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+BREAKING+ Ungheria taglia del 50% le tasse sulle criptovalute

3 anni fa
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L’Ungheria fa sul serio con le criptovalute e potrebbe diventare il paradiso per chi fa trading o semplicemente investe in cryptotoken. Secondo una notizia che sta circolando da pochi minuti, il paese magiaro sarebbe pronto a tagliare del 50% le tasse sui guadagni in criptovalute.

Una tassazione che è già estremamente più conveniente rispetto all’Italia e ad altri paesi europei, diventerebbe prossima allo zero, con la capacità di attirare molti crypto-magnati resi ricchi dal recente boom del settore.

Tutto questo mentre negli Stati Uniti continuano le voci di una stretta anche fiscale, segnando il passo tra i paesi emergenti e quelli che invece, già pienamente sviluppati economicamente, vedono nei crypto-ricchi la possibilità di ottenere maggiore gettito fiscale.

Pronto il taglio per il 2022

Vedremo insieme la situazione attuale dell’Ungheria per quanto concerne la tassazione delle rendite da criptovalute – una situazione molto diversa da quella italiana, in un paese dove la chiarezza fiscale intorno al mercato crypto passa dall’assimilazione di queste alle valute classiche, situazione non sempre vantaggiosa, soprattutto per chi sposta ingenti quantitativi di denaro.

La situazione attuale della tassazione crypto in Ungheria

Come abbiamo anticipato, il mondo delle criptovalute in Ungheria vive già una situazione relativamente idilliaca, con differenze però tra chi fa mining e chi invece investe direttamente in token, con ulteriori separazioni tra persone fisiche e società.

  • Per chi investe

Lo scambio tra due criptovalute è tassabile secondo l’attuale codice ungherese e sono dovute tasse anche quando dovessimo conseguire dei guadagni scambiandole contro valute fiat. Per quanto concerne le compagnie, queste pagano un 9% sui profitti ottenuti tramite trading e investimenti, con l’aggiunta di un ulteriore 2% come tassa locale.

  • Per chi fa mining

Si paga il 15% in quella che sarebbe la nostra IRPEF – perché l’attività è da assimilare a reddito generato tramite un software – con l’aggiunta di quanto dovuto alla previdenza sociale.

Sono tasse relativamente più basse che in Italia, dove al superamento della soglia di poco superiore ai 50.000$, scatta una tassazione sui redditi da capitale del 26%. Con la nuova normativa, l’Ungheria rafforzerebbe la sua posizione di paradiso fiscale per le criptovalute, che potrebbe attirare non solo grandi e medi investitori nel settore, ma anche exchange che operano in Europa, che si troverebbero a pagare somme molto ridotte.

Manca però ancora una legge organica sul settore

L’Ungheria, come d’altronde accade in tutti gli altri paesi europei, non è ancora dotata di una legislazione organica in tema di criptovalute e sarà complicato, secondo alcuni commentatori, capire come muoversi nel nuovo paradigma fiscale.

Una rivoluzione che è comunque rimandata al 2022, quando, secondo le news che stanno circolando in queste ore, dovrebbe essere resa operativa la nuova normativa. Nella speranza, probabilmente mal riposta, che questo avvenga anche in Italia.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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