalla medesima senatrice.

Put your money where your mouth is: l’economia punta invece dritta su Bitcoin

L’economia che conta, o meglio, quella che si esprime non con i titoli di giornale, ma mettendo soldi e investendo, non sembra curarsi né di Lagarde, né di Warren, né tanto meno di Bill Gates o di Warren Buffett.

JP Morgan lancerà il suo primo fondo in Bitcoin, VanEck sta attendendo l’approvazione dei suoi ETF, Morgan Stanley e Citigroup sono prossimi ad un impegno molto consistente. Sono pochissimi i gruppi bancari di un certo spessore che, pur avendo attaccato in passato Bitcoin, sono dovuti tornare sui loro passi. Dopotutto, come ci hanno insegnato loro, moneta buona scaccia sempre moneta cattiva.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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